DeMarcus Cousins, Dwight Howard e Carmelo Anthony: carriere e destini diversi accomunati dalla nomea di mine vaganti degli spogliatoi NBA e dal fatto di aver trovato nuove franchigie che hanno puntato molto (non in termini economici) su di loro. Ne varrà la pena?
La squadra che dovrà preoccuparsi meno del possibile temperamento non adatto è sicuramente Golden State, che dopo il terzo titolo in quattro anni, ha aggiunto al roster Cousins, firmandolo con la Mid-Level Exception, investendo su di lui soltanto 5.3 milioni di dollari a fronte degli oltre 20 che guadagnato la scorsa stagione il centro ex Kentucky. Le preoccupazioni sono poche per più di un motivo: innanzi tutto la mentalità vincente della squadra californiana, in cui tutti fino ad ora sono riusciti a fare il giusto passo indietro (o in avanti) a seconda del momento della stagione e delle partite, inoltre le dichiarazioni iniziali di Cousins fanno ben sperare coach Kerr, che avrà a disposizione DMC soltanto con l’arrivo del nuovo anno e che quindi dovrà poi adattare le rotazioni. Anche Cousins dovrà adattarsi, e non poco, ad un nuovo tipo di pallacanestro, fatta di tanta corsa e pochi isolamenti e per lui non sarà un compito facile, come invece sembra quello della corsa al titolo dei Warriors nella prossima stagione.
Anthony al momento dell’eliminazione subita da OKC ai playoff dello scorso annoAltra storia per quanto riguarda Anthony. Inviato ad Atlanta da Sam Presti, che se lo era accaparrato per “nulla” la scorsa estate (Per l’articolo a riguardo, clicca qui), in cambio di Schroeder, il campione NCAA con la maglia di Syracuse ha trattato il buyout e ha l’accordo per raggiungere l’amico Chris Paul a Houston. Se il minimo salariale non è certo una grande spesa per i Rockets, l’investimento di energie sull’aspetto cestistico e mentale che dovranno fare D’Antoni e il suo staff non è da poco: in ogni tappa della sua carriera NBA Anthony è sempre stato additato come un monopolizzatore del pallone e come un esempio da non seguire sia in campo che fuori. Melo conosce già il gioco del coach italo-americano e la sua voglia di vincere potrà facilitare il suo inserimento in una squadra che l’anno scorso sembrava non avere problemi (Per l’articolo sulla fantastica stagione dei Rockets, clicca qui), ma la sua poca umiltà e lo scarso impegno spesso dimostrato potranno giocare brutti scherzi ai primi antagonisti dei Warriors a Ovest.
Howard ai tempi del più grande fallimento della storia recente dei Lakers, il Superteam mancatoPassando alla Eastern Conference, una squadra che ha voluto rischiare, è Washington: i Wizards hanno investito la loro Mid-Level Exception su Dwight Howard, dominatore nei suoi anni a Orlando e ormai girovago della Lega. Un motivo ci deve pur essere se l’ex finalista NBA è alla sua quinta squadra in sei anni e molti ritengono che la causa del mancato inserimento al 100% di Superman nelle varie franchigie in cui ha militato sia il suo poco spirito di sacrificio e la sua mentalità per nulla vincente, dimostrata in più passaggi durante la sua lunga carriera. Ai Wizards andrà a coprire i minuti lasciati liberi da Gortat, scambiato in estate ai Clippers per Rivers, ma dovrà fare i conti con uno spogliatoio che, stando ai rumors, è già spaccato in due fazioni (Una pro e una contro John Wall) e Howard dovrà riuscire a trattenersi dall’immischiarsi negli intrighi di palazzo e pensare solo al campo, cosa che non ha mai fatto fino ad ora.
I rischi sono stati presi dalle tre franchigie sicuramente con consapevolezza, ma gli spacca-squadre possono riservare sorprese in ogni momento, ma ormai con i training camp alle porte e i roster quasi tutti completati il dado è tratto e solo la stagione ci dirà se il gioco è valso la candela.
Marco Azolini