Papa Francesco a Piazza San Pietro: “Non permettiamo alla pandemia di chiuderci in noi stessi”

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Di Redazione Metropolitan

Nella Messa della Domenica di Pentecoste tenutasi a San Pietro e presieduta dal pontefice Papa Francesco, il Vicario di Pietro ha parlato con forza di tutti i pericoli che sono stati generati da quest’ pandemia di Covid-19. Dramma non solo sanitario ma esistenziale, che nel riunchiderci in noi stessi, provoca una carestia della speranza, ed un immobilismo deleterio e pericolosamente contagioso.

Papa Francesco ed il dono dello Spirito Santo

Nella finale dell’omelia di Pentecoste, celebrata nella Basilica di San Pietro alla presenza di circa 50 persone, Papa Francesco parla al mondo e fa’ l’invito a non chiuderci in noi stessi perché:


“Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”

Il Pontefice ha invocato la discesa dello Spirito Santo, affinché ci guarisca dal vuoto interiore e dalle lamentele. L’azione dello Spirito infatti ci libera dalle paralisi dell’egoismo e dal rischio di chiudersi in noi stessi. Papa Bergoglio, ha parlato dell’armonia dello Spirito che ci rende costruttori di pace, donandoci il coraggio di uscire dai nostri limiti e confini.

I tre nemici del “dono”

Papa Francesco ha spiegato quali siano i tre nemici del “dono” che ci impediscono di farci prossimi alle necessità dei nostri fratelli. Parlando del primo, il narcisismo, lo definisce come il ‘dio Specchio‘, che ci fa ripiegare solo sui propri bisogni, e non ci fa ammettere i nostri sbagli. Poi il secondo è il vittimismo. Il Vicario di Pietro lo chiama il ‘dio lamentela‘. Il vittimismo secondo il Papà è molto pericoloso, perché genera continue limitazioni:


“Il Vittimista dice sempre: nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta, il suo cuore è chiuso, e si chiede perché gli altri si chiudono a lui.

Poi il terzo nemico dello Spirito, è il pessimismo, che si esprime con la litania continua del “non va bene nulla“! Il pessimista se la prende col mondo, e resta inerte, vedendo tutto nero afferma che nulla tornerà come prima. Questa negatività impedisce agli individui di far tornare la speranza:


“In questi tre – il ‘dio specchio’, il ‘dio lamentela’ e il  ‘dio negatività’, ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è. Perciò abbiamo bisogno dello Spirito Santo, dono di Dio che ci guarisce dal narcisismo, dal vittimismo e dal pessimismo. Ci guarisce dallo specchio, dalle lamentele e dal buio. Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.

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