Domenica sera, ospite a Rai Radio 2, Paola Turci si è raccontata, svelando degli aneddoti della sua carriera musicale e regalando un’anteprima strepitosa del tour teatrale Viva da morire
Raggiante, grintosa, energica, sexy: così Paola Turci si è presentata sul palco di Rai Radio 2, in via Asiago di Roma.
La serata, aperta come da tradizione da Carolina di Domenico e Pier Ferrantini, è stata riempita da una delle voci più graffianti ed interessanti nel panorama musicale italiano odierno.
Paola Turci, dopo aver risposto alle domande dei due presentatori, lasciandosi andare a battute ed aneddoti riguardanti la sua carriera musicale, ha regalato al pubblico uno spettacolo senza precedenti.
Le sue esibizioni, ricche di folate di grinta ed energia, hanno dato un assaggio di ciò che sarà Viva da morire nei teatri.
Il tour inizierà a Torino il 12 novembre, farà tappa nelle principali città italiane, e si concluderà il 9 dicembre a Firenze, chiudendo in bellezza un anno ricco di soddisfazioni e successi per la cantante romana.
“Pensavo che Mina fosse mia madre”: così inizia l’intervista che precede il concerto sul palco di Rai Radio.
La Turci infatti, dopo aver capito, grazie alle canzoni di Mina, che sarebbe stata una cantante anche lei, rivela questo simpatico segreto. All’età di tre anni era convinta che sua madre fosse Mina vedendola cantare sempre i brani della grande artista.
E, nonostante la musica sia sempre stata una componente fondamentale in casa Turci, il padre la cacciò di casa per la carriera scelta:
“Mio padre mi cacciò di casa, mi disse: ‘Se vuoi cantare, canti fuori casa’. Ma è durata pochissimo. Infatti, mentre cantavo in un albergo in montagna, un giornalista decide di parlare di me nel suo articolo. Aveva citato anche il mio nome e cognome, e quando mio padre lo vide, capì che ero brava e che forse potevo farcela”.
E dopo aver raccontato con ironia il suo approccio a quella che è diventata poi la sua carriera, la sua prima cotta musicale per Patty Pravo, dilungandosi anche sul loro primo incontro, ecco che l’artista romana è pronta a calcare il palco, regalando una formidabile anteprima del tour Viva da morire.
[ngg src=”galleries” ids=”388″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]È con L’arte di ricominciare che inizia la serata e Paola, quest’arte, la conosce bene. E la mostra lì, sul palco, con le braccia aperte e un sorriso smagliante.
Si diverte, si guarda intorno e scuote i capelli. Non pensa a ciò che le ha vita le ha tolto, ma a quello che le ha dato. E il pubblico la acclama divertito, sorridendo con lei, completamente rapito dallo spettacolo.
Ed ecco poi che continua con la canzone che dà il nome al tour: Viva da morire, un manifesto allegro, spensierato e ricco di colori. Una novità per Paola che scopre di poter far sposare la sua voce con il sound del pop moderno e dell’elettronica, dando vita ad un brano frenetico, forte, grintoso.
Allegra, la cantante si scatena sul palco, cosciente che dietro quel brano si celano anni di sofferenze e consapevolezze mancate che però, oggi, l’hanno portata a sorridere, più bella che mai.
La serata prosegue con L’ultimo ostacolo, (brano presentato quest’anno a Sanremo), La vita che ho deciso, Piccola, Fatti bella per te.
Durante questi brani, sul palco si assiste ad un connubio eccezionale di grinta, energia, malinconia, forza, bellezza.
E chiude poi con Ma dimme te, tornando un po’ alle origini, con quella chitarra in mano e senza giacca a coprirle le spalle.
Guarda tutti negli occhi mentre si lascia andare su quelle note, c’è una sensazione di calore nella stanza di Rai Radio 2, un qualcosa di famigliare.
Un concerto quello di ieri sera che strizza l’occhio a tutti, che mostra due anime completamente distinte della cantante romana; quella rock, forte e grintosa e quella più fragile, che traspare dai suoi occhi verdi e che fa commuovere. Quell’anima che fa pensare che non ci sia un palco e un parterre o una cantante e un fan, ma solo due persone, ognuna con una propria storia, che si guardano e si raccontano a vicenda.
È questo il clima che si è creato ieri durante quelle due ore, negli studi di Rai Radio 2, dall’inizio alla fine del concerto. Paola, io non lo so, Ma dimme te come hai fatto a rendere una domenica sera così magica.