Referendum costituzionale 2020: cosa c’è da sapere

Credits "Termometro Politico"

Il 29 Marzo 2020 è la data prestabilita per il referendum costituzionale. I seggi saranno aperti dalle 7.00 alle 23.00 e i cittadini italiani saranno chiamati al voto per decidere se approvare il testo di legge riguardante il taglio dei parlamentari, che passerebbero dai 945 attuali ai 600 in caso di voto positivo.

L’8 Ottobre 2019 la Camera ha approvato in via definitiva la proposta di legge costituzionale, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 12 Ottobre dello stesso mese

Roma, 18 Febbraio 2020. Mancano circa 40 giorni al Referendum costituzionale che attende la risposta dei cittadini italiani. Ogni avente diritto al voto sarà chiamato a scegliere se approvare il testo parlamentare riguardante le modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della nostra Costituzione. Vediamo di seguito quali sono le modifiche specifiche per ogni articolo e perchè si vota

Come riportato, l’8 Ottobre, in seguito all’approvazione della Camera, le modifiche agli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione, sono diventate legge. Tuttavia, perchè una legge di modifica costituzionale venga promulgata e quindi resa effettiva, non solo è necessaria la doppia lettura da parte di ogni Camera, ma anche la maggioranza qualificata (2/3) da parte sia dei deputati che dei senatori. In Senato, la maggioranza dei due terzi non è stata raggiunta ed ecco perchè 71 senatori, avvalendosi dell’articolo 138, hanno chiesto l’indizione del referendum, il quale sommato alla maggioranza assoluta ottenuta in parlamento otterrebbe la modifica dei suddetti articoli.

I cittadini si troveranno quindi davanti a un referendum di carattere confermativo, per il quale non occorre un quorum minimo. Il testo avrà la seguente dicitura:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n.240 del 12 ottobre 2019?»

L‘Articolo 56 riguarda la composizione della Camera. Attualmente, i deputati sono 630. La modifica parlamantare prevede il taglio di 230 di essi, che diventerebbero 400. Allo stesso modo, verrebbero ridisegnati anche i deputati minimi garantiti per rappresentare ogni regione, con sostanziali differenze tra di esse, secondo però il medesimo schema proporzionale (rapporto abitanti-parlamentari) vigente. Il numero di deputati eletti per la Circoscrizione estero passerebbe da 12 a 8.

L’articolo 57 si occupa invece della composizione del Senato. Oggi, i senatori sono 315. Con l’approvazione delle modifiche, diverrebbero 200. Il numero di senatori eletti per la circoscrizione estero passerebbe da 7 a 3. Anche in questo caso, lo schema di proporzionalità abitanti-senatori rimarrebbe invariato. Tuttavia, va da sè che se si possono eleggere meno parlamentari, ciascuno di essi dovrà ottenere un consenso di gran lunga maggiore (circa il 30 per cento) rispetto a quello medio attuale.

L’articolo 59 tratta il tema dell’elezione dei 5 senatori a vita. Il testo attuale è ambiguo e non specifica se ogni Presidente della Repubblica ne può nominare 5, oppure se i senatori a vita devono essere 5 al massimo per ogni legislazione. Con il referendum, questa nota verrebbe chiarita a favore della seconda ipotesi, come già avviene per consuetudine (anche se ci sono state delle eccezioni ).

Se il numero dei consensi supererà quello di coloro che decideranno di votare in modo contrario, il referendum comportebbe un definitivo passaggio dagli attuali 915 ai 600 parlamentari previsti. Questo passaggio avverebbe con le elezioni della prossima legislatura e non avrebbe ricadute su quella attuale. In caso contrario, la situazione rimarrebbe identica a quella presente.

Con questa manovra, si stimano circa 500 milioni di euro lordi di risparmio per ogni legislatura, oltre che un maggior equilibrio con i parlamentari eletti dai principali stati europei.

Infatti, in Germania sono 709, in Francia 577, in Inghilterra 650 e in Spagna 615. Tuttavia, non tutti sono farevoli a questo taglio. Tra i contrari, i pareri vertono sul fatto che verrebbero meno i valori democratici e il potere del popolo e, inoltre, l’ammortamento di spese non sarebbe così ingente per poter risollevare l’economia del Paese come invece si potrebbe fare toccando altri capitoli della spesa pubblica.

A prescindere da quelli che siano i pareri, troviamo che discutere del Referendum costituzionale sia di vitale importanza per la consapevolezza dei cittadini e una maggiore partecipazione attiva. Al riguardo tuttavia, si riscontra, come denunciato da Agcom, un poco comprensibile silenzio da parte delle emittenti nazionali. Un silenzio che, con l’avvicinarsi del voto, rischia di diventare assordante.

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