Nel settembre 2013 Nadia Toffa ha denunciato per la prima volta, attraverso un servizio de Le Iene, la drammatica realtà dell’ Ilva di Taranto. La sua è stata una battaglia lunga e perseverante, a seguito della quale la città le ha conferito la cittadinanza onoraria.
La tragica vicenda che riguarda l’Ilva di Taranto
Molto si è discusso nell’estate 2013 delle malattie a Taranto, ma il commissario dell’Ilva ha giustificato il tutto sostenendo un’incremento di consumo di tabacco e alcol. La magistratura invece ha dichiarato l’attività di sversamento nell’aria di sostanze nocive che potevano determinare malattia e morte nella popolazione residente. Nel suo primo servizio Nadia Toffa ha denunciato le tonnellate di ferro e carbone quotidianamente in arrivo al porto di Taranto. Sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti le nubi tossiche di colore rosaceo che si innalzano sulla città, colorando anche di rosso le mura delle abitazioni vicine allo stabilimento. Collinette artificiali, reti e barriere che dovrebbero servire per limitare il danno, sono del tutto inefficienti. Nell’ acciaieria la ghisa viene trasformata in acciaio, ma con questo fenomeno detto “Slopping” vengono rilasciati fumi tossici che, non captati dall’impianto di aspirazione, si disperdono nell’ambiente.
I servizi de Le Iene portano alla luce i tragici dati ospedalieri della città
Il Primario di Ematologia Patrizio Mazza, dell’ospedale Moscati di Taranto, aveva già lanciato l’allarme sulla pericolosità dell’Ilva a livello sanitario. Aveva constatato infatti 10 anni prima la presenza di leucemia, linfomi, mielomi in numerosi pazienti che avevano lavorato presso lo stabilimento. Nadia ha dato voce alle richieste dei malati di Taranto, che desideravano un ospedale vicino a casa dove potersi curare. Gli impianti non si sono mai fermati, ma la sanità è sempre stata un punto debole. Grazie alle prime inchieste de Le Iene sulla questione, sono anche pervenuti i 50 milioni promessi dal Governo alla città di Taranto per la costruzione di un polo oncologico, sebbene inizialmente quei soldi fossero spariti dalla manovra.
La testimonianza degli operati intervistati da Nadia
Dai 1000 ai 1400 operai lavorano nell’acciaieria. Alcuni hanno documentato tramite smartphone quanto accade stabilimento, rendendo note le procedure di scarico di materiale inquinante nell’ambiente e il rilascio di eccessivi fumi nell’aria. Gli operai intervistati da Nadia Toffa lavorano in condizioni pietose, senza protezioni, per molte ore al giorno e mandati allo sbaraglio. Odori, fumi, polveri, sostanze tossiche di ogni tipo sono le aspettative di una normale giornata lavorativa. Gli operai, non sempre consci dei rischi del mestiere, dopo anni di lavoro generalmente cominciano a manifestare sintomi di stanchezza fisica e psicologica, che spesso sfociano in complicazioni patologiche.
I bambini del quartiere: la loro triste realtà
I bambini del quartiere Tamburi non possono giocare nei parchi intorno allo stabilimento. La loro fascia d’età è molto esposta e sensibile a patologie. Per i bambini ammalati di fibrosi cistica, per esempio, sono gravissime le conseguenze che costringono a lunghi e frequenti ricoveri in ospedale. Numerosi sono i casi di tumore e leucemia, riscontrati proprio in infanti e adolescenti. Spesso le famiglie sono state costrette a traslocare, anche a costo di svendere la propria casa a bassissimo prezzo per regalare un futuro migliore ai propri figli.
Toccante è la storia di Gabriella, la bimba di soli 6 anni intervistata da Nadia, malata di leucemia. A causa della chemioterapia ha visto i suoi capelli cadere ed ha avuto la forza di sopportare questo dolore. Proprio questa bambina ha voluto inviare un videomessaggio a Nadia, dopo che le è stato diagnosticato il cancro, per trasmetterle la stessa forza e lo stesso coraggio che anni prima Nadia aveva trasmesso a lei. “Ora sei una guerriera come me”, ha detto la bimba emozionata nel video. Fino a poco tempo fa, Gabriella era costretta ad andare fino all’ospedale di Bari, a 100 chilometri di distanza da casa, per sottoporsi alle cure mediche. Oggi, grazie alla raccolta di fondi, un pediatra nel reparto oncologico dell’ospedale della sua città può seguire il percorso della sua malattia.
Nadia Toffa: la donazione in aiuto dei bambini malati e il reparto ospedaliero a lei dedicato
Sull’onda dell’iniziativa di raccolta fondi del quartiere Tamburi, Nadia Toffa e il suo staff hanno proposto al direttore dell’ASL di utilizzare quei soldi per reclutare il personale medico necessario. E’ stata proprio Nadia a pubblicizzare la donazione tramite ONLUS, attraverso la vendita di magliette per aiutare i bambini di Taranto. La Toffa è diventata una vera e propria madrina per l’iniziativa. Con la maglietta “Ie Jesche Pacce Pe Te“, “Io esco pazzo per te”, si è raggiunta nei mesi successivi la straordinaria cifra di €490.000. La raccolta fondi ha permesso di finanziare la costruzione di strutture che ampliassero l’attuale reparto di Pediatria dell’Ospedale Santissima Annunziata. Ancora più importante, ha reso possibile stipendiare per 24 mesi ben due pediatri.
Intere famiglie colpite dalla malattia, giovani vite stroncate e bambini a cui è stato tolto il diritto di giocare all’aperto, sperimentare, toccare ed esplorare: queste sono le vite che Nadia ha voluto raccontare, denunciando un’amara e talvolta letale realtà. Ha parlato direttamente con gli operai dell’Ilva di Taranto e ha anche ascoltato le sofferenze dei bambini malati, imprigionati in una realtà di cui non sono responsabili.
Dopo la scomparsa di Nadia, le Iene hanno visitato l’ ospedale di Taranto a lei intitolato. Hanno potuto conoscere i bambini malati di tumore del reparto di oncologia, riscontrando un aumento del 54% dei tumori infantili a causa dell’inquinamento ambientale. Il contributo di questa audace donna ha permesso ai bambini di seguire il percorso terapeutico vicino a casa, nei pressi della loro città e senza dover fare lunghi viaggi.
A distanza di 6 anni dal servizio di Nadia Toffa
L’azienda dà occupazione a 10000 lavoratori. Lo staff delle Iene si è recato proprio a Taranto per intervistare le stesse persone che aveva incontrato Nadia anni prima, tra cui ex operai dell’Ilva e residenti della città. L’acciaieria c’è e continua ad emanare fumi. Si attendono le direttive del nuovo Governo, che sembra cercare soluzioni alternative alla chiusura definitiva dell’acciaieria, poiché metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro.
Ciò che rimarrà sempre impresso nel cuore dei tarantini è la positività e la perseveranza di Nadia Toffa, che si è dedicata a pieno nella battaglia contro la loro triste realtà. Una realtà, quella in particolare della malattia, che poi si è ritrovata ad affrontare in prima persona. Questa grande donna non si è limitata solo a dar luce alla vicenda di Taranto e voce ai racconti dei più deboli, ma si è anche impegnata concretamente nella raccolta fondi, pubblicizzando un’iniziativa che si è rivelata vincente. Con il ricavato di oltre 500 mila euro, finalmente i bambini, innocenti vittime dell’inquinamento, hanno potuto ricevere nella propria città le cure e le attenzioni necessarie.