La mattina del 15 marzo del 44 a.c. Caio Giulio Cesare viene assassinato in Senato, sono le Idi di Marzo e questa congiura cambierà il corso della Storia.
Idi di Marzo: cronaca di una congiura annunciata
La mattina del 15 marzo del 44 a.c. Caio Giulio Cesare viene assassinato in Senato, sono le Idi di Marzo e la congiura cambierà il corso della Storia.
Lo aveva profetizzato l’indovino Spurinna, ma Cesare la mattina di quel 15 marzo lo aveva preso in giro tacciandolo di essere falso profeta. Infatti le idi di marzo erano arrivate e lui non aveva sofferto alcun danno. A lui Spurinna rispose con la famosa sentenza: le idi sono arrivate ma non trascorse. Ma Spurinna non fu l’unico ad avere cattivi presagi. Anche Calpurnia, la moglie di Cesare, aveva auto un incubo nella notte: il tetto della casa crollava, e il suo consorte moriva. Lo stesso Cesare aveva avuto una notte inquieta, sognando di librarsi sopra le nuvole ed incontrare Zeus.
C’era aria di congiura in città: sui muri delle cittè erano comparse scritte “Bruto, dormi? Cosa aspetti?”. Da quel Bruto che discendeva dalla stirpe che aveva cacciato i Tarquini, gli ultimi re di Roma, ci si aspettava la “Libertà” dal tiranno.
Calpurnia cercò di convincere Cesare di non andare in Curia alla seduta del senato quella mattina. Anche altri cercarono di dissuaderlo. Ce lo raccontano Svetonio e Plutarco.
Idi di Marzo: Contesto politico
Giulio Cesare, discendente della antica gens Julia, dopo aver percorso il Cursus Honoris previsto per le carriere politiche nella antica Roma e ricopriva dal 63 a.c. la carica di Pontefice Massimo. Nel 69 a.c. Aveva raggiunto la carica di Console, la più alta tra le cariche. Nel 50 a.c. aveva portato a termine la conquista delle Gallie e ricoperto anche le cariche di Dittatore a vita e Imperator.
Il Senato, spaventato dall’ascendente che Cesare aveva sull’esercito e sulle masse e dalla sua abilità militare, lo vuole disarmare e processare. Lo ritengono un traditore dei principi repubblicani: ha troppo onore, ricopre troppe cariche. Nella Roma del tempo avere ambizioni monarchiche era considerato il peggiore dei crimini.
Cesare era il rappresentante politico di quella corrente politica liberale, quella dei Populares, che proponeva una sorta di redistribuzione della ricchezza, in particolare la ridistribuzione delle terre all’esercito, ai legionari. Dall’altra parte la Libertà che rivendicava la classe dei senatori era quella per gli Optimates, quella del privilegio per le poche e ricche famiglie senatorie, a cui Bruto apparteneva.
Il tragitto dal Foro verso la Curia
Nonostante i cattivi presagi Cesare decide di andare in Senato. Esce quindi dalla Domus Publica nel Foro Romano, dove abitava in qualità di Pontefice Massimo. Attraversa la Via Sacra, passa dietro la Curia, in quel periodo inagibile perchè in ristrutturazione a causa di un incendio, per recarsi alla Curia provvisoria allestita nel Teatro di Pompeo, localizzata presso l’attuale Largo Argentina. Nel tragitto attraversa il nuovo Foro, il Foro di Cesare, la nuova piazza porticata da lui voluta e costruita, così grandiosa da risultare sfrontata, quasi un oltraggio per la classe senatoria
Il teatro della congiura
Arrivato nel senato, allestito provvisoriamente nel teatro di Pompeo, un primo senatore lo avvicina con una scusa; alla opposizione di Cesare, il senatore lo strattona per la Toga, è il segnale per gli altri congiurati. “Questa è violenza “ dice Cesare stupito, ma il segnale è partito e da ogni parte i congiurati cominciano a colpirlo. Ventitre coltellate, ventitre congiurati. Le cronache ci raccontano che a quel punto Cesare prese un lembo della toga per coprirsi la testa e cadere dignitosamente. La scena ci viene restituita da diversi pittori, poeti e scrittori,primo fra tutti Shakespeare. Giulio Cesare è diventato legenda.
La congiura è riuscita da un punto di vista pratico, ma fallisce da un punto di vista politico. Le idi di marzo non rimasero un fatto a se, ma cambiarono la Storia, saranno proprio il punto di svolta tra la Repubblica e l’Impero. L’assassinio di Cesare infatti condurrà la storia lì dove la congiura non voleva: verso l’Impero.
Il cadavere di Giulio Cesare si trasformerà in una potente arma contro i congiurati, che da li a tre anni moriranno tutti di morte violenta. Il funerale di Cesare agiterà gli animi e i congiurati dovranno lasciare Roma.
Il Tempio di Cesare
Il Funerale di Cesare è reso celebre dall’opera di Shakespeare, con il discorso di Marco Antonio sulla pira del cadavere di Cesare. Marco Antonio riuscirà a cambiare le sorti, attraverso il suo discorso funebre a favore di Giulio Cesare. La sua abilità retorica è vincente. E lì dove bruciò il corpo di Cesare inizieranno le rivolte e la guerra civile che seguirà e che durerà 15 anni. Lì dove brucio il corpo di Cesare venne costruito un tempio in suo onore: il Tempio di Cesare. E ancora oggi sui ruderi di quel tempio c’è ancora qualche turista a deporre fiori a ricordo di Cesare e di quelle Idi di Marzo.
di M. Cristina Cadolini