In questo momento di caccia alla cura del coronavirus, uno dei colossi dell’omeopatia mette in guardia i propri clienti circa l’inefficacia dei propri prodotti
Boiron, uno dei maggiori produttori europei di prodotti omeopatici ha fatto notizia negli scorsi giorni per aver consigliato ai suoi clienti di non utilizzare prodotti omeopatici per cercare di prevenire o curare eventuale in infezione da coronavirus.
Ma perché la Boiron, che produce preparati omeopatici, sconsiglia l’uso degli stessi prodotti che pubblicizza e vende?
Perché l’omeopatia non ha alcuna efficacia, ovviamente. Un classico preparato omeopatico semplicemente statisticamente contiene in media meno di una molecola di principio attivo per litro.
Tra coronavirus ed omeopatia, vi è lo stesso rapporto che troviamo tra raffreddore ed omeopatia: il primo non e’ curato dal secondo. non lo ha mai fatto ne’ mai lo fara’, sebbene in molti paghino a peso d’oro del semplice zucchero, nella speranza che questo faccia effetto. D’altronde cosa aspettarsi da una pseudoscienza nata i primi anni del 1800 che non ha mai fatto un solo passo per evolvere?
Come si prepara un prodotto omeopatico
La preparazione dei prodotti omeopatici prevede la diluizione centesimale (1:100) a partire dalla tintura madre (soluzione di partenza) fino alla preparazione omeopatica finita.
Secondo il protocollo classico dell’omeopatia, la diluizione centesimale (detta CH) viene ripetuta un certo numero di volte (in genere 12 o 13) prendendo 10ml di soluzione madre (quella non diluita) e aggiungendole acqua fino ad arrivare ad un litro (diluizione 1:100), e così via fino ad aver ripetuto queste istruzioni il giusto numero di volte. Ognuna di queste diluizioni è seguita da una vigorosa “mescolata” prima di procedere con la successiva diluizione.
Questo processo viene ripetuto così tante volte che il risultato è una soluzione di acqua purissima (cioè priva ormai di qualunque traccia di principio attivo che era nella tintura madre) e quindi priva tanto di effetti collaterali quanto di qualunque efficacia terapeutica. Alla fine del processo una frazione della soluzione finale viene spruzzata su di un granulo di zucchero (quindi venendo ulteriormente diluita).
Come possiamo sapere che non ci sono molecole di principio attivo?
Per capire come funziona, dobbiamo introdurre una costante molto importante in chimica: il numero di Avogadro. Questa costante vale circa 6 x 10^23 (un numero talmente grande da essere praticamente impossibile da razionalizzare) e rappresenta il numero di particelle di una sostanza in una mole di composto. I chimici utilizzano la mole, infatti, come misura standard della quantità di una sostanza poiché, essendo legata ad un numero costante di molecole, è una misura utile dell’attività di un composto.
L’attività rappresenta la quantità di sostanza che può partecipare in una reazione chimica; maggiore sarà l’attività, più velocemente procederà la reazione. Quindi usiamo il numero di moli di una sostanza disciolte, ad esempio, in acqua come misura dell’attività e chiameremo questa grandezza concentrazione (espressa in moli per litro).
La preparazione di una soluzione chimica e`, concettualmente, molto semplice: si prende il composto che ci interessa, ad esempio il cloruro di sodio (sale da cucina) e se ne sciolgono 58.4g in un bicchiere d’acqua, si mescola, e si aggiunge poi altra acqua fino ad arrivare al volume desiderato di 1 litro. Abbiamo ottenuto una soluzione di NaCl 1M (1 molare), ovvero che contiene una mole di sale per ogni litro di soluzione.
Dalle moli alle molecole
Dal numero di Avogadro sappiamo che nel nostro litro di soluzione di sale ci sono circa 6 x 10^23 molecole di cloruro di sodio.
Ora immaginiamo di voler preparare una soluzione omeopatica classica (12CH) partendo dalla nostra soluzione 1M di sale. Per prima cosa dobbiamo prendere 10ml della soluzione, metterli in un nuovo contenitore pulito e aggiungere 990ml di acqua pura (per arrivare a 1 litro), quindi agitare vigorosamente.
A questo punto non avremo più una soluzione 1M di sale ma piuttosto una soluzione 10mM (ovvero 100 volte più diluita) e conterrà quindi “soltanto” 6 x 10^21 molecole di NaCl (100 volte di meno). Possiamo procedere al prossimo passaggio di diluizione seguito da mescolamento e così via.
Il risultato finale
Per fortuna non siamo costretti a ripetere ogni singolo passaggio e possiamo farci aiutare da un po’ di matematica: 12 diluizioni centesimali vogliono dire 12 divisioni per 100. Dal momento che possiamo scrivere 100 come 10^2 abbiamo che, per calcolare tutte e dodici le diluizioni in un singolo passaggio ci basterà dividere 6 x 10^23 per 10^24 ottenendo 6 x 10^-1 che possiamo scrivere come 0.6.
Questo significa che in un litro della nostra soluzione omeopatica avremo un 40% di probabilità di non avere nemmeno una singola molecola di sale dell’enormità che avevamo all’inizio. E dobbiamo ancora “spruzzarla” sulle pastiglie di zucchero…
Come può quindi il semplice zucchero essere efficace?
Effetto placebo a parte, non può. Per questo motivo le aziende che producono preparati omeopatici ne sconsigliano l’uso per qualsiasi condizione medica, come il coronavirus, porti con sé il rischio concreto per la salute.
Sebbene l’effetto placebo sia un valido metodo di cura, specie dove non si ci sono molti altri rimedi se non stare a letto e riposare – come un raffreddore ad esempio – e un valido sostituto a pericolosi antibiotici (che non servono a niente contro i virus); in questo caso, vista la serietà del contagio e i rischi elevati per alcune persone è un approccio da sconsigliare assolutamente.
Quindi che dire: brava la Boiron per aver ricordato che i loro prodotti non sono adatti contro problemi seri, ed in effetti contro alcun problema. Bisogna invece cercare il consiglio di personale medico qualificato ed eventualmente cure mediche appropriate.
Coronavirus ed omeopatia, insomma, non hanno nulla a che spartire se non proprio il twitt della Boiron.
Articolo per “La Scienza Risponde” a cura di Matteo Bonas