L’ultimo mattone del nuovo “muro di Berlino” si chiama ” Kremlin Report “

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Di Redazione Metropolitan

Nella nottata di ieri il Dipartimento del Tesoro USA ha stilato una lista di 210 nomi chiamata ufficialmente ” Kremlin Report “. Nell’elenco compaiono i nomi di 114 politici e 96 uomini d’affari russi, i cosi detti oligarchi. Tutti hanno in comune la vicinanza al Presidente Putin, per ora non sono previste conseguenze immediate ma, gli analisti sostengono che la lista funga da banca dati per le prossime sanzioni che potrebbero prevedere il congelamento dei beni in occidente. La storia della Federazione Russa è costellata da ingerenze “made in USA”, questo è solo l’ultimo capitolo di un offensiva americana che mira a contenere l’influenza crescente del Cremlino.

(Foto dal web)

Ufficialmente il Report è stato stilato come risposta alle ingerenze russe nelle ultime elezioni presidenziali statunitensi. Da Mosca le risposte piccate non si fanno attendere, ricorre all’ironia il presidente della commissione affari esteri del senato Konstantin Kosachev  affermando che:

 «Disperati di trovare prove, i servizi segreti americani hanno copiato l’elenco del telefono del Cremlino».

La realtà è complessa, il “Kremlin Report” arriva in seguito alla legge firmata con larghissima maggioranza al congresso e da un riluttante Trump. Questa legge da mandato a varie entità statali USA, tra cui il Tesoro, di indagare sulle ingerenze russe nelle elezioni e soprattutto di individuarne i responsabili. Oltre alla lista resa pubblica, sarebbe stato redatto un secondo documento ancora classificato che indica i beni, sul suolo americano, appartenenti ai nomi nella lista. Il congelamento dei capitali, è proprio questo che fa paura al Cremlino. L’ammontare dei capitali Russi “nascosti” all’estero è di mille miliardi secondo il  National Bureau of Economic Research di Cambridge, Massachusetts. Tale cifra equivale a circa il 75% del reddito nazionale russo, il congelamento di una cospicua fetta di tali beni avrebbe ripercussioni molto gravi a Mosca. Proprio per questo motivo il governo sta lavorando ad un “amnistia” per coloro che riporteranno i capitali in patria. Questa strategia era stata già adottata in passato con scarso successo, non sono molti infatti i miliardari russi disposti a perdere una parte, seppur minima, dei loro capitali. A chi credeva in una distensione dei rapporti tra USA e Russia dopo l’elezione di Trump, il congresso americano risponde con questa lista.

 Armando Ambrosio, resident, partner a Mosca dello Studio legale De Berti Jacchia Franchini Forlani, dichiara al Sole 24 ore che:

«Se un anno fa si intravedeva la prospettiva di un allentamento delle sanzioni, dopo questa tornata dovremo prepararci a convivere con un allungamento dei tempi della distensione».

Si torna quindi a parlare di distensione tra Russia e Stati Uniti dopo tanti anni, il conflitto in Ucraina seguito dalla crisi siriana, ha aperto una voragine tra le due potenze. Il vero motivo delle tensioni oltre ai proclami, va ricercato proprio nell’Europa dell’est. Se è vero che l’amministrazione Trump ha favorito un disimpegno dello “zio Sam” dal medio oriente in favore di Mosca, è altrettanto vero che nei paesi cuscinetto tra l’Europa occidentale e la Russia è in corso una partita che vede nell’Ucraina solo la punta dell’Iceberg. E’ difficile per le potenze del vecchio continente continuare a seguire Washington in questa assurda via delle sanzioni. Questa rappresaglia nei confronti del Cremlino danneggia per primi proprio i partner della Nato, Germania in testa. L’escalation di tensioni potrebbe riguardare in futuro paesi chiave per la nato come Estonia, Lettonia e Lituania. I paesi baltici sono in aperto scontro con Mosca da decenni ed oltre ad ospitare basi fondamentali per la NATO proprio al confine russo, limitano significativamente i diritti politici delle minoranze russofone.

Basi nato nei paesi baltici (Rischicalcolato.it)

Una situazione esplosiva, non tanto per il rischio di un conflitto (che ora come ora è fantageopolitica) ma, per le implicazioni che l’inasprirsi di queste sanzioni avrebbero sull’Europa. Per noi la Federazione Russa è un partner strategico fondamentale, in particolar modo per il settore energetico ma non solo. Sarà conveniente correre dietro agli americani in questo gioco al massacro? In nome di una NATO traballante e di un sentimento anti russo che non ci appartiene.