L’ufficialità è arrivata due giorni fa: Woodstock 50 (il festival anniversario in memoria dell’originale del ’69) è stato cancellato, annullato, bloccato, kaput. Usate l’aggettivo che volete, il succo non cambia: il festival non si farà.
Dopo mesi di tira e molla, cambi di location, problemi finanziari, forfait di Miley Cyrus, Jay-Z, John Fogerty dei Creedence Clearwater Revival e Santana, a sole due settimane dall’inizio previsto gli organizzatori hanno confermato con un comunicato stampa ufficiale che Woodstock 50 è stato cancellato.
Queste solo alcune delle parole di Michael Lang, co-fondatore e proprietario di Woodstock:
“Ci rende tristi che una serie di imprevisti abbia reso impossibile mettere in piedi il festival che avevamo immaginato con la grande line-up che avevamo previsto e il coinvolgimento sociale che avevamo annunciato”.
I dettagli della vicenda sono pubblici e potete trovarli un po’ ovunque.
Ciò che ci lascia con l’amaro in bocca non sono i dettagli, le vicissitudini finanziarie, gli imprevisti vari (tutte cose tra l’altro all’ordine del giorno per chi organizza eventi, di tutte le dimensioni, con più o meno risonanza mediatica).
Ciò che ci lascia l’amaro in bocca è la rinnovata consapevolezza di vivere in un’epoca in cui un senso comune di pace, amore e musica non si respira. Non sappiamo neanche più cosa sia il senso comune di qualcosa.
Siamo frammentati. Siamo lontani.
Siamo lontani 50 anni non solo da Woodstock.
Siamo lontani 50 anni dal nostro vicino di scrivania in ufficio. Siamo lontani 50 anni da nostra sorella, dalla panettiera sotto casa a cui non rivolgiamo neanche un sorriso porgendole il bancomat. Siamo lontani 50 anni da chi chiamiamo amici.
Possiamo essere persone con i piedi ben piantati per terra, possiamo avere obiettivi personali ben precisi, possiamo avere sogni individuali ben chiari e possiamo anche stare facendo di tutto per raggiungerli. Ma quand’è che abbiamo smesso di guardare oltre la punta del nostro naso? Dov’è che abbiamo perso la voglia, il desiderio, il bisogno di sentirci parte di qualcosa più grande di noi?
Woodstock 50 non si farà non perché sono mancanti i finanziamenti, non perché Miley Cyrus ha dato forfait (con tutto il rispetto per Miley Cyrus, qualcuno pensa davvero questo sia uno dei motivi per cancellare un evento come l’anniversario di Woodstock?!).
Woodstock 50 non si farà perché ci sono mancate motivazioni comuni, universali. Woodstock 50 è stato annullato perché quale ideale comune abbiamo da portare avanti e da gridare in massa? Quale cambiamento stiamo sventolando sulle nostre bandiere? Quale libertà di pensiero e quale libero arbitrio vogliamo rivendicare a gran voce, con imponenza, nudi in mezzo ad un campo di fieno? Non siamo in grado. Neanche di rendere omaggio a chi prima di noi ci è riuscito.
Attiviamoci. Parliamoci. Cerchiamo qualcosa in cui credere di nuovo, abbiamo l’imbarazzo della scelta in questi anni. E portiamolo avanti. Insieme.