Corrieri, rider, biciclette del food delivery: come potrebbero allargare il contagio del Coronavirus? La storia di queste figure, che a casa non possono restarci.

Milano, 10 marzo 2020 –  All’ospedale di Busto Arsizio ricoverato rider, positivo al coronavirus. Si trova in ospedale da domenica sera, ed è primo il driver contagiato per quel che riguarda le società che lavorano per Amazon tra Milanese e Varesotto.

Il primo contagio:

Il ragazzo sarebbe stato contagiato in seguito a contatti interni al nucleo familiare. I colleghi sono in allarme. Il giovane lavorava al deposito di Origgio, nel basso Varesotto. Nel deposito lavorano circa 300 autisti impiegati da sette diverse società di consegne. Ecco le dichiarazioni di un corriere, che chiede di restare anonimo:

Chiediamo dispositivi di sicurezza non solo per tutelare noi ma anche i clienti. Ogni giorno effettuiamo dalle 120 alle 150 consegne, entrando in contatto con altrettante persone. In questo periodo siamo tra le poche categorie che continuano a lavorare come prima, come se fossimo immuni al coronavirus.

E invece i contagi stanno iniziando a diffondersi anche tra i lavoratori di altri settori, dalla filiera alla logistica, che ogni giorno si occupano delle consegne di pacchi e merci in Lombardia.

Perchè l’emergenza Coronavirus non ferma i riders?

Ma non ci fermiamo al primo caso. Secondo fonti sindacali, tra le società ingaggiate da Amazon, ci sono già una decina i driver risultati positivi al coronavirus nel Milanese. Ovviamente si tratta di riders provenienti da varie compagnie. Corrieri che da nonostante sia esplosa l’emergenza non si sono mai fermati. Lavoratori che sono stati costretti dalla natura stessa del loro lavoro a non rispettare le norme del #restoacasa. Continuano quindi ad alimentare il business dell’e-commerce, il tutto non senza conseguenze.
Purtroppo la nostra economia non riesce ad adeguarsi perfettamente alle nuove misure di quarantena, così come i nostri usi e costumi. C’è chi si fa consegnare la spesa o generi di prima necessità a casa, ma anche tante persone che acquistano beni superflui, incuranti degli appelli a ridurre al minimo gli spostamenti e la circolazione.

Come stanno reagendo Amazon e le altre compagnie di e-commerce?

Le compagnie hanno adottato alcuni accorgimenti. Ad esempio la sanificazione degli spazi, o anche la possibilità per il cliente di evitare di firmare al momento della consegna, il tutto per ridurre il più possibile i contatti.
Tutte queste misure tuttavia non tutelano i lavoratori che si occupano della consegna: i drivers. I colleghi del 33enne risultato positivo al Coronavirus nel deposito di Origgio si sono messi in malattia. Su di loro verrà effettuato il tampone.
Il personale in servizio nel deposito che copre il vasto e popoloso territorio a cavallo tra le province di Milano, Varese e Como fa delle preoccupanti segnalazioni. Dalle mancate sanificazioni sui mezzi al mancato rispetto della distanza di sicurezza durante i briefing. Chiedono tutele per la loro salute in molti propongono di sospendere le consegne o limitarle ai generi di prima necessità. 

Ma c’e rider e rider, driver e driver:

Problematiche di simile natura quelle che riguardano i rider, ovvero i corrieri in bicicletta del food delivery. Questi(a differenza dei colleghi su quattro ruote) stanno registrando un crollo del lavoro. Gioca un ruolo la chiusura degli esercizi, la fuga dei clienti ma anche la diffidenza. La paura del contagio pervade anche gli stessi rider. Per loro, però, non c’è nessun ammortizzatore sociale per aiutarli a tirare avanti nel periodo più buio della crisi.
Questa potrebbe essere un’ottima occasione per riflettere sulle contraddizioni del nostro paese e sulle fragilità politiche ed economiche, che in momenti di crisi possono inspessirsi.

Fonte: Il Giorno


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