Heric e Rossana sono la coppia per antonomasia, colei che ha ispirato orde di ragazzine sognanti ai limiti del fanatismo. Io, che quel fanatismo l’ho toccato pianissimo, sono pronta a svelarvi alcuni imperdibili retroscena di questo ineguagliabile portento.
“Rossana”, che per complemento oggetto faceva “dai, pensaci un po’ tu”, è l’anime che in Italia arrivava nello sfavillante anno 2000. L’esimia dimostrazione che, a dispetto di quel che si pensi, il suddetto periodo non debba essere ricordato soltanto per la nascita della razza nota ai più con l’appellativo di “bimbiminkia”.
Io, che all’epoca ero fresca di una Prima Comunione accettata con riluttanza, fui letteralmente folgorata sulla via di Damasco nel clou di un’adorazione spietata. A suon di “gotta cach them all”. Fu del tutto casuale che, dopo aver ascoltato per l’ennesima volta quanto fossero tosti e prorompenti, decisi di dare un’occhiata a quello che zia “Bim bum bam” passava in tv dopo i Pokèmon.
La annovero tra le scelte migliori che io abbia mai compiuto. Più della mezza testa rasata che mi ostino a mantenere con opinabile orgoglio.
Rossana, perchè Sana Kurata in italiano faceva forse un po’ ridere, è la protagonista speciale del cartone animato che porta il suo nome. Una ragazzina di 11 anni con un’energia tale da sembrare perennemente sotto effetto di metanfetamine. Fa televisione, impegnandosi per non essere ricordata in futuro in programmi come “Matricole e Meteore”, e frequenta l’ultimo anno della scuola elementare.
Il suo giovane manager è un ex barbone, il buon Robby “occhiali da sole”, che ha da scontare una riconoscenza-vita natural durante per aver avuto la più grande botta di culo della sua sventurata esistenza: incontrare una mocciosa con la smania di salvare chicchessia e sua madre che ha ritenuto normale accettare di farlo vivere a casa con loro. Poi la si osserva, con uno scoiattolo in testa, e la smettiamo di farci troppe domande.
A fare da controparte maschile a questa ragazzina un po’ svitata, c’è lui: Heric. Il biondo il cui sorriso è scomparso assieme agli occhi di Brock. Il piccolo “Allegria”, responsabile di aver fatto innamorare una generazione intera di future donne con la passione per gli stronzi stitici (ossimoro oltremodo nobile), guida una schiera indomita di ragazzacci-che durante le lezioni ci disturbano-uh-uh-uh.
E’ così che inizia la storia, dietro le spoglie di un tentativo: addomesticare il freddo capobanda con l’ausilio di una dirompente, inarrestabile – a tratti inopportuna – positività. Rossana, nell’essere l’ennesima vittima di censure aberranti e aggiunte del tutto inesistenti, nel suo adattamento animato mantiene comunque un eco del proposito primigenio della maestra Obana. Di certo non mi riferisco alle canzoncine spacca-timpani e neanche alle incursioni invadenti del pipistrello Babbit (che manco esiste nel cartaceo, sia lodato Vegeta il mio Dio).
Lo sfondo di tutto l’impianto narrativo, tra ‘na mezza tragedia sì e l’altra pure, è la filosofia del non arrendersi mai. La pioniera è proprio lei, la mezza cartuccia con i codini, che sbaraglia la concorrenza ergendosi ad esempio illuminante per tutti. Adulti in prima linea.
Sana ha una forza rigeneratrice e rigenerante, i cui influssi benefici hanno fatto da analgesico alle ferite dell’anima di personaggi in apparenza riluttanti a riconsiderare il proprio modus vivendi. Primo fra tutti, l’imbronciato biondo che fa impazzire il mondo. Un elemento cardine, questo, ricorrente in tutta la sua storia nella sua coinvolgente evoluzione.
Ma se vi dicessi che, nel manga, quella avvilente parentesi del viaggio a New York di Sana e Naozumi (Charles) non è mai stata raccontata? Se aggiungessi che Akito (Heric) rimarrà “offeso” dal gomito destro in giù e Sana si ammalerà? E se, dulcis in fundo, vi svelassi pure che Fuka (Funny) ad un certo punto della storia esplode in mille coriandoli colorati diventando realmente utile al primo Gay Pride di paese? No, ok, l’ultimo era un mio innocuo sogno nel cassetto.
Allora ringraziatemi, miei pigri e profani anime-addicted, ancora una volta scalo la hit parade dei candidati alla santità analizzandovi quanto di immancabile vi siete stupidamente persi.
Heric e Rossana – capitolo: c’ho probblemi
E’ assolutamente canonico, quasi ironico, che il manga si chiami “Kodomo no omocha”, letteralmente “il giocattolo dei bambini”, e che di infantile quest’opera non abbia niente. Eccezion fatta per qualche innocuo siparietto divertente e per quel tipo di leggerezza adatta a protagonisti in fascia pre-adolescenziale.
Perchè se ancora oggi mi capita di sentire, per puro caso, che la suddetta reliquia possa essere tacciata di “pochezza” potrei inavvertitamente staccare a morsi la giugulare del mal capitato.
Il manga inneggia all’interpretazione profonda, affronta tematiche serie che albeggiano dietro personalità da decodificare. Il messaggio trapelante è quello di andare oltre le apparenze, riconoscere le proprie fragilità accettandole e appropriarsi di una positività che non deve mai essere lasciata al caso.
Segue un’escalation di problematiche “toste”: dall’abbandono alla depressione, fino a sfiorare il tarlo del suicidio. Ma con Miho Obana siamo in una botte di ferro: l’happy ending è dietro l’angolo e la filosofia del non perdersi d’animo trasuda da ogni pagina sapientemente illustrata.
Heric e Rossana – capitolo: siamo la coppia più bella del mondo
Sfido chiunque, tra gli stolti miei coetanei e non, a trovare un duo micidiale come quello formato da Sana Kurata e Akito Hayama. Nonostante il panorama fumettistico del Sol Levante pulluli di shoujo famosi con, al seguito, le relative coppiette consacrate alla perpetua divinizzazione, qui ci addentriamo in un campo particolarmente difficile.
Studi quantitativi e qualitativi, dall’alto della mia cultura da otaku impenitente, mi hanno spinta davanti ad una vibrante ovvietà: fai prima a trovare quel fantomatico ago nel pagliaio.
Perché? Questi due mocciosi speciali sono l’uno l’immagine speculare dell’altro. Quanto di più antitetico, in apparenza, possa esistere si congiunge in punto di fuga unico e perfettamente complementare.
Se nell’anime, tra i ricordi più nitidi che abbiamo, permane il primo bacio rubato a Sana, con conseguente cardiopalma e fattore “Awww”, nel manga quell’interdipendenza naturale, quella connessione vincolante, quel senso di appartenenza ineluttabile, trovano una realizzazione appagante e concreta.
L’altra faccia della medaglia si palesa qui: nel dolore mascherato di Sana e nella riscoperta vulnerabilità di Akito. E’ proprio quando i ruoli si invertono, negli ultimi numeri, che ti ritrovi a tirar su col naso e ad ospitare una famiglia numerosa di brividi. Con 40° gradi all’ombra, pure.
Heric e Rossana – capitolo: dieci anni dopo
Dopo aver astutamente disseminato svariati paroloni aventi tutti, come messaggio subliminale, l’encomiabile scopo di portarvi con la testa sul cartaceo, sappiate che esiste un cross-over dal titolo: Deep Clear.
Il manga breve e auto-conclusivo, creato sempre da Miho Obana, fu pubblicato nel 2009 e in Italia è ovviamente inedito (pensa ‘npo’ tu). Ritroviamo i nostri beniamini, la svitata e il musone, all’età di 26 anni. Convolati ormai a nozze, i due sono coinvolti in un problema legato all’abbandono del tetto coniugale. Perché? Scavate in rete, no? Ve possino!
A questo punto, penso di aver sollecitato abbastanza il riempimento di certe lacune. Per quanto mi riguarda, dal canto mio, torno a curare la mia “stranezza”: ho un impellente bisogno di ritrovare quel martello cremisi che potrebbe tornarmi utile.
ALESSIA LIO (Sana 89)
Gli appuntamenti precedenti:
-Kiss me Licia: la reale identità di Mirko
-Miki e Yuri: la censura e i rischi di un amore incestuoso
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