Celebra la Festa della mamma con l’intervista all’artista Carla Nico che ha dedicato larga parte della sua produzione al tema della Grande Madre.
Festa della mamma e Dea Madre
La parola madre deriva dal sanscrito, una antica lingua indoeuropea. Alcuni collegano questo termine alla lettera m, che spesso è la prima che i bambini pronunciano. In realtà questa parola è riconducibile alla radice sanscrita “ma-” che ha il significato di misurare, preparare, formare. Quindi un significato di riconducibile all’atto di “Creazione”. La parola padre che deriva dalla radice sanscrita “pā–“, esprime il concetto di “proteggere”.
La Dea Madre
Stando alle testimonianze archeologiche, in tutta l’Europa neolitica le credenze religiose erano omogenee e si basavano sul culto di una Grande Madre. Il sistema religioso arcaico non comprendeva Dei o sacerdoti, ma solo la Madre e le sue sacerdotesse. Gli uomini temevano la matriarca, la riverivano e le obbedivano e poiché la gravidanza era imputata alle virtù fecondatrici delle acque o del vento, o ad altro intervento della natura, mentre la paternità non era tenuta in considerazione. Quindi nell’antichità la maternità era festeggiata non sono un giorno di maggio per la Festa della mamma, ma si configurava proprio come una religiosa divinità. In questo passo tratto dall’Asino d’Oro di Lucio Apuleio, nel II secolo d.C., la Grande Madre afferma l’infinita e onnipotente supremazia della Dea Madre Natura su tutto il Creato.
Io sono colei che è la madre naturale di tutte le cose, signora e reggitrice di tutti gli elementi, la progenie iniziale dei mondi, il culmine dei poteri divini, regina di coloro che popolano gli inferi, una sola forma di tutti gli dei e le dee. Per mio volere si dispongono i pianeti in cielo, le salubri brezze marine e i lamentosi silenzi infernali. Il mio nome, la mia dignità sono adorati ovunque nel mondo, in diversi modi, con svariate usanze e con molti epiteti.
Poetica della Dea Madre, il simbolismo
La religione della Dea e i suoi simboli sopravvivono comunque in numerose aree geografiche. Molti di questi simboli sono ancora presenti come immagini nella nostra arte e letteratura, e si trasformano in temi potenti nei nostri miti. Questi temi e queste simbologie le troviamo oggi anche nei lavori dell’artista romana Carla Nico. In occasione della Festa della mamma approfondiamo il tema della Dea Madre Natura con questa artista che ha dedicato larga parte della sua produzione artistica al linguaggio della Dea Madre.
La dea Madre nelle opere di Carla Nico
MM: Carla, raccontami come è iniziato per te l’interesse per il mito della Dea Madre e della sua simbologia come linguaggio?
C.Nico: Grazie, sono contenta di poterne parlare oggi in occasione della Festa della Mamma. Ho indirizzato il mio interesse per lo studio dei simboli, soprattutto quelli più antichi, proprio per cercare di spiegare il senso di attrazione che questi esercitavano su di me. Questo percorso mi ha portato a studiare diversi saggi su storia, preistoria e mitologia, materiale fotografico e studi sull’origine e l’evoluzione della scrittura. Il tema della Natura Madre, da onorare e rispettare, era già al centro della mia produzione. Nel tempo si è poi arricchito di un senso di sacralità e di immagini iconiche dalla storia plurimillenaria.
MM: Come si è evoluto il tuo processo creativo?
C.Nico: Lo studio della simbologia iconica ancestrali mi ha portato ad appassionarmi allo studio della mente umana, dei processi inconsci che influenzano il nostro vivere. Ho approfondito il carattere, i rapporti interpersonali e le nevrosi di ognuno. E anche questo è confluito nella mia arte, nella scultura, nelle forme che ho creato con tanti materiali diversi. Su questo tema ho dedicato nel 2002 una mostra multimediale al Maschio Angioino di Napoli e nel 2010 a Sulmona nel Chiostro di Santa Chiara.
MM: Le tue ultime produzioni trasferiscono queste tematiche in sculture e gioielli, cosa ti ha portato a utilizzare queste nuove tecniche?
C.Nico: In realtà al mio interesse per colore e disegno si è subito affiancata la sperimentazione di tanti altri materiali. Ritrarre oggetti e personaggi con la luce che gioca sulle superfici evidenziandone i volumi, vuol dire già “scolpire”. Il salto nella scultura non c’è, è un avvicinamento graduale. Attualmente nelle mie creazioni prevale questa trasversalità di tecniche che si fondono e si trasformano l’una nelle altre. Le ultime produzioni sono gioielli-scultura con la tecnica della cera persa. Ho per esempio realizzato diverse piccole sculture in legno da inserire fra i grani di collane e inserito strati di carta cellulosa e stoffa sulle tele. Trovo molto stimolante il confluire di una tecnica nell’altra. Credo che essere artista vuol dire proprio nel non smettere mai di sperimentare nuove tecniche e nuovi temi per alimentare la creatività.
Le mostre e il suo lavoro
Carla Nico si è Diplomata all’Istituto Europeo di Design di Roma. Nel 1988 una sua Opera viene premiata dalla rivista “Arte” di Mondadori. Nel 1989 la sua prima personale a Roma, a cui ne faranno seguito molte altre in diverse Gallerie di Roma e a Palazzo Barberini. Ha curato l’istallazione multimediale e la regia di “Donne ad Oriente” a Genzano e la personale “Ecce Mulier” a Pisa. Attualmente vive e lavora a Lanuvio in provincia di Roma dove collabora attivamente con associazioni culturali curando corsi di Disegno, pittura e anatomia artistica.
di M. Cristina Cadolini