L’estate, il caldo, la spiaggia, il profumo, anzi, in questo caso, il ‘sapore’ di mare, l’inseparabile gruppo di amici fancazzisti, le fuggevoli infatuazioni, le feste, la discoteca e soprattutto la leggerezza dei 20 anni. Cose semplici, banali, quasi scontate e trascurabili nella malata società di oggi, ma che hanno reso la pellicola di Carlo Vanzina un vero e proprio cult degli anni ’80, capace di segnare più di una generazione.

Ieri “Sapore di mare” ha spento 35 candeline sulla sua torta e, nonostante l’età, resta una delle commedie italiane sicuramente più riuscite ed intense di questo genere. Un film spiritoso e pungente, ma al tempo stesso intriso di tematiche significative e potenti, come l’amicizia, l’amore, la giovinezza e, per concludere, l’amara nostalgia dei tempi che furono. A fare da cornice al tutto la splendida località marittima di Forte Dei Marmi, immersa nella bellissima rievocazione degli anni ’60, “quando anche se non c’era niente ne bastava la metà” direbbe oggi il buon Fedez. E qui mi fermo, anche perché la trama, ovviamente, la conosciamo tutti e per i blasfemi che ancora non la conoscessero, sappiate che esiste un girone infernale solo per voi!

Ma perché questo film, oltre ad aver riscosso un notevole successo (più di 10 miliardi di lire al botteghino), è risultato così impattante e fortemente coinvolgente per il pubblico? Da una parte il merito deve senz’altro essere attribuito all’azzeccatissimo cast che fu scelto: dalla graffiante irriverenza di Jerry Calà, alla più baldanzosa comicità di un giovanissimo Christian De Sica, passando per la sardonica sfrontatezza di Ugo Bologna, il rispettabilissimo commendator Carraro. Per non parlare poi della sensuale interpretazione della perturbante Virna Lisi, prima in Italia e seconda nella storia del cinema mondiale solo ad Anne Bancroft (la provocante signora Robinson de “Il laureato”) come archetipo di MILF. Della serie “mamma di Stifler accontentati del bronzo a sto giro!”

A rendere il tutto ancor più memorabile, inoltre, una colonna sonora strabiliante, che attinge dai grandi maestri degli anni ’60 come Rita Pavone, Edoardo Vianello, Gianni Morandi, Gino Paoli, Mina e tanti altri; un sapiente tocco in più che è stato in grado di creare quella giusta atmosfera nelle sequenze giuste. E memorabili restano anche numerose battute e frasi ricorrenti che, per i più appassionati, sono diventate dei veri e propri tormentoni da ripetere nelle serate al bar con gli amici davanti ad una birra.
https://www.youtube.com/watch?v=ecWBLSMVkgQ
Un’opera davvero ben realizzata sotto ogni punto di vista; divertente, sagace e di grande influenza, con un epilogo dai risvolti più seriosi che, infatti, culmina in una malinconica riflessione sullo scorrere inarrestabile del tempo e sulla spietata letalità dei ricordi. Sfido chiunque a non aver provato quel devastante senso di bruciore alla bocca dello stomaco nel vedere la parte conclusiva di questo film, quando i protagonisti sono ormai diventanti grandi e le responsabilità dell’età adulta hanno sostituito le ‘bischerate’ della gioventù; quando ormai gli anni migliori delle loro vite sono trascorsi, quei famosi anni delle immense compagnie, quelli in motorino sempre in due, quelli di “che belli erano i film”, gli anni di qualsiasi cosa fai e del “tranquillo siam qui noi”, come qualcuno avrebbe poi saggiamente predicato più avanti.

Tartaglione Marco