Dal fuoco inizia sempre un viaggio; per assurdo, anche a Venezia, dove l’acqua e il tempo sono cadenzati a ritmi solo loro. La “Serenissima” sta emettendo i versi e i gesti tipici di chi si risveglia da un lungo sonno e da uno strano torpore. Dentro ai sestieri e lungo le calli, si possono udire le voci dei veneziani stupirsi di questa esperienza silenziosa, dove prima vigeva il fragore.”Mai vista Venezia cosi” esterna candidamente un passante. La pandemia ha portato anche questo. Superato il Ponte di Rialto e Piazza San Marco, oltre canali simili a vene pulsanti, raggiungiamo il cuore di questa Atlantide reale, e giunti in Campo San Fantin ci appare il ‘volto’ marmoreo del teatro La Fenice.
Questo luogo sacro per la musica e l’opera ha nel nome il proprio destino. La Fenice, infatti, aprì al pubblico nel 1792 per volere della società dei palchettisti – azionisti illustri della Venezia di allora – e nel 1836 e nel 1996 subì due devastanti incendi, dopo i quali rinacque letteralmente dalle sue ceneri. Questo “terzo rogo” che è stato il Covid-19 ha calato nuovamente il sipario, ma per questo tempio nomen omen. I funzionari del posto infatti ci confermano come le attività del teatro stiano gradualmente riprendendo. Un intero palinsesto votato ad intrattenere il pubblico sul Web sta per l’appunto portando l’orchestra a casa degli spettatori.
Tragedia, Danza e Commedia unite in statue e maschere nella facciata
Visitando una delle “Sale Apollinee”, cosi chiamate per le decorazioni ispirate ad Apollo, dio greco, padre delle Muse e protettore delle Arti, incontriamo leggii abbandonati, tracce delle prove per il concerto che il 20 giugno ha portato Mozart, Bach e Schubert online, diretti dal primo violino Enrico Balboni. Con la prossima esibizione del 23 giugno, sarà invece la volta di Rossini e Il barbiere di Siviglia. Chiedendo lumi ad un violista in pausa, scopriamo che per ora l’apertura dal vivo è ipotizzabile per il 5 luglio, ma tutto rimane ancora sospeso.
Il teatro gode di complete ricostruzioni a seguito dei disastri che subì; nel 1996 fu eseguito un meticoloso lavoro in cui sorse un’imponente “camera acustica” in legno per facilitare la diffusione del suono. Era inoltre sprovvisto di una Loggia Imperiale prima del 1797, anno in cui Venezia rinunciò alla propria indipendenza, consegnandosi alla Francia di Napoleone Bonaparte. Ma oggi La Fenice è un teatro moderno, polifunzionale, con più di mille posti a sedere. In cantiere è in costruzione un palco avveniristico per riaprire con le norme del distanziamento sociale: come una prua di una nave, una chiglia in legno rivoluzionerà la prospettiva tra platea e palco in un tutt’uno, offrendo uno spettacolo d’immersione.
Un’arca che ci traghetterà in un mondo nuovo
“Un’arca che ci traghetterà tutti in avanti, in un mondo nuovo” afferma il direttore artistico del teatro Fortunato Ortombina. La programmazione aprirà con un concerto degli Ottoni dell’Orchestra diretto da Claudio Marino Moretti con Fanfare for a Common Man e musiche di Bach. Tornerà inoltre la lirica di Antonio Vivaldi. Salendo ai piani superiori, sul loggione e i palchetti scopriamo che la visita al complesso offre anche tanto altro. Un autentico altarino a Maria Callas e alle gesta che la legano al posto caratterizza questa parte; spiccano poi locandine iconiche di rappresentazioni che hanno segnato la storia, su tutte Turandot di Giacomo Puccini e La Traviata di Giuseppe Verdi. Tale mausoleo consacra questa chiesa dell’arte musicale a riferimento internazionale dell’Italia nel mondo.
Una lacrima è il modo con cui la retina, ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza
Nel 1989 il premio Nobel per la letteratura Iosif Brodskij pubblicava un librettino culto, per la narrativa di viaggio e per chi adora Venezia, chiamato “Fondamenta degli Incurabili”, dal nome dell’ex ospedale nel sestiere Dorsoduro. Quest’opera in prosa era un’ode di un innamorato alla propria amata, la città, e alla magia e al dolore nel contemplarla.
“Posto che la bellezza sia una particolare distribuzione della luce, quella più congeniale alla retina, una lacrima è il modo con cui la retina ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza”.
Siamo certi che queste parole di Brodskij possano tornare attuali, soprattutto ora, per come il leone della “Serenissima” stia reagendo all’epidemia e specialmente per come il suo ‘cuore’ che è La Fenice stia riprendendo a palpitare.
Seguici su:
Facebook
Metropolitan Music
Twitter
Instagram
Spotify