L’economia europea sta conoscendo uno dei momenti di maggiore crisi della sua storia. Fondamentale sarà ricostruire su basi diverse il futuro
Il Pil europeo ha risentito pesantemente dell’emergenza Covid-2019: -3,3% rispetto a un anno fa. Persino peggiore la zona euro (-3,8%), con Spagna e Francia in calo di oltre il -5%
Che il coronavirus avrebbe avuto un impatto devastante sull’economia mondiale era ampiamente pronosticato. E i dati relativi ai PIL, che Eurostat ha diffuso proprio in questi giorni, ne danno un amara conferma. L’Unione Europea ha visto calare il proprio PIL del 3,3% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto al primo trimestre del 2019. La zona euro registra cali persino maggiori, rispettivamente di 3,8% e 3,2%. Dati impietosi, che fotografano un continente in procinto di dover combattere il calo economico più grave degli ultimi 20 anni.
Le perdite percentuali maggiori sono quelle di Francia e Spagna: la prima registra rispettivamente -5,8% e -5,4%, mentre la seconda -5,2% e -4,1%. Cali significativi che, visti i valori di partenza, risultano i più pesanti (insieme all’Italia, -4,7% e -4,8%) all’interno della zona euro. Nemmeno la Germania ne esce indenne, seppure il suo calo (-2,2% e -2,3%) non sia superiore alla media.
Calo del commercio, nuove sfide e prestiti
Il mese di marzo ha visto un crollo anche del commercio tra Stati. L’export dell’UE ha raggiunto il valore di 193,3 miliardi, inferiore del 6,2% rispetto al 2019. Allo stesso modo le importazioni si sono arrestate a 165 miliardi (-10,1% da un anno all’altro), cifra che stabilizza l’avanzo commerciale a 28,2 miliardi. Per combattere la crescente disoccupazione, i governi europei hanno definitivamente approvato il piano Sure. Quest’ultimo permette un’erogazione massima di 100 miliardi di prestiti ai Paesi membri per sostenere le misure pro occupazione.
La ripresa del Pil europeo dovrà tuttavia considerare un ulteriore elemento: la riduzione delle emissioni inquinanti. Infatti le misure di lockdown hanno avuto come effetto collaterale un crollo delle emissioni di gas serra, che rischiano di tornare ai livelli precedenti in parallelo con la ripresa economica. Per questo una ricostruzione del sistema economico con l’aggiunta di una fondamenta economica potrebbe rivelarsi la miglior scelta possibile per il futuro.