INIZIA LA “CORSA AL NIGER”

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Di Redazione Metropolitan

Oggi le agenzie rilanciano la notizia data da Radio France Internationale secondo cui il governo del Niger non fosse a conoscenza della missione italiana nel paese. La notizia, vera o falsa che sia, segna l’inizio di una partita tra le potenze occidentali per spartirsi il Niger. Il paese si è ritrovato al centro dello scacchiere geopolitico regionale. Le ragioni vanno ricercate non solo nella lotta ai trafficanti di essere umani ma anche nelle risorse del paese subsahariano. L’Italia cerca di ritagliarsi il suo ruolo nel continente dopo una lunga assenza ma le forze in campo (Francia, Usa e Germania) vogliono mantenere lo “status quo”.

Francesi all’aereoporto di Naimey, Niger. (foto dal web)

Una fonte del Governo nigerino ha dichiarato che:

  “Abbiamo detto agli italiani attraverso il nostro ministro degli esteri che non siamo d’accordo”.

La notizia secondo cui l’esecutivo di Niamey (capitale del Niger) sia venuto a conoscenza della missione Italiana attraverso un lancio di agenzia ha del grottesco. Presuppone che durante la visita del Ministro degli Esteri Alfano di inizio Gennaio non si sia toccato il tema. Sempre presso Radio France International, altre fonti dichiarano che:

 “Riceviamo già quello che ci serve dagli americani e ci siamo anche coordinati con i francesi”.

Questa dichiarazione si riferisce all’addestramento delle truppe nigerine, il messaggio è chiaro, “qui ci siamo già noi”. Il mittente è Parigi e il destinatario è Roma ma, perchè un Paese fino a poco tempo fa ai margini è improvvisamente diventato tanto importante da contenderselo?

Le ragioni sono molteplici e gli attori in campo diversi e variegati, in prima linea a rivendicare il suo ruolo è per l’appunto la Francia. La missione di Parigi del 2013 in Mali è il punto di partenza, da quella missione circoscritta e limitata, oggi la presenza francese nel Sahel conta 4.000 uomini presenti dalla Mauritania al Ciad, passando per il Niger. Da combattere ci sono i Jihadisti, da difendere ci sono gli interessi energetici, in particolare le miniere di uranio. Il colosso francese Areva continua a estrarre proprio in Niger il minerale che contribuisce per il 30% al fabbisogno energetico transalpino.

Miniera di Uranio in Niger (foto dal web)

La Germania dal canto suo ha schierato nella regione il più grande contingente dal dopo guerra. Il contingente tedesco nel Sahel conta 1000 unità, di cui la maggior parte impegnato proprio in Niger. Angela Merkel, recatasi spesso in visita nella regione, progetta l’invio di ulteriori 850 soldati per la creazione di un avamposto al confine con il Mali. Nella capitale nigerina (Niamey), nell’arco di pochi chilometri ci sono le basi tedesche, francesi e americane, le tre potenze che cercano di spartirsi la regione con le sue risorse strategiche. 

(Foto dal web)

Diverso il discorso per quanto riguarda la Cina, in questo caso non si parla di contingenti militari ma di uomini d’affari, di banche e di concessioni. Nell’ambito dell’espansione di Pechino nel continente africano, il Niger non fa eccezione. I cinesi hanno recentemente ottenuto la prima concessione per lo sfruttamento della miniera di Azelik (uranio). Inoltre il governo del Niger è fortemente indebitato con la banche cinesi a cui si è rivolto nel tentativo di rilanciare l’economia. Strategie diverse per il raggiungimento degli stessi obbiettivi, la “corsa al Niger” è iniziata da tempo e, anche se in ritardo, è arrivata anche l’Italia.

Successivamente alla creazione della rappresentanza italiana in Niger nel Febbraio del 2017, il Ministro degli Esteri Alfano ha dichiarato che:

“L’Italia è impegnata attivamente nel sostegno ai paesi dell’Africa Subsahariana nei loro sforzi a limitare e gestire i flussi migratori irregolari”.

Il rilancio del ruolo italiano in Africa passa per il Niger, Roma sta investendo nella stabilizzazione del paese. L’invio di truppe è solo uno degli aspetti dell’impegno italiano, lo stanziamento di fondi dell’Unione Europea, che ammonta a 80 milioni, è coperto al 60% dall’Italia. Tra gli attori in gioco, il bel paese sembra l’unico disinteressato a logiche energetico-strategiche, almeno per ora.

Alfano in visita in Niger. (foto dal web)

Ma Francia e Germania non staranno li ad aspettare che l’Italia rafforzi la sua posizione e le dichiarazioni di Radio France International possono essere inquadrate in quest’ottica. Che sia per interessi economici o legati alla sicurezza, il rischio è che questa presenza di forze massiccia in Niger destabilizzi ulteriormente il paese. Sembra di guardare un film già visto, l’intervento occidentale che non tiene conto delle dinamiche socio-economiche locali accompagnato da un elite nigerina più interessata ai fondi stanziati dall’estero che alla reale risoluzione dei problemi. Un esempio tra tutti è Agadez, città snodo dei traffici di esseri umani diretti in Europa e ovviamente diventata centrale nella lotta al suddetto business criminale. L’occupazione della città e la lotta (giusta)senza quartiere ai trafficanti ha destabilizzato l’economia locale senza d’altro canto sconfiggere il trafficanti che al contrario costringono i migranti a percorrere rotte ancora più lunghe e spossanti. Questo perchè l’intervento militare (che sia francese italiano o tedesco) non è opportunamente accompagnato da una logica di cooperazione che offra alternative alle economie criminali radicate sul territorio. 

Rischiamo di vedere il “sequel” di “Libia 2011”, ovviamente in un paese diverso con diverse dinamiche, speriamo non con gli stessi risultati.