Esce nelle sale Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen ed è subito boom di presenze, cuori infranti, fazzoletti umidi.
Se con Midnight in Paris avevamo qualche sentore, con Un giorno di pioggia a New York ne abbiamo la certezza: a Woody Allen piace la pioggia.
Che sia Parigi, New York o Venezia, il tempo umido rende tutto più bello, e romantico. Non possiamo sicuramente dare torto al caro Woody. Certo, se stai a Manhattan, e l’unica cosa che hai da fare è passeggiare per Central Park alla ricerca dell’amore perduto. Se stai a Roma sulla Tuscolana, imbottigliato nel traffico, possiamo concordare che la pioggia tutto è fuorché romantica.
Ma torniamo a noi.
Pioggia. Manhattan. Musica jazz. Questo film ha tutte le carte in tavola per essere il nuovo lungometraggio targato Allen, la cui storyline sembra quasi un clone delle precedenti sceneggiature alle quali il regista ci ha abituato e fatto innamorare.
Occhio a non cadere nel tranello. Nonostante gli argomenti ricorrenti, il ritmo tamburellante di battute ciniche e sarcastiche, Un giorno di pioggia a New York non ha nulla a che vedere con la precedente produzione cinematografica di Woody Allen. Certo, lo stile di scrittura, spiccato e inconfondibile, conferisce quella sinonimia che i più confondono con uguaglianza.
Eppure, da un regista che ha detto di tutto e anche di più dell’isoletta di New York, ci facciamo ritualmente sorprendere e ammaliare, per la sua destrezza nel raccontarci, con nuovi occhi e nuove angolature, una città così rivelatrice.
Timothée Chalamet è il prototipo dell’incarnazione del regista, non si sovrappone in toto alla fisicità e alle nevrosi di Woody Allen, ne ricordano, in parte, alcune movenze, alcune attitudini. Una giovane e rosea controfigura.
Accanto a Chalamet la bellissima Elle Fanning, che nel film è relegata nel ruolo cliché, e anche un po’ usurato (Elle ti perdoniamo) della giornalista ingenua e frivola a caccia di scoop. Ashleigh Enright (Elle Fanning) fa da contraltare a Shannon, nel volto di una Selena Gomez acqua e sapone- che è molto più bella di quanto non lo sia truccata-.
Le luci usate nel film sono un po’ lo spettro emotivo dei sentimenti dei personaggi. Quando Gatsby (Timothée Chalamet), è arrabbiato e deluso dal comportamento della fidanzata, la città ha una tonalità bluastra, ad enfatizzare il blue mood, appunto. Forse è per questo che si trova così a suo agio nel cloudy weather newyorkese, che si adagia perfettamente al suo andamento nebuloso e crepuscolare. A conclusione del fatto che vita personale e città si sposano e si compenetrano.
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