Game of Thrones è, per fortuna o per disgrazia, in dirittura d’arrivo; target imbattuto di attese logoranti ai limiti della schizofrenia, responsabile probatorio di traumi dalla durata permanente, casa natale di personaggi epici nella loro condotta. La serie ispirata al parto demoniaco concepito dalla mente gravida di George R. R. Martin è tornata, la notte del 14 aprile, per sfoderare gli ultimi colpi. InfoNerd, fedele alle tradizioni, rispolvera la rubrica “gli uccellini di Varys” e vi accompagna fino alla fine. Perculando tutto il perculabile, ovviamente. Siete pronti, instancabili masochisti?
Gli effetti del terzo episodio, tra una polemica e una dichiarazione d’ammore, hanno sferrato un “Detoroito Sumasshu” (una tecnica speciale di All Might, per gli ignobili atei) al mio celebre senso analitico. Il risultato, come ho dibattuto fino ad un sentore di nausea molesto, simil-tanfo di sudore nei mezzi pubblici, è stato un entusiasmo spontaneo e poco incline agli scivoloni sulle sputazze di dissenso altrui.
Eppure, con un hype in dissolvenza fisiologica, è accaduto nei giorni precedenti alla visione del quarto episodio che c’ho avuto uno di quei brutti presentimenti che manco la sicurezza dell’ineluttabilità dietro ad una dozzina di prugne ingurgitate.
Allora, senza cincischiare oltre, ecco la mia solita, dissacrante recensione sulla terzultima puntata di una serie che è appena diventata una copia scopiazzata de “il Segreto”.
A Grande Inverno, dopo la vittoria clamorosa ne “i giochi senza frontiere”, si congedano i corpi degli scudi-umani branditi da giocatori dall’utilità combattivo-esistenziale non pervenuta: mai una Jorah per Daenerys chiodo fisso, Theon/Theona per Brann-perchè-non-sei-morto, Edd per Sam Gonzales e la Santa Lyanna Mormont per tutti i condomini + il Mastino– tana per lui che stava cagando dietro una parete.
Breve discorsetto commemorativo, scontato ma efficace, proferito da un Giosnò per la prima volta più valido di una mutanda bucata in zona sfintere rettale. Segue un lacrimevole falò gigante, crepitante quanto la riluttanza dello spettatore medio per i prossimi 60 minuti rimasti.
E si torna nella Sala Grande, con quei 4 fortunelli sopravvissuti, a partecipare al veglione dell’anno soprannominato come la colonna sonora della serata: “I’m a survivor” delle Destiny’s child, prima che Beyoncè manifestasse mira regali alla stregua della Targaryen.
Intanto il buon Gendry, idolo delle teenagers, non riesce a soffocare le conseguenze permanenti di un potere della figa subito in contropiede. Perciò chiede di Arya al Mastino che, tra un “accirt” inespresso e un “coglione” inferto, mortifica il nuovo sex symbol dei 7 Regni.
Il bastardo di quella buonanima di re Robert, mentre si accinge a correre in bagno per incipriarsi il naso, viene fermato da Daenerys. La regina fake proprio non sopporta che ci si alzi dal banco senza che le si chieda espressamente il permesso di andare al cesso. Così, davanti a tutti i suoi compagni, sostituisce la classica punizione delle ginocchia sui ceci con la compilation dei sinonimi sul concetto “tuo padre era un maiale”.
Proprio quando Gendry avrebbe potuto scrivere, sulla pagina del suo diario segreto, che serata di merda fosse stata per lui, la misericordiosa Daenerys fa sfoggio delle sue eccelse capacità interpretative. Gli mette il cognome del padre all’anagrafe e gli restituisce i terreni del babbo con, in più, un allevamento di cinghiali e un set di pentole in acciao inox. Alla salute!
Ma l’atto di generosità made in China di Daenerys, viene immediatamente sostituito dal discorso di un Tormund fanboy version, orgoglioso di descrivere agli altri apostoli, le gesta leggendarie di Giosnò nei panni di un remake su Jesus Christ Superstar. Rosicamenti a ore 12.
Qualche tavolo più in là, Tyrion, Briannona, Jaime e Podrick terza gamba, si intrattengono con “il gioco della bottiglia”. Il nano Lannister, per non perdere, bullizza il donnone di circa 21 metri più alta chiamandola “verginella”. Ha-ha! Davide sconfigge Golia che, prima di battere in ritirata, distrugge una volta per tutte il sogno romantico di Tormund: una vita con lei e figli giganti al seguito.
A correrle dietro, un Jaime versione Indiana Jones armato di torcia, piccozza e sex appeal.
Continuano gli RVM di Uomini & Donne nella sequenza successiva; troviamo un Gendry incoraggiato dal non essere più il figlio di nessuno, pronto a chiedere la mano ad Arya. La ragazza, che è più femminista di Daniel Radcliffe, gli ricorda che sono finiti i tempi in cui, per ‘na scopata, si faceva la fuitina e si convolava a nozze. Conclude con un assolo di “non sono una signora”. L’eco di un “brava, brava” è udibile dagli spalti.
In camera della quasi-non-più-vergine di Tarth, intanto, Jaime inizia a denudarsi con una scusa perentoria “Briannò, fa caldo”. Così, con la stessa atmosfera di Dirty Dancing e il plagio diretto a Fantaghirò e Romualdo, i due sono pronti a giocare a Tetris. “Carless whisper” può accompagnare solo.
Ad andare in bianco, invece, è Giosnò con Daenerys chiodo fisso. La futura pancina, oltre a pensare solo al trono di spade e ai migliori prodotti eco-bio per lucidarlo, proprio non accetta che il futuro marito voglia condividere quel segretuccio-che-non-deve-essere-nominato con le sue sorelle. Manco gli avesse negato di vivere tutti insieme appassionatamente e di farle avvicinare al suo podio regale ad una distanza di un palmo dal naso: 1,5 km.
Riunione di famiglia nel Parco degli Dei per Giosnò, Sansa più filtri, Arya e l’inutile Bran. La rossa coglie l’occasione per ribadire al fratello quanto poco abbia apprezzato che lui le abbia sottratto la Kamchatka dalle mani, con tutti i carri armati, per darla a Daenerys. Durante la partita di Risiko, poco prima. Allora Giosnò, con la stessa espressione di Mimmo in Bianco Rosso e Verdone, decide di ingraziarsi la fiducia delle sorelline facendo outing su tu-sai-cosa. Non dopo aver scambiato una serie di “diccelo tu, pperò” con Bran. Il compromesso? Non farne parola con anima viva.
Prima incarnazione del nonsense il breve cameo di Bronn che, col vizio di chiedere “e tu che mi dai?” alla gente, avrà distrutto la quarta parete per fare una proposta che non poteva rifiutare a Barry Allen o a Beep Beep. Dalla Terronia alla Polentonia in du minuti, Freccia Rossa levate. Jaime e Tyrion possono solo boccheggiare dinnanzi a colui che fa del lemma “cazzo” il rafforzativo dei suoi profondi aforismi.
Tormund, intanto, si è rassegnato al fatto che non potrà fare “en plein” per la questione dell’allattamento al seno di una gigantessa, causa rifiuto di Briannona, e decide di tornare al Norde per le riprese di Wild Oltrenatura. Giosnò, nel congedarlo, tocca il fondo e lo limona pure: “tiè, portati Spettro”. Orde di animalisti incazzati insorgono, con me in testa, armati di minacce poco velate su figli e responsabilità. Manco un buffetto d’addio, niente. Caino.
Si congeda anche Sam che, con il petto gonfio e il mento alzato, giustifica lo stato curvy di Gilly: rimpinzata di spermatozoi, come un tacchino nel giorno del ringraziamento. Giosnò futura madrina del nascituro. Auguri e figli Tassorosso.
Il grande giorno è arrivato: si va tutti ad Approdo del Re a riscuotere il premio per la vittoria ne “i giochi senza frontiere”. Tra i più emozionati, Verme Grigio e Missandei: ospiti speciali di un seminario allestito a “Fondo delle Pulci”, sulle gioie dell’astinenza perpetua.
Daenerys, nel frattempo, svolazza radiosa su Drogon affiancata da Rhaegal. Ma così, all’improvviso e senza un perché, si palesa la Perla Nera di Euron Sparrow che sbuca dallo stealth e sgancia un bel siluro supersonico ai danni del drago più sfigato dei due. Cade in questo modo, a picco, come un’anatra sotto i colpi di una sessione di Duck Hunt.
Il festoso benvenuto si estende anche alle navi della Targaryen che, in men che non si dica, esplodono in un milione di coriandoli. I naufraghi superstiti, tracannato quel litro e mezzo d’acqua per arrivare sulla terra ferma, si rendono conto che è sparita pure la suora laica Missandei.
Poco dopo scopriamo che, caduta nell’inganno della catrega, le era stato offerto un posto a sedere da Euron e Cersei nella stanza dei giochi. L’obiettivo era farle scoprire i piaceri del peccato e i 101 impieghi di alcuni tra i migliori prodotti dell’ortofrutta.
A Grande Inverno, intanto, Jaime rilegge le conversazioni su whatsapp con Cersei e viene sommerso dalla nostalgia. Per questa ragione, decide di raggiungerla per provare a recuperare quel sano e limpido rapporto incestuoso che li univa. Molla Briannona con un sempreverde “non sei tu, sono io” e corre incontro al suo destino.
Nel cortile di Approdo del Re, invece, Daenerys e i 10 lacchè rimasti, pretendono di avanzare pretese al cospetto di Cersei e quel milioncino e mezzo di guerrieri + Euron che le fanno da bodyguard. Tyrion, rappresentante convertito del family day, prova a persuadere la sorella affinchè possa rilasciare suor Missandei per farla ritornare al calore del focolare.
Ma ecco che, quando a quei poveri fessi sembra che quella disgrazieta di Cersei stia recitando all’orecchio della prigioniera l’atto di dolore, l’impeto della regina di cuori in Alice in Wonderland la fa da padrone. Via la testa, via la flemma: stappato lo spumante, la festa può cominciare!
Game of Thrones 8×04 -CONSIDERAZIONI FINALI
Mi definisco ufficialmente sfiancata e privata di tutte le mie energie hippie ottimistico-positive, nel commentare questo episodio. La nostrana Giorgia recitava “tu mi porti su e poi mi lasci cadere”; non posso che riassumere le ultime due reazioni diametralmente contrastanti in questa frase. Scevra di qualsiasi costruzione logica, realismo, effetto sorpresa, intelligenza e strategia, la terzultima puntata di Game of Thrones è da rinchiudere nelle segrete per poi condannarla a morte senza troppe smancerie. Il mio voto è un pessimo 3 in pagella. Iniziate a scendere a compromessi con le vostre aspettative, vi conviene.
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ALESSIA LIO