Continua in Ungheria lo strapotere di Orban

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Di Redazione Metropolitan

Non ci sono state sorprese nella tornata elettorale ungherese. Viktor Orban sarà di nuovo il capo del governo di Budapest. Al termine di una campagna elettorale aspra e incentrata sul tema immigrazione, il Fidesz(partito di Orban) ha quasi raggiunto il 50% dei consensi, lievemente in calo rispetto al passato. Si dimettono i candidati dei partiti sconfitti e arriva la telefonata “di avvertimento” da Bruxelles.

(Foto dal web)

L’Unione Europea deve continuare a fare i conti con le sue periferie, la vittoria di Orban vuol dire la vittoria dei muri, della chiusura e dei rapporti “ambigui” con il Cremlino. Eletto per la prima volta Primo Ministro nel 1998, Orban fu tra coloro che portarono l’Ungheria in Europa favorendo il libero scambio e avviando una serie di liberalizzazioni. Per quanto possa sembrare strano si parla dello stesso uomo, lo stesso politico che successivamente, nel 2011, avviò una riforma costituzionale destinata a segnare la “deriva autoritaria” in Ungheria.  Durante il suo secondo mandato, forte di una maggioranza dei due terzi, modificò la Costituzione riducendo il numero dei parlamentari, aumentando allo stesso tempo il premio di maggioranza, andando così a favorire il suo partito. Queste misure si possono riscontrare anche nelle recenti elezioni, il partito di Orban è stato votato da “neanche” la metà degli aventi diritto, eppure i seggi che si è visto assegnare, grazie alla legge del 2011, sono ben il 67%

(Photo Credits: www.ispionline.it)

Si può vedere nel grafico come nonostante sia diminuito il consenso, i seggi occupati dal Fidesz siano invariati. Da non dimenticare anche la legge sui media che ha aumentato il controllo della politica sui mezzi di informazione. Nonostante il trionfo Orban perde consensi nella capitale, dilagando al contrario nelle aree rurali e periferiche. E qui non si possono non notare analogie con la “geografia elettorale” nostrana, Milano e Roma che votano PD e Bonino e il Sud in blocco i pentastellati. Questo a dimostrare ancora una volta che sono le “periferie” ad eleggere i governi, se non altro perchè più popolose.

Gli altri.

Jobbik, il partito dell’ultradestra ungherese, ha raccolto il 19,7% dei voti. Una parabola quella di questa formazione che può essere paragonata a quella del Fronte Nazionale francese. Fondato nel 2003, dopo una iniziale radicalizzazione che lo aveva costretto ai margini, ha iniziato un opera di istituzionalizzazione che lo ha portato ad essere il secondo partito ungherese. Nonostante ciò, il Presidente del partito Gabor Vona ha rassegnato le dimissioni. Stessa sorte per  Gyula Molnar, candidato del Partito Socialista, rimasto inchiodato al 12%, solo il lontano ricordo di quello che era all’inizio degli anni 2000.

Le reazioni da Bruxelles.

(Foto dal web)

Il Presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, ha scritto in mattinata ad Orban per congratularsi del risultato elettorale. Parallelamente arriva anche il monito da un portavoce della stessa Commissione Europea che afferma:

 

“Il presidente Juncker e la Commissione ritengono che difendere questi valori sia un dovere comune di tutti gli stati membri, senza eccezioni”. 

I valori sarebbero quelli della democrazia e del dialogo, valori che Orban non ha mai difeso, se non inizialmente con il fine di beneficiare degli aiuti europei (l’Ungheria è il quarto beneficiario delle risorse UE). Quello che è certo è che con queste elezioni l’Europa vede allontanarsi sempre di più la possibilità di estendere realmente la sua sfera di influenza ad est.

(Foto dal web)

La “longa manus” di Mosca si stende sull’Europa Orientale anche grazie a politici come Orban, sempre disposti a strizzare un occhio ora verso est, ora verso ovest, salvo poi chiuderli entrambi quando si deve difendere la pluralità e la democrazia.