Disponibile su Netflix dal 26 marzo: Unorthodox, la storia di Esty, una giovane in fuga dalla comunità ebreo ortodossa di Williamsburg.
Unorthodox, la miniserie originale Netflix
Tratto dall’autobiografia di Deborah Feldman, Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, racconta della sua fuga verso Berlino dal quartiere Williamsburg, New York.
Esty, la protagonista, è costretta a vivere nella comunità ebraico ortodossa nel rispetto delle regole.
Sono Diktat estremi, che vanno ben oltre la fede e riguardano tanto la vita pubblica quanto quella privata.
Esty (interpretata da Shira Haas) ha da poco diciotto anni e dovrà sposare Yakov (interpretato da Amit Rahav), da tutti chiamato Yanky.
Dopo una festa in famiglia, decide di scappare. Vuole andare a Berlino e ricominciare.
Una miniserie di quattro episodi in cui il tema centrale è la paura, ma soprattutto la scoperta.
La comunità di appartenenza vede l’Olocausto come una punizione divina e quindi, per evitare che questo si ripeta, adotta uno stile di vita particolarmente rigido.
Le donne, nonostante il Ventunesimo secolo, vivono in uno stato di inferiorità: non possono leggere né cantare, i matrimoni sono combinati e una volta sposate devono tagliare i capelli.
Prima del matrimonio, Esty viene (mal) preparata alla sua prima volta, le insegnano che una moglie deve far sentire il proprio marito come un re, e questo non farà di lei una regina.
Il sesso è un banale atto meccanico fatto per procreare, niente di più.
Una serie di flashback racconteranno i giorni di Esty a Williamsburg, mentre la comunità cercherà di riportarla indietro.
Yanky arriverà a Berlino con il cugino Moishe per cercare di ritrovarla.
Esty è cresciuta con i nonni, il padre è un ubriacone incapace di badare a se stesso e la madre, invece, era scappata (proprio come Esty) a Berlino ma non era riuscita a tenere con sé la figlia.
Chi meglio di lei potrebbe capirla e cercare di aiutarla.
Unorthodox racconta la sua fuga, mostrando i suoi primi passi a Berlino e la sconosciuta libertà.
Abbraccerà una nuova vita, grazie al gruppo di musicisti che diventeranno una vera e propria famiglia.
La prima cosa che Esty scoprirà sarà il suo corpo: da sempre nascosto sotto una campana di vetro, scoprirà di avere delle gambe e indosserà i suoi primi jeans, si libererà della parrucca, comprerà il primo rossetto.
La ragazza dell’ultimo episodio è completamente diversa da quella che abbiamo conosciuto nel primo. Diventerà forte, tenace, pronta a ricominciare con il sorriso sul volto.
Una miniserie dai toni cinematografici, dove l’emancipazione è la vera protagonista, trasportando in un mondo che sembra così lontano dal nostro.
Un emozionante capolavoro, che non giudica e non condanna, ma conduce alla riflessione.
Serena Votano