La Barale circa un anno fa è stata immortalata dal settimanale “Chi”in topless di prima mattina nella sua casa, la vicenda è finita in tribunale e dopo dodici mesi è arrivata la sentenza: il reato non sussiste. La reazione della showgirl è stata immediata e su Instagram ha postato una foto in cui mostra un cartello che le copre il volto con la scritta “Chiuso”.

Paola Barale (Photo Credits Instagram)

Il tutto accompagnato da un lungo sfogo:

“E’ sempre bello condividere una gioia, oggi invece sono qui per parlarvi di qualcosa che mi fa male. Non so se ve lo ricordate, ma l’anno scorso sono stata paparazzata a casa mia a seno nudo, in un mio momento privato e non in topless, e per quanto mi riguarda c’è una bella differenza. A casa mia, ad Ibiza, che si trova in un comprensorio privato, (dove per entrare devi superare una guardiola con una sicurezza) appena sveglia la mattina. Bene, ieri per la terza volta è arrivata l’umiliazione (era già stata chiesta l’archiviazione, ho fatto appello e ieri la bella notizia) perché secondo la legge italiana o meglio a detta delle 2 giudici donne che hanno seguito il caso e hanno deciso che il reato non esiste. Secondo la legge o meglio, sempre secondo queste 2 giudici donne non è stata violata la mia privacy.. Secondo loro no“.

Paola Barale fotografata a casa sua a seno nudo. (Photo Credits Instagram)

La reazione è dura e prosegue: 

Sono indignata ed offesa perché non mi sento tutelata come essere umano e come donna e, come ho già detto più volte, in un momento così delicato per l’universo femminile che sta vivendo un periodo tragico dove tutti i giorni si urla e si chiede rispetto e più tutela, mi e vi chiedo se questo vi sembra un messaggio, un esempio di rispetto..  Non raccontatemi che un personaggio pubblico deve accettare tutto lo schifo. In quel momento io ero Paola a casa mia, appena sveglia… non c’era nulla di pubblico.”

La Barale poi conclude:

Se fosse successo a voi che archiviate il caso come l’avreste presa? Viviamo in un sistema che fa acqua da tutte le parti, so che ci sono argomenti decisamente più importanti sui quali soffermarci, ma se vogliamo davvero che cambino le cose, le battaglie devono partire da ognuno di noi.. a questo punto il procedimento penale e’ CHIUSO Accetto, mio malgrado la giustizia ,se così si può chiamare, e la sconfitta, ma c’è una cosa a cui non rinuncio: la dignità”.

 Il settimanale “Chi” al momento non ha fornito nessuna replica.

Sandra Barone