Tra gli anni ’60 e ’70 si è assistito allo sdoganamento di un rock crudo e libertino, oserei dire gypsy. Un fenomeno che ha interessato soprattutto i paesi oltralpe e oltreoceano ma che anche in Italia ha trovato l’esponente perfetto in cui incarnarsi: Raffaella Carrà, cantante e ballerina bellissima, bionda, moderna, provocante e libertina.
Il debutto in televisione avviene nel 1969 (anno di Woodstock, coincidenze?) e, sebbene il genere musicale di riferimento della Carrà non sia mai stato il rock, possiamo tranquillamente definirla una rockstar all’italiana. La sua carriera musicale è infatti densa di testi, balli e costumi provocanti per l’Italia del boom economico, che sotto lustrini, top cortissimi e stacchi di coscia celavano messaggi libertini e femministi attuali ancora oggi.

Raffaella Carrà, rockstar all’italiana

E quando ti guardo lo sai cosa voglio da te

La copertina del 45 giri di Raffaella Carrà "Tuca Tuca" - immagine web
La copertina del 45 giri di Raffaella Carrà “Tuca Tuca” – immagine web

Una delle canzoni più conosciute di Raffaella Carrà è sicuramente Tuca Tuca. A volte troppo attenti all'(apparentemente) innocente coreografia, non prestiamo troppa attenzione al testo, la dichiarazione di una donna ad un uomo che le piace e che vuole esprimerglielo unendosi in un amplesso.
Anche la copertina del 45 giri, con la mano della Carrà in una posizione inequivocabile, è provocatoria ed esplicita.

Poi rimango vuota e ferma, in quel momento non vi dico allora, allora cosa sento

Forte, forte, forte è uno dei pezzi più espliciti di Raffaella Carrà, in cui senza troppi giri di parole è descritto un vero e proprio congiungimento carnale e il desiderio che avvenga con veemenza. Non più una donna sottomessa sessualmente, ma consapevole del fatto che il proprio corpo è veicolo di un piacere forte, forte, forte.

Ho un piccolo difetto, che ogni cinque ore mi piace far l’amore

E anche Dammi un bacio risulta essere una delle canzoni meglio riuscite dal punto di vista dello sdoganamento del piacere femminile. La Carrà fa l’amore perché le piace e perché le viene bene, perché sa di essere bella. Bellezza che utilizza per sedurre e per i propri scopi lussuriosi, cantando infatti anche “Dovresti essere felice: non so far da mangiar ma sono quasi bella, ti puoi accontentare“.
Donna come angelo del focolare? Forse una volta: ormai siamo di fronte a donne moderne che reclamano i propri diritti anche sessuali.

Se lui ti porta su un letto vuoto il vuoto daglielo è dietro a lui, fagli vedere che non è un gioco, fagli capire quello che vuoi

Raffaella Carrà nel video di "A far l'amore comincia tu" - immagine web
Raffaella Carrà nel video di “A far l’amore comincia tu” – immagine web

Una canzone che sembra quasi un decalogo della perfetta dominatrice: in A far l’amore comincia tu la Carrà invita le donne ad abbandonare i panni delle sottomesse e a dirigere i giochi in camera da letto.

Come è bello far l’amore da Trieste in giù, l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu

Tanti auguri è simbolo di un amore che più libero non si può: un amore libero da qualsiasi pregiudizio e preconcetto, fluido, senza confini geografici e, perché no, anche multiplo: d’altronde gli auguri sono per “chi tanti amanti ha“. E se il fidanzato ti lascia? “Trovi un altro più bello che problemi non ha“.

Ballo, ballo, ballo, non mi innamoro

Ballo ballo è la summa artistica di Raffaella Carrà, una donna che ha dato tutto per il ballo, disciplina che le ha aperto le porte di un successo perpetuo e che la rende prigioniera, che le toglie il respiro e il tempo per fare qualsiasi cosa, anche per innamorarsi, poiché il suo cuore appartiene alla pista.

Mi ha portato tante volte a veder le stelle ma non ho visto niente di Santa Fè

Raffaella Carrà nel videoclip della versione spagnola di "Pedro" - immagine web
Raffaella Carrà nel videoclip della versione spagnola di “Pedro” – immagine web

Altro che ragazzino, che perbenino!“: Pedro è l’amante perfetto che una donna può desiderare quando si reca in vacanza a Santa Fè. Il ragazzino avvicina questa donna straniera, bellissima nel suo abito rosso provocante e “si offre a far da guida per la città“, una città che la Carrà non vedrà mai, poiché lei e Pedro, per tutto il periodo della villeggiatura, saranno impegnati a darsi piacere reciproco. La vacanza ad un certo punto finisce, ma la donna non demorde: tornerà a Santa Fè solo per Pedro e per la passione che le ha saputo dare, nonostante l’età piuttosto giovane.

Ma che bella questa festa senza te

Vale la pena stare a sentire un uomo che per tutta la durata della relazione ci ha colpevolizzato, facendoci credere che abbiamo davvero sbagliato qualcosa? Assolutamente no! Meglio allora non dire a nessuno di essere innamorate, e soprattutto essere consapevoli che non vale di certo la pena di struggersi per un uomo; e allora facciamo festa, in cui chi ci ha fatto soffrire non è invitato. Fiesta, olè!

Chiara Cozzi

Segui Metropolitan Magazine ovunque! Ci trovi su FacebookInstagram e Twitter!