Di questi tempi, in cui le racchette sono ferme, ci si può accontentare anche di un incontro virtuale. E’ quello che è accaduto ieri tra Novak Djokovic e Andy Murray. Un incontro fatto di parole, aneddoti e ricordi tra due dei più grandi campioni dell’era contemporanea. Una chiacchierata in tutta amicizia, dunque, attraverso Instagram nella quale sono emerse preferenze, gusti e anche rimpianti di due carriere eccezionali. La tendenza dei cosiddetti ‘instaperitivi’ non è copyright della coppia, però, visto che qualche giorno fa era stata inaugurata da Benoit Paire e Stan Wawrinka. Ma la caratura dei tennisti ha reso certamente più gettonata la chiacchierata di ieri tra il serbo e lo scozzese
Non sono mancate le battute come quella proprio sul collega Stan Wawrinka e sui calzoncini ostentati dallo svizzero in occasione del Roland Garros vinto nel 2015. Quell’orribile indumento, a detta di Djokovic, è stato il ricordo più indelebile dell’intera edizione. Murray conferma l’impressione del collega e scatena la reazione dell’interessato, evidentemente in ascolto, che espone un dito medio e due emoji sorridenti in tutta risposta. Il momento più interessante è stato certamente quello in cui si sono affacciati i rimpianti.
Djokovic-Murray, i rimpianti per le occasioni perse
Andy Murray non riesce ancora a farsi una ragione della sconfitta subita in finale al Roland Garros proprio contro Nole. La terra rossa, per sua stessa ammissione, è una superficie che lo scozzese ha sempre sofferto, ma essere arrivato ad un passo dal trionfo e veder sfumare il sogno all’ultimo step brucia ancora nel suo animo. Così come pesano enormemente le 4 finali perse a Melbourne. Il tarlo che, invece, continua a rodere nella testa di Djokovic sono le Olimpiadi perse: Pechino, Rio e soprattutto Londra proprio contro l’idolo di casa Murray.
Nel 2008 a Pechino, anche se ho vinto il bronzo, nella semifinale con Rafa ho perso una partita molto dura, sbagliando anche uno smash piuttosto facile su un punto importante. Poi anche nel 2016 a Rio, mi sentivo benissimo, venivo dai migliori 15 mesi della mia carriera, avevo perso al terzo turno a Wimbledon, per cui avevo avuto tutto il tempo di prepararmi, avevo vinto in Canada, e ho perso al primo turno. Poi anche la semifinale di Londra 2012 contro di te e pure la finale dello US Open, lo stesso anno: ho sbagliato un altro smash molto facile.
I due si divertono poi a stilare classifiche. Nole si rifiuta di paragonare tennisti di diverse epoche per definire il più forte di tutti i tempi. Murray, con grande classe, sostiene che non ce n’è bisogno visto che i tre più grandi sono della stessa generazione. Chiaro riferimento all’interlocutore e ai rivali Federer e Nadal. Poi il tentativo di costruire idealmente il tennista perfetto modellandolo con le caratteristiche migliori dei giocatori in circolazione, i due si scambiano il favore di attribuirsi vicendevolmente i migliori rovesci e le migliori risposte. Entrambi, inoltre, riconoscono la forza mentale di Rafa Nadal e l’indiscutibile primato della volèe di Roger Federer.