Morelli e Murgia: molto si sta parlando, in queste ore, della diatriba avvenuta tra la scrittrice Michela Murgia ed il famoso psichiatra Raffaele Morelli. Una frase ambigua, che lascia poco spazio ad un’interpretazione fantasiosa o astratta.
Morelli e Murgia, lo scoppio della polemica
La polemica ha inizio quando, Raffaele Morelli a Radio RTL 102.5, interviene per spiegare un aforisma condiviso il giorno prima dall’emittente: la spiegazione fornita dal noto psichiatra fa emergere forti accuse di sessismo, in proposito. Galeotta la frase di Francois Segan:
“Un vestito non ha senso a meno che ispiri gli uomini a volerlo togliere di dosso”.
L’aforisma è stato oggetto di forte critica, ira che si è ancor di più fomentata quando, Raffaele Morelli, ha intentato una spiegazione a riguardo:
”Se una donna esce di casa, e gli uomini non le mettono gli occhi addosso, deve preoccuparsi. Puoi fare l’avvocato o il magistrato e ottenere tutto il successo che vuoi, ma il femminile in una donna è la base su cui avviene il processo. Se le donne non si sentono a proprio agio con il proprio vestito, tornano a casa a cambiarselo. La donna è la regina della forma.”
Queste affermazioni, hanno scatenato i social e le opinioni pubbliche tanto da arrivare ad accusare lo psichiatra di sessismo, maschilismo e misoginia. Tuttavia, la polemica non si arresta: Michela Murgia, in diretta su Radio Capital, richiede l’intervento di Morelli per discutere su quanto affermato: la conversazione si trasforma in poco in una vera e propria disputa.
Le bambine giocano con le bambole, i bambini no: la frase che scatena lo scontro
Lo psichiatra spiega in diretta che il femminile, in una donna, è presente nel suo essere già agli albori. Le bambine – dice Raffaele Morelli – giocano con le bambole già dal principio. L’asserzione scatenante che prende al balzo la Murgia per chiedere al professore:
“I bambini maschi non giocano con le bambole? Forse è così perché non gliele diamo. Con cosa giocano i bambini maschi?”
Da qui un innescarsi di tensioni e nervosismo: la reazione di Morelli, infatti, è molto forte. Chiede che non siano fatte domande cretine, e poi incalza dando del tu alla conduttrice affermando che i codici femminili, sono primordiali ed insiti nella crescita di ogni donna: qualora questo aspetto venisse soffocato, la donna perderebbe la sua identità. Affermazione che, dice lo psichiatra, sta alla base della psicologia e della psicoanalisi. Il tentativo di intervento della Murgia, può poco contro i toni alterati di Morelli che intima alla scrittrice di star zitta, minacciando di andarsene. Michela Murgia si difende sottolineando che, lo psichiatra, non è lì per fare un comizio ma per rispondere a domande specifiche. Scontro che realizza il suo finale con Morelli che mette giù il telefono.
Morelli e Murgia: come la psicologia libera dagli stereotipi di genere
Raffaele Morelli ha ragione a dire che le bambine giocano con le bambole già dal principio? Le affermazioni dello psichiatra lasciano poco spazio all’immaginazione, in un tempo storico in cui, ancora, si deve lottare – in alcuni luoghi più che in altri – per ribadire che uomini e donne hanno gli stessi diritti. A quanto pare non solo il femminismo storce il naso alle affermazioni di Morelli, ma la stessa psicologia. Donald Winnicott pediatra e psicoanalista britannico, fu il primo a parlare di gioco come dimensione creativa: l’attività ludica consente al soggetto di esprimere la propria personalità, senza imposizioni e come atto creativo. Tale azione permette al bambino di indagare sé stesso entrando in contatto con il proprio Sé autentico.
Attraverso il gioco simbolico si sviluppa la creatività e la conseguente Teoria delle Mente, ovvero la capacità di imputare agli altri interlocutori che esistono altri stati mentali rispetto ai propri. Lo psicoanalista Jung, invece, credeva – a dispetto delle asserzioni di Morelli – che uomini e donne non fossero diversi, ma si fondassero in un’unità armoniosa e necessaria per rendere un individuo completo poiché, secondo Jung, uomini e donne erano sia maschili che femminili, seppur le qualità fossero distribuite in maniera diversa:
”La vita è fondata sul rapportarsi armonioso di forze maschili e femminili all’interno del singolo individuo, ed anche all’esterno”.
Non esistono giochi solo per bambini né giochi solo per bambine
Falsi miti che ancora vivono imperterriti, a quanto pare: il gioco è libertà e non ha nulla a che vedere con la maturazione sessuale, anzi, la limitazione nei giochi rappresenta un forte atto di censura di una personalità nascente o di un sé che sta sbocciando. L’identità sessuale acquisisce la sua parvenza – ed in seguito essenza – intorno ai dodici o tredici anni; prima di allora è un costante atto di scoperta fondamentale per la crescita. Interessante la riflessione data da Margaret Mead, la nota antropologa che si occupò di ricerca etnografica fra diverse culture, ed in seguito, proprio di studi di genere:
”Se si lasciasse un bambino libero di esprimere il suo temperamento indipendentemente dal sesso al quale appartiene, quante possibilità, quante attitudini, quante inclinazioni non andrebbero perdute!”
In Italia, abbastanza noto è il Metodo Montessori per aver posto fine agli stereotipi di genere. Negli anni in cui Maria Montessori stava per dare una svolta alla pedagogia, era in vigore il determinismo biologico, ovvero un’ipotesi secondo cui erano i fattori genetici legati al sesso, alla razza o al ceto a determinare lo sviluppo di un organismo, e i suoi conseguenti comportamenti: un’ipotesi non ancora svanita, a quanto pare. I modelli proposti dalla pedagogia montessoriana sottolineavano, invece, la parità di genere contribuendo ad una formazione priva di stereotipi. Le classiche attività femminili, erano proposte in egual modo anche ai maschi: nessuna connotazione di genere doveva investire le azioni. Le famose bambole di cui si parla anche nello scontro Morelli e Murgia, per la Montessori, non erano altro che un mezzo per trasmettere l’importanza dell’igiene personale, lavandole; così come i bulloni sono mezzi per allenare la mano alla scrittura. Profetica la Montessori quasi cento anni fa… Ed oggi, ancora affermazioni obsolete?