Thomas Hobbes: nasceva oggi il fondatore della filosofia politica moderna, autore della nuova visione dicotomica fra stato di natura e società civile.
Brevi cenni biografici
Thomas Hobbes nasce il 5 aprile 1588. Si appassiona sin da subito alle lettere classiche. Nel 1608 termina gli studi ad Oxford diventando precettore presso una potente casata inglese: I Cavendish. Nel 1610 intraprende il suo primo viaggio verso il continente europeo. Trascorrerà, in seguito, gran parte della sua vita in Europa e nel suo girovagare, conoscerà personalmente Galileo Galilei, ammirato notevolmente dal filosofo.
Nel 1642 pubblica il De Cive. Ma è attorno al 1651 che pubblica la sua opera più importante: il Leviatano. Negli ultimi anni della sua vita, stilerà un’autobiografia e ritornerà agli interessi classici giovanili, traducendo l’Iliade e l’Odissea. Lascia Londra nel 1675 per trasferirsi ad Hardwick, dove rimarrà sino alla sua morte avvenuta il 4 dicembre 1679.
Thomas Hobbes, pensiero politico e stato di natura: l’uomo contro l’uomo
La filosofia di Hobbes, si erge principalmente sul rifiuto dell’antico assunto aristotelico che vedeva l’uomo come ”animale politico”; disquisisce su questa teoria nel suo De Cive, asserendo che l’uomo non possiede un naturale sentimento di amicizia verso gli altri uomini: semplicemente, egli interagisce con loro per mero bisogno. A questo proposito, postula le discendenze della moderna filosofia politica:
- bramosia naturale
- ragione naturale
Nello stato di natura, tutti sono in guerra con tutti. La bramosia naturale è la condizione che spinge gli uomini ad agire in modo egoistico: ognuno fa di tutto per assicurarsi i beni necessari alla sopravvivenza. La scarsità dei beni porta gli uomini ad un’eterna e perpetua lotta e competizione fra essi. Nella ragione naturale, l’uomo tenta di sfuggire con ogni mezzo ad un presunto rischio di morte violenta. L’unico modo per sfuggire a questa guerra del tutti contro tutti evitando anche il rischio della vita, è l’uso della ragione. Alla base di tutte le Leggi naturali c’è il raziocinio, che agisce in modo tale che la vita si preservi, proibendo ad ogni individuo di far qualcosa che conduca alla distruzione della vita stessa. Nel Leviatano, elenca diciannove leggi di natura.
Passaggio dallo Stato di Natura allo Stato Civile
Le leggi di natura sono dettate dalla ragione, ma non sono vincolanti per gli uomini né assolute; piuttosto indefinite e da utilizzare in base al fine che si vuole conseguire. Nessuno, a conti fatti, assicura che queste leggi vengano rispettate. L’unico modo per renderle rispettabili è istituire un potere forte che punisca ogni azione contraria: lo Stato.
Si passa dallo Stato di Natura allo Stato civile. Ciò avviene, attraverso un contratto in cui ogni individuo rinuncia in maniera consensuale al proprio diritto di potere illimitato, trasferendolo su un unico soggetto che costituisce un vantaggio per tutti.
Thomas Hobbes: stato come riflesso della volontà del singolo
Il vantaggio avviene quando lo Stato, conglobando la volontà di ogni individuo, arriva ad essere contraddistinto come manifesto della volontà del singolo. Questo contratto sociale però, non è pattuito tra un sovrano e i suoi sudditi. Sono gli stessi ”sudditi”, ”cittadini”, che trasferiscono ad un soggetto esterno i loro diritti: lo Stato. Caratteristiche di questo patto, sono l’irreversibilità e l’unilateralità, in quanto scelgono consapevolmente di sottomettersi ad un’autorità esterna: il Leviatano. Essendo estraneo a questo contratto sociale stipulato dai sudditi, il Sovrano non ha vincoli nei confronti dei suoi cittadini, ed è sciolto dalla loro volontà.