Se il mondo non fosse stato sconvolto da una pandemia questi sarebbero i giorni degli Internazionali d’Italia. Però con i sé e con i ma non si fa la storia. La Storia, invece, quella con la ‘S’ maiuscola l’hanno fatta Roger Federer e Rafa Nadal. È arcinota ormai l’importanza di questi due autentici monumenti del tennis, ma il 14 maggio del 2006 sul Centrale del Foro Italico va in scena una delle più belle e combattute finali che si siano mai viste a Roma. Entrambi nel pieno delle loro forze, in momenti particolarmente brillanti delle loro carriere, Federer e Nadal si sono dati battaglia in una sfida che ha condizionato fortemente la considerazione che i due contendenti si sono reciprocamente assegnati
Nadal-Federer i primi vagiti di un’eterna rivalità
La partita, nel contesto della rivalità tra Federer e Nadal, occupa un posto di primo piano per diversi motivi. Innanzi tutto si tratta della sfida più lunga che i due abbiano mai affrontato l’uno contro l’altro. La finale durò, infatti 5 ore e 5 minuti. Inoltre si arrivava a quel match in un momento in cui, forse per la prima volta, l’indiscussa sovranità dello svizzero su un campo da tennis iniziava ad essere messa in dubbio. E proprio per via della presenza di questo giovane spagnolo che, poco più che maggiorenne, era campione in carica di Parigi e nel bel mezzo di un record di imbattibilità sulla terra rossa che lo avrebbe portato al traguardo delle 81 partite.
Il percorso verso la finale del numero uno del mondo non è semplicissimo. Dopo essersi sbarazzato piuttosto agevolmente di Chela, Starace e Stepanek, Federer comincia a vedere i fantasmi già ai quarti di finale, in cui Almagro lo costringe ad un impegnativo terzo set, vinto poi 7-5. In semifinale contro Nalbandian c’è voluto addirittura il tie-break decisivo per decretare il finalista. Di tutt’altra natura la scalata di Nadal. Lo spagnolo vive appena qualche patema al primo turno contro Moya, l’unico a togliergli un set, prima della finale. Poi strada spianata contro Volandri, Henman, Gonzalez e Monfils. La finale è comunque la certificazione di un dualismo che avrebbe dominato il decennio. Se la classifica parla a favore di Federer, i precedenti vedono Nadal avanti 4-1. Pertanto solo la maggiore dimestichezza con la superficie fa pendere l’ago della bilancia leggermente in favore del maiorchino.
Il trionfo di Nadal al termine di una storica battaglia
La partita rimarrà anche nella memoria perché si giocano ben tre tie-break su 5 set. I primi due parziali risultano particolarmente combattuti. In vantaggio per un set a zero (6-7), Federer si trova avanti 4-2 anche nel tie-break del secondo set. È allora che vive il primo letale momento di incertezza. Subisce la rimonta e perde il set (7-6). Soffrendo evidentemente il rimpianto dell’occasione sprecata e vedendo avanti a sé un avversario che non demorde e continua ad attaccarlo da fondo campo, perde momentaneamente le proprie certezze. Il calo si protrae anche nel terzo set (6-4). Nadal si trova avanti due set ad uno e nel primo gioco del quarto set Federer rischia il tracollo. Salva diverse palle break ma alla fine risorge dalle sue ceneri. A quel punto è Nadal a perdere la bussola insieme al quarto set senza più storia (1-6)
Con l’inerzia del match in mano, Federer allunga nel parziale decisivo, riprende a scendere a rete con coraggio e si porta sul 4-1. Sembra fatta solo per chi non avesse ancora conosciuto Nadal. Lo spagnolo ha sempre dato il meglio di sé quando deve recuperare, è lì che mostra la sua celebre forza mentale. E, come un ragno, tesse la sua tela da fondo campo, ricomincia ad imbrigliare il gioco dell’avversario e lo costringe al terzo tie-break della giornata dopo avergli annullato due match-point. Ancora una volta Federer ha il pallino in mano e ancora una volta spreca. Avanti 5-3 nel gioco decisivo, lo svizzero finisce per sbagliare tutto e consegnare il trofeo di Roma nelle mani di Nadal.
L’eredità di una finale e di un’incredibile annata
Dopo quella partita è stato chiaro a tutti che Federer aveva trovato un rivale vero, non soltanto uno specialista della terra battuta che aveva avuto la fortuna di batterlo più volte di quanto meritasse. Un giocatore vero, in continua evoluzione, con un’incredibile fame di vittorie e dei mezzi atletici spaventosi che nel tennis moderno pesano assai. La maturazione dello spagnolo si compirà, non soltanto un mese dopo il successo di Roma quando bisserà nella finale del Roland Garros sempre contro Federer, quanto nel 2008 quando riuscirà nell’impresa di vincere Wimbledon. Un risultato impensabile fino a pochi anni prima, sulla meno idonea delle superfici per il suo tennis. A dimostrazione dell’importanza del lavoro. Dal canto suo Federer si accontenterà di chiudere quel magico 2006 con tre Slam su quattro in bacheca.