Il 16 marzo del 1910 nasce Palma Bucarelli, prima donna in Italia a dirigere un museo pubblico, innovando la stessa idea di arte moderna in Italia.
Palma Bucarelli
Il 16 marzo del 1910 nasce a Roma Palma Bucarelli, prima donna in Italia a dirigere un museo pubblico, il Museo Nazionale di Arte Moderna a Roma. Il Museo, ora denominato GNAM, restò sotto la sua direzione dal 1941 al 1975. Trenta anni di assoluta innovazione nel mondo dell’arte italiana.
Palma Bucarelli alla GNAM
La storia di Palma Bucarelli è indissolubilmente legata alla GNAM -Galleria di Arte Moderna di Roma. La Bucarelli trasformò il museo e la stessa idea di arte moderna in Italia. Contribuì a sprovincializzare quell’Italia conservatrice ed arretrata che era uscita dal dopoguerra e a metterla al passo con i tempi.
Una donna amata e invidiata, otre che molto chiacchierata che dedicò tutta la sua vita a sostegno degli artisti e alla promozione dell’arte. Determinata, consapevole del proprio fascino e della propria bellezza, con un grande fiuto per gli investimenti d’arte che riuscì a emergere in un mondo, quello del secondo dopoguerra, dominio esclusivo del sesso maschile.
La donna che innovò l’idea dell’arte
Al “mito” di Palma Bucarelli ha contribuito, oltre alla sua indiscussa preparazione scientifica, la sua forte personalità. Personalità frutto di una grande fiducia in se stessa e di una precisa strategia che la vedeva dosare bellezza, eleganza e mondanità. Figura fondamentale per l’arte contemporanea in Italia tra gli anni 50 e 60 del 900, non interpose mai confine tra la sua vita privata e l’arte. Nel 1952 si trasferisce in un appartamento situato in un’ala del museo, la Galleria d’Arte Moderna diventerà la sua casa.
Gli furono attribuiti molti amori oltre al marito, il giornalista Paolo Monelli, come quello con Giulio Carlo Argan suo compagno di Università che le sarà collega e consigliere per tutta la sua carriera.
Nuove idee per arte
Peggy Guggenheim la descrive così: «Palma Bucarelli era una donna molto bella. Aveva il naso aquilino, capelli castani e ondulati, occhi color malva dalle ciglia lunghe e superbe, e una carnagione immacolata. Era piccola e magra, si vestiva con grande eleganza».
5 ragioni per ricordare Palma Bucarelli
Ecco 5 ragioni per ricordare Palma Bucarelli:
- Tra i suoi meriti c’è sicuramente quello di aver provveduto in tempo di guerra all’avventuroso salvataggio di opere d’arte del Museo Arte Moderna di Roma. Quasi un migliaio di opere furono messe al sicuro prima al Palazzo Farnese di Caprarola e poi a Castel Sant’Angelo. I dipinti furono trasportati con mezzi di fortuna, di notte, e con il terrore di possibili bombardamenti.
- Le sue scelte furono sempre coraggiose. Nel periodo fascista dovette resistere alle pressioni di autorevoli gerarchi. L’esposizione de “Il grande sacco” di Burri nel 1959 le causò un’interrogazione parlamentare, sia per il costo dell’opera che per l’astrattismo che andava contro le regole del realismo socialista. Per l’acquisto della “Merda d’Artista” di Manzoni finì in tribunale. Riuscì a “scippare” un Pollock a Peggy Guggenheim e, per acquisire l’Arlesiana di Van Gogh sfidò un grande collezionista svizzero, per poi scatenare le accuse di aver fatto spendere troppi soldi allo stato.
- Con le mostre di Picasso nel ’53, di Mondrian nel ’56, di Pollock nel ’58 e con il suo amore per l’astrattismo e l’informale avvicinò i romani all’arte contemporanea. La Bucarelli con anni di riesce a dare all’Italia una Galleria d’arte moderna degna di questo nome. Riusci a trasformare quel museo che agli inizi degli anni Quaranta Peggy Guggenheim aveva definito “terribile obitorio”.
- Nonostante le polemiche che suscitò il suo operato fu nominata commendatore dal presidente della Repubblica Segni nel 1962. Nel 1972 ricevette la Légion d’Honneur e divenne Accademica di San Luca; Nel 1975 fu nominata Grande ufficiale della Repubblica. Un medagliere niente male per una donna che ha operato in un panorama allora prevalentemente maschile.
- Palma deve essere infine ricordata anche per la donazione della sua collezione privata di una sessantina di dipinti alla GNAM e per la donazione del suo elegantissimo guardaroba al Museo delle Arti Decorative di Roma a Palazzo Ludovisi di Roma. Inoltre, ormai in pensione, donerà i suoi carteggi all’Archivio di Stato e alla biblioteca all’Accademia di San Luca. Muore in una clinica romana nell’estate del 1998.
di M. Cristina Cadolini