Natalia Ginzburg, nata Levi, è stata una scrittrice, traduttrice e politica italiana, una fondamentale figura della letteratura italiana del Novecento.
La vita e la letteratura di Natalia Ginzburg
Nata a Palermo il 14 luglio 1916, trascorre a Torino l’infanzia e l’adolescenza, trovando conforto nella scrittura.
Natalia esordisce presto come scrittrice, quando nel 1933 pubblica sulla rivista Solaria il racconto I bambini.
Nel 1938 sposa Leone Ginzburg (da qui, il cognome con cui si firmerà per il resto dei suoi giorni), un docente universitario di letteratura russa.
Tra l’altro è il collaboratore di Giulio Einaudi nella casa editrice fondata pochi anni prima.
Nel 1942 pubblica La strada che va in città, a causa delle leggi razziali, con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte. In quegli anni vivrà in un paesino dell’Abruzzo mentre il marito è il dirigente della cospirazione antifascista clandestina.
Quello con Leone è un amore che ha vita breve poiché nel ’44, pochi mesi prima dell’arrivo degli alleati a Roma, viene ucciso nel carcere di Regina Coeli dai fascisti.
Dopo la morte del marito decide di ritornare a Torino, lavora per la casa editrice Einaudi, accanto a Cesare Pavese (che la chiamerà affettivamente Nat) e Italo Calvino.
A lei si deve la traduzione de Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Muore a Roma, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1991. È sepolta al Cimitero del Verano di Roma.
Nel 1947 pubblica il suo secondo romanzo, È stato così, e vince il premio Tempo ma il periodo di svolta arriva negli anni ’60, quando vince il Premio Strega con Lessico famigliare.
In questo romanzo descrive la vita quotidiana della famiglia Levi, una descrizione critico-affettuosa, attraverso le abitudini, i comportamenti.
Una descrizione che passa attraverso la comunicazione linguistica, il gergo famigliare che ispira il titolo.
In particolare, ripercorre storicamente l’età fascista, la seconda guerra mondiale, quindi l’uccisione del marito Leone, la persecuzione degli ebrei, fino al suicidio di Cesare Pavese e alla caduta della Resistenza.
Ti auguro ogni bene possibile, e spero che tu sia felice, ammesso che la felicità esista. Io non credo che esista, ma gli altri lo credono, e non è detto che non abbiano ragione gli altri.
Natalia Ginzburg, Caro Michele
Serena Votano