Cosa vuol dire “Asintomatico” al coronavirus?

pandemia coronavirus
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Una delle tante domande che vi state ponendo, sicuramente è proprio questa: cosa vuol dire essere “asintomatico” al virus?

Sin dai primi momenti in cui si è parlato di Coronavirus, gli esperti non hanno mai nascosto la possibilità che il virus si manifestasse in maniera asintomatica e dunque senza che il contagiato potesse rendersi conto di essere portatore di Coronavirus.

Tuttavia, l’infezione si può trasmettere anche nel periodo di incubazione e ciò non fa altro che peggiorare la situazione di contagi.

I virologi spiegano che la fase asintomatica è possibile per tutti i tipi di virus che colpiscono le vie respiratorie. Per questo motivo, la forma asintomatica rappresenta una condizione ampiamente più pericolosa per la diffusione, in quanto il paziente affetto dal virus non sa di esserlo. Ad oggi, potrebbe essere un problema abbastanza difficile da gestire e soltanto con l’arrivo del nuovo test veloce, si potrà facilmente individuare il paziente asintomatico.

La trasmissione senza sintomi è stata oggetto di ricerca in Cina. I dati, pubblicati dal New England Jurnal of Medecine, hanno rilevato che la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei sintomi.

Quanto è contagioso un asintomatico?

“Essere positivi al tampone non vuol dire essere malati: esistono alcune persone che, nonostante risultino positive al test, potrebbero non sviluppare mai i sintomi. È difficile che un soggetto asintomatico, rispetto a uno che manifesta raffreddore e tosse, contagi in modo significativo un’altra persona. Anzi è possibile, ma con minore efficacia e minore probabilità”. Spiega il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

Il pericolo piu’ grande, ad oggi, potrebbe essere questo. Il rischio non è per chi prende il virus in maniera asintomatica, ma per tutti quelli che potrebbero stargli accanto.