Editto di Milano noto anche come Editto di Costantino: è il 13 giugno 313 quando, è promulgato l’editto di Milano da Costantino e Licinio. Ricordando l’evento storico ed i successivi fatti del giorno.
Editto di Milano, tolleranza e libertà di culto
Noto anche come Editto di Costantino o editto di tolleranza, si riferisce all’accordo del febbraio 313, sancito dai dai due Augusti dell’impero romano: Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente. Il tema discusso fu la politica religiosa e comunitaria alle due parti dell’impero. E’ il 13 giugno del 313 d.C. quando è promulgato, definitivamente, l’Editto di Costantino: con esso si decretava la libertà di culto.
Nonostante la sottoscrizione sia nota con il nome di Costantino, l’editto portava anche la firma Licinio, Augusto d’Oriente. La libertà di culto giungeva al momento esatto per i cristiani; soprattutto dopo l’ultima grande persecuzione subita da Diocleziano, alcuni anni prima. La promulgazione di tale accordo rese Costantino amato dalla nascente Chiesa Cattolica Romana: tuttavia, era frutto di un brillante disegno politico volto a ridare unità all’Impero dopo anni di guerre civili.
Editto di Milano: dalla libertà religiosa all’esilio del Re di Maggio
13 giugno 1946: Umberto II di Savoia, luogotenente generale del Regno d’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, lascia il Paese: ciò avvenne in seguito al referendum sulla forma di Stato della nuova Italia, dove vinse la Repubblica. Il noto “re di Maggio” partiva da Ciampino per rifugiarsi in Portogallo. Dopo la Guerra, Umberto II non desiderava ulteriori conflitti, perciò, pur amareggiato, accettò l’esito del referendum.
Tangentopoli, lo scandalo
Il 13 giugno 1998 arrivavano le condanne del processo Enimont legate allo scandalo Tangentopoli.Il processo ebbe inizio nel 1993 e svelò le dietrologie della cosiddetta Prima Repubblica: protagoniste le tangenti che le industrie versavano ai partiti politici, per garantirsi scelte idonee per i loro affari. La Montedison di Raul Gardini cercò, tramite una maxi-tangente, di ottenere la fusione con l‘Eni, creando il colosso Enimont. L’operazione di corruzione coinvolse nel mirino la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano. Tra essi non mancarono nomi del PCI e della Lega Nord. La Corte di Cassazione di Milano condannò diversi esponenti di spicco della politica italiana: fra questi, Umberto bossi, Giuseppe Garofano, Giorgio La Malfa e Arnaldo Forlani.