Per la regia di Peter Jackson, Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate è l’ultimo film della nuova trilogia e sesto dell’esalogia cinematografica del mondo creato da J.R.R. Tolkien. La saga de Lo Hobbit si pone in ordine cronologico come prequel dei film de Il Signore degli Anelli. Ambientati sessant’anni prima le vicende dell’anello, i film narrano del viaggio avventuroso intrapreso dal giovane Bilbo Beggins (Martin Freeman). L’Hobbit, su richiesta di Gandalf (Ian McKellen), aiuterà i nani capeggiati da Re Thorin (Richard Armitage) a riconquistare la loro Erebor caduta in mano al malvagio drago Smaug (Benedit Cumberbatch).
Ricordiamo che il racconto omonimo di J.R.R. Tolkien al quale Peter Jackson ha fatto riferimento è di genere juvenile fantasy. È indirizzato quindi ad un pubblico di lettori più giovani rispetto a quello de Il Signore degli Anelli. I film riflettono questa caratteristica, presentando personaggi vagamente caricaturizzati, comic relief e un’ambientazione quasi più fiabesca che fantasy.
Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate è stato distribuito nel 2014 nelle sale cinematografiche. Nonostante i film della trilogia siano stati rilasciati a distanza di un anno l’uno dall’altro, le riprese sono state effettuate in concomitanza dal 2011 al 2012, con una successiva aggiunta di alcune scene nel 2013 per quest’ultima pellicola.
Una menzione speciale andrebbe all’attore e musicista Billy Boyd (Pipino nella trilogia de Il Signore degli Anelli) per la sua performance della canzone dei titoli di coda The Last Goodbye. Un ultimo saluto, appunto, a tutto il mondo dell’Arda.
La Terra di Mezzo è in Nuova Zelanda
Le riprese si svolsero in parte presso i Pinewood Studios vicino Londra, per spostarsi definitivamente in Nuova Zelanda ai Wellington Stone Street Studios. Peter Jackson organizzò la crew in due unità distinte per comodità e velocità. La prima diretta dal regista e la seconda da Andy Serkins, che nella saga interpreta Gollum. Facendo base presso gli studi cinematografici, la produzione viaggiò in tutto il territorio neozelandese girando diverse delle scene in esterna in location scelte personalmente da Peter Jackson.
Geograficamente molto apprezzata per le produzioni fantasy cinematografiche e televisive, la Nuova Zelanda è ricca di ambienti selvaggi non modificati dall’uomo. Anche grazie al suo territorio vulcanico essa sembra una terra magica, ricca di montagne, boschi, radure e laghi. Qui, a Matama, si trova Hobbiville, location costruita per i film de Il Signore degli Anelli, restaurata per la produzione de Lo Hobbit. Tutt’ora è una meta turistica per i fan di Tolkien.
Lo Hobbit all’avanguardia fin dalla concept art
In fase di pre-produzione, gli illustratori John Howe e Alan Lee fornirono degli artwork a matita rossa e blu. In questo modo Peter Jackson si approcciò ad una visione 3D a partire dalla concept art.
Per i film de Lo Hobbit, il regista adottò le cineprese 3D Red Epic. Questa particolare attrezzatura è stata sviluppata per ricreare l’effetto della vista dell’occhio umano. Grazie a due obiettivi ravvicinati e uno specchio, crea un effetto intraoculare simulando la distanza tra occhio destro e sinistro. Inoltre, la scelta di girare le pellicole in risoluzione 5K con 48 fotogrammi al secondo permise di ottenere un’immagine altamente accurata anche nei minimi dettagli.
Seppure siano state adottate delle tecniche di effetti speciali care al cinema classico, come l’impiego di controfigure scale double per gli attori che interpretavano i nani, nei film de Lo Hobbit è stato fatto ampio uso della CGI. Andy Serkins, tornato nei panni di Gollum, ha personalmente interpretato la creatura tramite motion capture, modificata poi in CGI. Come lui anche Benedict Cumberbatch ha donato non solo la voce ma anche le movenze fisiche al drago Smaug.
A differenza della prima trilogia de Il Signore degli Anelli, le comparse che hanno impersonato Goblin e Orchi non indossavano protesi facciali. In questa nuova trilogia i loro costumi non prevedevano la testa, rendendo così possibile in fase di post-produzione la totale creazione del volto in CGI. Ciò garantì a Peter Jackson maggior libertà nello sviluppo di queste creature per discostarle maggiormente dalle sembianze umane che invece hanno gli Uruk-Hai nei primi tre film.
Continua a seguirci su Metropolitan Magazine e resta in contatto con noi su Facebook, Instagram e Twitter!
Articolo a cura di Eleonora Chionni