Coronavirus, le mafie potrebbero approfittare della pandemia

coronavirus, fonte terredifrontiera.info

La pandemia potrebbe giovare alle mafie. È quanto emerge dalla relazione semestrale consegnata dalla Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento. Un documento che svela come le mafie potrebbero arricchirsi sfruttando la crisi economica scatenata dall’emergenza coronavirus. Il tutto sulla base di una situazione delicata segnata da scarcerazioni covid di boss e da ben 51 enti locali sciolti per mafia nel 2019.

le mafie potrebbero arricchirsi con il coronavirus
DIA, fonte terredifrontiera.info

Coronavirus, ecco come le mafie potrebbero arrichirsi


La relazione semestrale presentata dalla DIA al Parlamento evidenzia che la pandemia da coronavirus può aprire “prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico“ per le mafie. Questo perché con la loro liquidità andrebbero a controllare molte aziende medio-grandi in crisi di fondi ponendosi come welfare alternativo allo Stato e diventando “player affidabili su scala mondiale”. A rischio di infiltrazione mafiosa c’è senza dubbio un settore reso appetibile dall’emergenza come quello della Sanità. A questo si aggiungono altri settori in crisi come il turismo, la ristorazione e la rete viaria. Sarebbe facile per le cosche mafiose accaparrarsi e controllare tutti quegli strumenti di contenimento sociale voluti dal governo e i finanziamenti erogati per i settori più in crisi.

Il business delle mafie e il Covid

Il modello Genova


Per opporsi al sistema mafioso la DIA consiglia di adottar l’efficace sistema di monitoraggio utilizzato per il Ponte Morandi a Genova. Accanto a questo, si legge nella relazione, deve avvenire una semplificazione delle procedure di affidamento nei diversi settori “che deve necessariamente passare attraverso una completa digitalizzazione delle gare, che avrebbe molteplici effetti positivi: velocizzazione delle assegnazioni, maggiore trasparenza, tutela della concorrenza, garanzia dell’inviolabilità e della segretezza delle offerte, tracciabilità delle operazioni di gara, un continuo monitoraggio dell’appalto e, non ultimo, un maggior controllo ai fini antimafia”.

I boss scarcerati negli ultimi mesi

La fotografia della situazione attuale


La relazione della Dia ha rivelato anche una drammatica situazione attuale. 51 infatti sono gli enti locali sciolti per mafia, un numero che non si vedeva dal 1991. Alcuni di essi sono anche al Nord dove imprenditori spregiudicati si stanno prestando ad arricchire gli affari delle cosche. A questo si aggiunge “un vulnus al sistema antimafia” causato da pene alternative al carcere comminate a molti boss mafiosi durante l’emergenza sanitaria. Questo ha avuto inevitabilmente riflessi negativi come la riorganizzazione degli affari mafiosi dei clan. Affari che trovano la seconda fonte più redditizia dopo la droga e con denaro facilmente riciclabile nel gioco d’azzardo. Questo comporta un controllo del territorio senza destare nessun allarme sociale. Occorre, spiega la DIA, una regolamentazione europea che vieti il gioco d’azzardo illegale in tutte le sue forme portando effetti positivi sull’economia e la salute pubblica.