Charlie Sifford: probabilmente un nome che non suscita grandi emozioni ai neofiti, mentre la stragrande maggioranza del mondo conosce (giustamente) il nome Tiger Woods.
Charlie Sifford: l’idolo di Tiger
Eppure è stato proprio Tiger Woods, durante una intervista, ad affermare che senza Charlie Sifford probabilmente lui non sarebbe diventato un giocatore di golf. Difatti lo stesso Tiger ha chiamato suo figlio Charlie, definendolo il nonno che non aveva mai avuto.
Charlie nasce nel 1922 nella Carolina del nord, a Charlotte. Si avvicina al golf all’età di 13 anni e inizia a lavorare come caddy, fino a quando a 17 anni si trasferisce a Filadelfia dove inizia a competere contro giocatori neri locali. Sifford diventa un giocatore professionista nel 1948 ma all’epoca, in America, la discriminazione razziale è molto più che una realtà.
Di conseguenza i giocatori di colore, che erano esclusi dalla Professional Golfers’ Association of America (PGA), si organizzavano tornei fra di loro.
Iniziano le vittorie
Nel 1952 Charlie Sifford vince il suo primo torneo, l’UGA National Negro Open, torneo che conquista addirittura per cinque anni consecutivi, dal 1952 al 1956, per poi ripetersi la sesta volta nel 1960.
Nello stesso anno vince anche l’Almaden Open, evento che dall’anno seguente sarebbe diventato un torneo ufficiale del PGA tour.
Ma che Charlie Sifford non fosse una persona qualunque lo si capisce sin da quando, nel 1952, va contro il divieto per i giocatori di colore di partecipare ai tornei della PGA tour.
Infatti, in quell’anno, sfrutta l’invito ricevuto dal campione mondiale di Boxe Joe Louis e prende parte al Phoenix Open, subendo minacce e insulti razziali.
Nel 1957 Charlie Sifford si impone anche al Long Beach Open: all’epoca non è ancora un torneo ufficiale della PGA ma è un co-sponsor dell’evento, e questo fa sì che alcuni noti professionisti bianchi vi partecipino.
Charlie non può partecipare a tutti i tornei e quindi insegna golf a persone illustri, come il campione del mondo dei pesi massimi, e suo amico, Joe Luis, o la cantante Billy Eckstine.
Il 1959 fu un anno cruciale per quello che poi avverrà in futuro: Charlie Sifford gioca per la prima volta gli US Open, dove si piazza al 32° posto, ma soprattutto decide di denunciare la PGA.
Il compimento di un sogno
Charlie Sifford osa fare quello che nessun’altro prima aveva anche solo immaginato: sfidare il sistema dal punto di vista legale. Grazie all’aiuto del giudice Stanley Mosk, nel 1961, la PGA decide di eliminare la clausola caucasica che prevedeva l’iscrizione ai tornei solo per giocatori bianchi, ed è così che Charlie Sifford diventa un eroe afroamericano. Completa poi l’opera nel 1967 aggiudicandosi il suo primo torneo da professionista della PGA, il Greater Hartford Open; la sua seconda vittoria sul tour arriva nel 1969, quando conquista il Los Angel Open.
Al di fuori del PGA Tour, Charlie Sifford primeggia nel Portorico Open 1963 e nel Sea Pines del 1971. Infine, nel 1975 vince il PGA Seniors Championship.
Non solo in campo
Charlie Sifford è anche il primo afroamericano ad essere inserito nella World Golf Hall of Fame, nomina avvenuta nel 2004.
Ma gli onori per questo indomito pioniere non finiscono qui, infatti nel 2007 Charlie Sifford riceve il più alto onore della Golf Course Superintendents Association of America (GCSAA): l’Old Tom Morris Award.
Infine, nel 2014, un anno prima della sua scomparsa (che avviene il 3 Febbraio del 2015 all’età di 92 anni), il presidente Barack Obama gli conferisce la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti: la Presidential Medal of Freedom.
Non poteva esserci epilogo migliore se non quello del primo Presidente di colore che onora il primo giocatore di colore professionista della storia del golf.
Il destino riserva un’ulteriore analogia.
Infatti nel 2019 proprio Tiger Woods, il suo “nipote putativo”, viene insignito della stessa onorificenza presidenziale. Medaglia che gli viene consegnata dopo la sua quinta vittoria al Masters.
Charlie Sifford, invece, non poté mai partecipare al Major della Giacca Verde, in quanto il primo giocatore di colore fu invitato solo nel 1975. Ma questa è un’altra, riprovevole, storia…
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