Dopo aver gettato lo sguardo indietro di 13 anni al Draft del 2007, quando venne scelto Greg Oden, andiamo ancora più indietro, precisamente quattro anni prima. Siamo al Draft 2003, riconosciuto come uno dei più prolifici di sempre, in cui vennero selezionati alcuni dei più grandi giocatori di sempre. Dalle prime cinque chiamate venne fuori gente come Lebron James, Dwyane Wade, Chris Bosh (i futuri Big Three di Miami) e Carmelo Anthony. I Cavs chiamarono LeBron con la numero 1, ovviamente, e dopo di lui Detroit scelse… Darko Milicic. Se ad alcuni di voi non suona familiare il nome, siete nel posto giusto, se altri invece lo riconoscono come uno dei più grandi bust della storia del gioco, siete comunque capitati bene.

Darko Milicic e il Draft del 2003

Sul Milicic pre-Draft non ci sarebbe tantissimo da dire. 38 partite in due anni con i serbi dell’Hemofarm, con medie non stupefacenti ma neanche tanto male per un 17enne. Memori di lunghi tecnici provenienti dal vecchio continente come Sabonis, Divac, Nowitzki e Pau Gasol, gli scout NBA videro nel giovane serbo un potenziale centro franchigia. Effettivamente per quello che aveva fatto vedere sui campi europei, rapportato alla sua statura, la si poteva benissimo vedere in questi termini; una combinazione di statura, skills e atletetismo che vedere in un ragazzo così giovane era abbastanza raro.

L’analista ESPN Jay Bilas poco prima del Draft 2003 aveva addirittura dichiarato “Se non fosse per LeBron James, Darko Milicic sarebbe la prima chiamata in quasi tutti i Draft degli ultimi dieci anni“. E occorre ricordare come in quel Draft ci fossero certi ragazzi che qualcosa al college l’avevano fatta vedere. Carmelo Anthony, ad esempio, a Syracuse aveva giocato un grande anno, viaggiando a 22 punti e 10 rimbalzi di media, facendo intravedere un potenziale da All-Star.

Larry Brown e Darko Milicic
Larry Brown e Darko Milicic – Photo Credit: Allen Einstein/NBAE/Getty Images

Discorso valido anche per coloro che vennero chiamati alla numero 4 e 5, Bosh e Wade, reduci due ottime stagioni con Marquette e Georgia Tech. Il primo in 31 partite aveva viaggiato a 15.6 punti, 9 rimbalzi e 2.2 stoppate; il secondo, invece, al secondo anno in Winsconsin ad allacciata di scarpa aveva garantito 21.5 punti, 6.3 rimbalzi, 4.4 assist e 2.2 palle recuperate. Sta di fatto che le parole David Stern, dopo aver chiamato Lebron alla numero 1, furono “With the second pick in NBA Draft 2003, the Detroit Pistons select Darko Milicic“. Da quel momento inizia un viaggio tutto in discesa per Milicic.

Gli anni in NBA

L’impatto tra Darko e il mondo NBA non è dei migliori. Al suo anno da rookie giocherà appena 159 minuti distribuiti in 54 partite, nessuna delle quali iniziata da titolare. Nonostante Joe Dumars – executive dei Pistons in quegli anni – considerasse Milicic un elemento su cui puntare per il futuro, il suo minutaggio rimase esiguo e i suoi numeri scadenti. Basti pensare che nei suoi due anni e mezzo a Detroit Milicic ha giocato 96 partite segnando 152 punti, due in meno di quelli segnati di Carmelo Anthony nelle sei partite giocate a cavallo tra la fine di dicembre 2003 e l’inizio di gennaio 2004 del suo anno da rookie.

Unici traguardi – anche se contestualizzati risultano notevolmente ridimensionati – sono il titolo del 2004 e il fatto di essere divenuto, durante quelle finali, il giocatore più giovane della storia a giocare alle NBA Finals. Il 15 febbraio 2006 finisce la sua esperienza nella città della Ford e inizia quella nella città di Topolino. Sembra una battuta, ma a Orlando Milicic trova più minuti e più punti. Nella stagione 2006/2007 gioca addirittura 80 partite segnando 8 punti di media. Nel luglio del 2007 è free agent e viene firmato dai Memphis Grizzlies con cui in due anni gioca tante partite senza mai convincere. Viene allora nuovamente scambiato finendo a New York. Qui gioca appena 8 partite prima di venire girato a febbraio a Minnesota.

Milicic in maglia Wolves
Photo Credit: Eurosport

Nel dicembre 2009 aveva dichiarato che la stagione successiva sarebbe tornato al 100% in Europa; tuttavia Minnesota sembra calzargli bene e allora decide di restare in NBA. Quella con i Timberwolves nella stagione 2010/2011 sarà la migliore annata di Darko Milicic; gioca 69 partite (tutte partendo in quintetto) facendo registrare a notte 8.8 punti, 5.2 rimbalzi e 2 stoppate (quinto miglior stoppatore in quella stagione). L’anno successivo va male, Milicic viene tagliato e firma con i Celtics. A Boston però gioca solamente 5 minuti, prima di ritornare in Serbia (ufficiosamente) a causa delle condizioni di salute della madre.

Il ritiro e la vita post-basket

Al di là dei motivi familiari, la decisione di Milicic di lasciare l’NBA è stata probabilmente la realizzazione di un intento che da tempo covava dentro. Il peso di quella chiamata al Draft, le enormi aspettative, le continue pressioni hanno inevitabilmente segnato il serbo. Ancora prima del ritiro Milicic era considerato la peggiore scelta al draft di sempre; se Carmelo Anthony o Dwyane Wade fossero stati scelti dai Pistons, probabilmente il futuro di Detroit e della lega come la conosciamo adesso sarebbe cambiato totalmente. Stanco di quella realtà, Milicic il 13 giugno 2013 annuncia il suo ritiro.

Nel 2014 decide di cambiare completamente sport e si dà alla kickboxing; anche qui però Darko non ha fortuna e lascia. Nel 2015 sembra firmare con i serbi del Metalac Farmakom, ma non si sente ancora pronto per tornare sul parquet a quei livelli e allora ci ripensa. Nell’ottobre 2019 trova nella quarta serie serba una dimensione da cui ricominciare senza pretese. La squadra per cui gioca è il “I came to play“, letteralmente “Sono venuto a giocare”. Ultimamente il suo nome è salito un attimo alla ribalta quando durante una diretta Instagram tra Wade e Anthony, quest’ultimo aveva risposto con un “Chi?” quando Wade aveva fatto il nome di Darko.

Darko Milicic - I Came to play
Photo Credit: Reddit.com

La risposta del serbo non si è fatta attendere; a un’emittente serba ha così replicato “Per loro fortuna non hanno passato quello che ho dovuto affrontare io. Auguro a loro ogni bene e ogni onore per le loro carriere e le loro vite, con più successi e meno disapprovazione“. Volendo spezzare una lancia nei confronti di Milicic, il tabellino degli anelli vinti (al netto dei minuti passati in campo a conquistarli) segna 1 per Darko e 0 per Melo.