Un fago è un virus che infetta i batteri e sfrutta i meccanismi interni delle loro cellule per riprodursi ed espandersi distruggendo le cellule infette. Da un punto di vista teorico rappresenterebbero in effetti un grande alleato nella lotta contro i batteri patogeni. Purtroppo esiste una serie di grossi inconvenienti.
Gli Svangaggi:
In primis molti fagi sono specifici. Per trattare un paziente sarebbe necessario prima identificare esattamente l’agente batterico, il che richiede tempo, che nei casi gravi potrebbe non esserci. Un certo numero di fagi inoltre non ha un ciclo ‘litico’ ( ovvero infettare un batterio e ucciderlo ) ma ‘lisogenico’, ovvero dopo l’infezione il materiale genetico del fago rimane quiescente finché in seguito non si sviluppa l’infezione vera e propria, quella che comporta la morte del batterio. Fagi di questo tipo ovviamente non sono utilizzabili.
Un altro problema è dato dalle difese immunitarie umane, che riconoscendo come ente estraneo anche i fagi stessi, comincerebbero a eliminarli attivamente [1].
Ancora, i batteri possono guadagnare resistenza ai fagi sviluppando difese proprie. Queste difese sono basate sul sistema CRISPR/Cas9 ed è stato dimostrato che anche qui esiste l’immunità di gregge: nel momento che la maggior parte della popolazione è resistente ai fagi, l’infezione non riesce a colpire nemmeno gli individui sensibili.[2]
I vantaggi:
Tuttavia l’uso di fagi avrebbe anche dei vantaggi rispetto agli antibiotici. La loro specificità potrebbe ridurrebbe i danni, noti, a carico del microbiota residente. Ulteriori ricerche sono necessarie per eliminare il rischio di danni diversi a suo carico. Inoltre gli antibiotici sono molto efficaci in genere, ma risultano deboli contro i batteri che formano il biofilm, ovvero ricoprono le loro colonie con una matrice protettrice. I fagi sarebbero molto più efficaci in questo caso essendo equipaggiati con enzimi che distruggono tale matrice.
È stata avanzata l’idea di usare direttamente gli enzimi prodotti dai fagi, come le lisine (da non confondere con l’omonimo aminoacido), e numerosi studi preliminari stanno procedendo in questa direzione con alcuni risultati interessanti.
Quindi:
Per il momento, insomma, i dati non sono sufficienti per dare una risposta finale alla possibilità di usare i fagi nella nostra guerra contro i patogeni. Tuttavia, molto probabilmente, questi non rappresenteranno mai una panacea, ma andranno comunque usati in combinazione con altre (e potenzialmente ancora da scoprire) armi.