Nasceva 200 anni fa lo scrittore e drammaturgo Ivan
Seergevic Turgenev, tra i primi a criticare la servitù della gleba in Russia a fine Ottocento
Ivàn Seergevic Turgenev nasce ad Orël nel 1818, figlio di un militare e di una ricca proprietaria terriera. È mite e gentile. La madre invece è gretta ed egoista: gestisce in modo dispotico l’immensa tenuta terriera dove i servi della gleba, più di 5mila sotto la sua autorità, sono sottoposti a continue vessazioni.
Ivàn trascorre qui l’infanzia, picchiato spesso e con un’educazione carente. Invece di subire passivamente la sua autorità, però, lui fa della donna la sua antitesi, l’opposto di ciò che lui si propone di diventare. Proprio nella prospettiva di un futuro come ricco proprietario terriero, in Turgenev cresce l’amore verso il prossimo. E’ contrario alle pratiche crudeli cui sono sottoposti i servi, crede in un futuro in cui cadranno le barriere sociali. Dopo gli studi a Mosca e a SanPietroburgo, nel 1839 trova posto in un ufficio statale al Ministero, come richiede la sua posizione sociale. Ma non riesce ad adattarsi a quel lavoro ripetitivo e si dimette, scatenando l’ira di sua madre.
Sbattuto fuori di casa e senza un soldo, impara a guadagnarsi da vivere sfruttando la sua passione letteraria portata avanti negli anni e riesce a far pubblicare il suo primo poema e qualche commedia. Poi arrivano le novelle che iniziano ad essere pubblicate dal 1847 sul giornale “Il Contemporaneo”.
Raccolte nel 1852 ne “Le memorie di un cacciatore”, raccontano della campagna russa, dove i contadini sono comparse marginali, ma affrancati dalla brutalità di esseri incapaci di pensare e sentire in cui li confinava la loro condizione di schiavi.
È Turgenev per primo a descriverli con umanità e a cercare di risvegliare la coscienza del popolo russo sull’ingiustizia di questa istituzione, iniziata alla fine del XVI secolo, che giustifica la riduzione dell’essere umano a mera proprietà.
L’influenza dell’opera sul sistema sociale del Paese non tarda a farsi sentire: quando lo zar Alessandro II, nel 1861, abolisce la servitù della gleba, fa sapere a Turgenev di essere stato spinto a farlo sotto l’influenza della sua opera.
A lui quindi il merito di avere promosso quella sensibilizzazione sul pubblico e sulle istituzioni a cui tanto spesso, nella storia, viene chiamata l’arte e la letteratura in modo particolare.
Più leggerezza, invece, nelle opere teatrali, influenzate da Alfred De Musset. Un’imprudenza, Al Verde (1846), Corda sottile si spezza (1847) Il parassita (o Pane altrui, 1848) e Un mese in campagna (1850), le sue opere migliori, oltre a Lo scapolo (1849), Una colazione dal maresciallo della nobiltà (1849), La provinciale (1851), Una sera a Sorrento (1852).
Alessandra Casanova
Anna Cavallo