Conosciuta al grande pubblico principalmente per l’autoritratto fotografico nel quale si raffigura in posa strafottente e con due uova al tegame posizionate sopra ai seni (Self Portrait with Fried Eggs, 1996) Sarah Lucas è una prolifica artista contemporanea inglese, classe 1962.
Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1988 insieme ai YBAs. Il gruppo di artisti inglesi dalle attitudini punk, meglio conosciuto come Young British Artists, era solito organizzare mostre all’interno di magazzini o fabbriche abbandonate. Tuttavia Sarah Lucas ha preso presto le distanze dal gruppo, proseguendo individualmente. Nel 2015 ha rappresentato l’Inghilterra alla 56° Biennale di Venezia ed attualmente è una delle artiste inglesi più influenti.
Appropriazione dello sguardo
Con l’intento di portare il fare femminile all’esterno della sfera femminile, interrompendo così le dinamiche dello sguardo del potere patriarcale, nelle sue opere spesso si appropria ironicamente di simboli fallici e delle costruzioni maschili, dissezionandole e stravolgendone la natura. È il caso di Eating a Banana, autoritratto scattato nel 1990, nel quale si rappresenta nell’atto di addentare una banana.
O, ancora, Au Naturel, scultura creata nel 1994. Un assemblaggio di oggetti che fanno diretto riferimento a organi sessuali posizionati su un materasso.
Nel contesto della storia dell’arte “au naturel” si riferisce comunemente ai dipinti di nudi femminili (tradotto letteralmente dal francese è “al naturale”). Applicando invece il termine a tutto il corpo di opere di Lucas, il titolo parla di immediatezza, di intimità, della schiettezza delle sue immagini. E specula inoltre sulla possibilità di uno stato naturale senza le limitazioni delle strutture sociali stabilite e della conformità di genere.
La Biennale di Venezia
Risale al 2015 la sua partecipazione alla 56esima Biennale di Venezia di Pittura, che ha confermato la sua ormai nota fama all’interno del sistema dell’arte. I SCREAM DADDIO, questo il titolo della sua mostra personale nel padiglione, presentava un gruppo di lavori organico e dalle forme consapevolmente ambigue: ad accogliere ironicamente i visitatori all’ingresso del padiglione si trovava un grande fallo giallo.
Lo spazio interno ospitava diverse sculture rappresentanti corpi sia maschili che femminili, questi ultimi animati attraverso la loro combinazione con gli ordinari mobili domestici che hanno caratterizzato il lavoro di Lucas sin dalle prime opere. Queste muse oscene e potenti formavano una linea corale in grado di ribaltare l’oggettivazione tradizionale della forma femminile in una storia dell’arte che è tutta al maschile.
I temi
Attingendo da riferimenti storico-artistici, stereotipi culturali e cultura dei tabloid, il lavoro di Sarah Lucas prende posizione contro il puritanesimo. Si schiera anche contro il conformismo e la misoginia, con irriverenza e ingegno non indifferenti. La combinazione di queste posizioni vede sbocco nell’evocazione di temi forti come la morte, il sesso e la religione che continuano ad influenzare la nostra vita contemporanea.
Sono opere fatte di corpi attraverso i quali con umorismo critico mette sotto esame le convenzioni della classe media e sottolinea gli osceni paradossi e l’assurdità della vita di tutti i giorni, utilizzando all’occorrenza il linguaggio di strada per sviluppare i suoi concetti.
Sarah Lucas e il femminismo
Le recensioni femministe spesso descrivono il lavoro di Lucas come un tentativo di aggiungere artiste donne all’interno del canone della storia dell’arte. Questo perché il suo lavoro analitico prevalentemente parla di corpo femminile e di voyeurismo. Ed è vero che Sarah Lucas porta avanti l’eredità di artiste molto importanti per la storia dell’arte che hanno avuto a che fare con il femminismo, come Cindy Sherman. Tuttavia, il suo linguaggio visivo riesce addirittura a svuotare di senso il termine stesso femminile, motivo per cui non è del tutto giusto inserirla sotto l’univoca definizione ‘artista femminista’.
“I am not trying to solve the problem. I’m exploring the moral dilemma by incorporating it” “Non sto provando a risolvere il problema, sto esplorando il dilemma morale, incorporandolo”.
Le parole dell’artista infatti riassumono perfettamente il suo approccio a tematiche quali la disparità tra i generi. Cercare di assimilare il problema più che combatterlo apertamente in quanto alterità (come veniva fatto invece dalla generazione di femministe radicali), e, così facendo, prendere atto dell’enorme complessità del reale.
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