La pandemia ha sconvolto i piani di ogni sport. Il basket non è stato sicuramente incolume da questa situazione. In Italia lo stop è arrivato forse troppo prematuramente rispetto al resto d’Europa. In Germania e in Spagna, per esempio, si è riusciti a portare a termine la stagione. I parquet del bel paese hanno così vissuto un abbandono che piano piano ha coinvolto anche le volontà di alcuni dei protagonisti del nostro basket. Molti stranieri hanno preferito affrontare il lockdown nel proprio paese d’origine. Dunque un’eventuale ripresa si sarebbe così scontrata con palesi difficoltà logistiche. Dovremmo quindi dotarci di sana pazienza, sperando in un ritorno scoppiettante. Tra le tante storie che sono emerse da questa situazione c’è anche chi ha vissuto questo anomalo frangente come un ulteriore banco di prova di un’annata già di per sé confusa. Stiamo parlando chiaramente di Riccardo Cervi. A livello personale l’ex Reggiana ha vissuto sulla sua pelle qualcosa di assolutamente inedito. Noi di Metropolitan Magazine abbiamo avuto il piacere di raccogliere alcune sue dichiarazioni e di conoscerlo un po’ più a fondo.

Riccardo Cervi, la passione per il basket e Reggio

L’infanzia di Riccardo Cervi si divide tra due sport: il calcio e il basket. Alla fine la scelta definitiva è caduta su quest’ultimo. Un po’ per caratteristiche fisiche ma soprattutto per la passione che accomuna tutta la sua famiglia. Quella pallacanestro che in un contesto sano sa essere veicolo di valori importanti e imprescindibili all’interno di uno spogliatoio e, di conseguenza, di una società:

“La mia passione per la pallacanestro è nata grazie ad alcuni amici che già praticavano questo sport e anche grazie a mio padre e mio cugino che ci hanno sempre giocato. Personalmente non avevo un giocatore a cui mi ispiravo particolarmente, ma per indole cercavo sempre di imparare qualcosa da tutti. Il basket mi ha lasciato importanti insegnamenti. Ad esempio mi ha affascinato il fatto di sentire il gruppo come una cosa unica nonostante si condivida il campo con cinque individui distinti. Poi anche la bellezza di raggiungere un risultato con i compagni che ogni giorno faticano insieme a me per uno scopo unico”

Riccardo Cervi
Riccardo Cervi con i colori di Reggio Emilia (Ciamillo)

Riccardo Cervi ha legato la maggior parte della sua carriera alla squadra della sua città. Cervi nasce a Reggio Emilia nel ’91 e dal 2009 fino alla rescissione della scorsa stagione è stato uno dei capisaldi della Reggiana. Avere lo stesso sangue dei propri supporters può rivelarsi a volte un’arma a doppio taglio, come è logico che sia. L’essere di quella terra porta a volte ad un rapporto quasi viscerale. Un legame che lo ha portato pure a interpretare il ruolo di capitano. Reggio è stata sicuramente una delle squadre emerse maggiormente durante il decennio passato. Sotto la guida di Max Menetti la Reggiana è passata dalla Legadue a raggiungere un ruolo di vertice del nostro campionato. Questo senza dimenticare la conquista dell’EuroChallenge. Ora come ora sembra però lecito chiedersi se Reggio avesse potuto ottenere risultati ancora più alti. C’è qualche rimpianto?

“Giocare per la propria città per me è stato un moltiplicatore di emozioni. I momenti belli sono il doppio più belli. Quelli brutti allo stesso modo. E’ una cosa che mi ha fatto crescere tanto e che mi ha permesso di conoscere ancora meglio la città in cui ho sempre vissuto. L’unica amarezza che ho è lo Scudetto mancato per un soffio contro Sassari. In gara 7 hanno meritato loro ma in gara 6 potevamo già portarla a casa e chiudere tutto. Sono contento che Reggio abbia una valida successione dopo Landi perché è importante che la città continui a competere nella massima serie. Credo che se lo meriti”

Una stagione molto più che anomala

Dopo l’addio a Reggio Emilia, Cervi si affaccia alla stagione più “pazza” della sua carriera. A novembre arriva la firma con Varese. Sembrava l’inizio di una nuova entusiasmante avventura. Il rapporto con i varesini dura però soltanto 47 giorni. Successivamente Riccardo decide dunque di accasarsi a Trieste. Ad un’annata così anomala si aggiunge poi lo stop dovuto al Coronavirus. Un periodo di vuoto che si traduce in una mancanza di stimoli più che naturale per qualsiasi essere umano. Risulta però ancora più complicato per un atleta, che con gli stimoli e gli obiettivi da raggiungere ci convive ogni santo giorno.

“Ho passato il lockdown a Trieste, dove avrei davvero voluto concludere la stagione fino in fondo anche perché mi sono trovato veramente bene. Le motivazioni le trovavo per la stagione prossima. Ciò mi ha fatto andare oltre gli stimoli, tanto che ho capito che anche in un piccolo appartamento si può trovare il modo per rimanere in forma. Relativamente alla stagione che ho vissuto, non ho problemi ad affrontare cambiamenti continui. Per quanto la mia carriera possa sembrare un po’ “monotona”, sono aperto a tutto

Riccardo Cervi
Riccardo Cervi con la maglia di Varese (RASO)

Come già detto il feeling tra Riccardo Cervi e Varese non è mai riuscito a scoppiare sul serio. La prematura fine di questa avventura si può ritrovare sotto diverse spiegazioni. Soprattutto per quanto riguarda un rapporto mai sbocciato tra lui e la guida tecnica. Due visioni di pallacanestro completamente in contrasto. In questi giorni i varesini hanno aggiunto al proprio roster un giocatore di livello mondiale come Luis Scola. Ecco le sue considerazioni:

“Per quanto riguarda la mia esperienza a Varese mi è dispiaciuto ma ho davvero provato ad entrare nel sistema dell’allenatore, ma non c’è mai stata compatibilità. Luis Scola in qualsiasi squadra sarebbe un fattore positivo per i compagni e come attrazione verso i tifosi. E’ un piacere vederlo giocare e si può imparare tanto da lui

Riccardo Cervi: Nazionale ancora un obiettivo

Riccardo Cervi ha deciso poi di legarsi all‘Allianz Trieste. Purtroppo anche quest’avventura è giunta velocemente al capolinea. In questo caso si sono però aggiunte questioni, mai come oggi, extra campo. Un’esperienza che Cervi comunque giudica positiva. La squadra era visivamente stava migliorando e molto probabilmente sarebbe giunta ad una salvezza tranquilla. Sembra quindi scontato chiedersi cosa sarebbe stato del futuro di Cervi se la pandemia non avesse influenzato il corso dei giorni. Ora, quindi, l’ex Reggiana si trova alla ricerca di una nuova avventura. La scelta sarà ovviamente influenzata da un fattore che mai come in questa stagione è mancato al centro reggiano: la stabilità.

“Personalmente penso che ci saremmo salvati perché comunque la squadra era in crescita. Prima dello stop avevamo appena vinto contro Pistoia. Un successo che ci aveva permesso di ribaltare la differenza punti. Sinceramente non so se senza la pandemia sarei ancora un giocatore di Trieste. So solo che mi trovavo bene e dunque mi sarebbe piaciuto continuare quest’avventura. A cosa ambisco per la prossima stagione? Certamente alla stabilità. Ho voglia di divertirmi e di stare bene con un ruolo chiaro in squadra”

Riccardo Cervi in azzurro (FIP)

La conversazione si è poi spostata sull’argomento Nazionale. Riccardo Cervi è stato per un buon periodo nel giro dell’ItalBasket per poi non rientrare più tra i radar dei vari c.t. che si sono succeduti. Esclusioni che sicuramente non hanno fatto piacere a Riccardo, soprattutto per la povertà di alternative che il nostro panorama cestistico offre nel ruolo di “Big Man”. L’azzurro rimane comunque un obiettivo:

“Indossare quella maglia è sempre una grande emozione. Se la dovessi meritare sarei ben felice di farlo nuovamente. Essere escluso da quelle competizioni è brutto ma fa parte di questo mestiere ed è meglio usarlo come motivazione per il futuro

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