Nei pressi dell’antica Tibur ( l’odierna Tivoli) sorgeva il Santuario di Ercole Vincitore, uno dei più grandi complessi dell’architettura romana, ed il più grande in Italia dedicati a Ercole. Edificato tra il I e il II secolo a.C. dominava maestoso la sottostante valle dell’Aniene.
La struttura, dall’architettura complessa ed articolata, raggiunse il suo massimo splendore con l’Imperatore Adriano. Con la conquista di Tibur nel IV secolo da parte di Totilia re degli Ostrogoti l’importanza del Santuario decadde velocemente.
Nel culto di Ercole
Il culto di Ercole di derivazione greca, fu l’unico accolto nella tradizione romana. Virgilio nell’VIII libro dell’Eneide racconta il rito in onore di Ercole. Costui di ritorno dalla Spagna con una mandria di buoi fece una sosta nelle campagne del Lazio. I contadini del posto erano al tempo terrorizzati dal crudele e mostruoso Caco che in maniera sistematica rubava i loro greggi. Vittima della stessa sorte, Ercole si vide rubare il gregge dall’impudente Caco. Ercole adirato, lo uccise liberando da quel flagello gli abitanti della zona.
Tibur per la sua posizione strategica tra il fiume Aniene e la strada della transumanza( la Tiburtina Valeria), era profondamente legata al culto di Ercole, unico mortale ad essere diventato un dio per aver superato le “12 fatiche” . Il Santuario venne eretto e dedicato al dio guerriero, protettore dei greggi e del commercio in onore della vittoria sugli Equi. L’edificio ospitò uno tra i più importanti collegi di musici, i Tibicines, suonatori di flauto e un collegio di sacerdoti, I Salii. Quest’ultimi, oltre alle normali attività di culto, in particolari occasioni si esibivano in una danza caratteristica.
La struttura del santuario
L’edificio aveva pianta rettangolare e occupava un’area di circa 3000 mq sviluppata su 5 livelli. All’area di culto erano riservati i due piani più alti; in quello centrale si svolgeva il mercato e nei due livelli più interrati le varie attività di supporto al santuario. Il tempio che dominava l’intera area sacra aveva dimensioni imponenti 188×144 metri e sorgeva su un basamento di 65×40 metri raggiungendo un’altezza di 25 metri. All’interno era posizionato il podio ai cui lati erano poste due vasche purificatrici. La cella pavimentata delimitata da un doppio colonnato, ospitava la statua di Ercole. Davanti al tempio nella parte in cui il terreno degradava, si apriva la “cavea”, teatro capace di ospitare fino a 3000 persone.
Nei secoli l’alternarsi di guerre, l’affermazione del potere di Roma e l’avvento del Cristianesimo ne decretarono la totale rovina. Per decenni in uno stato di totale abbandono, il Santuario subì ogni sorta di spoliazione. Nei secoli ha “ospitato” tra le sue rovine, fabbriche di archibugi, chiodi, cartiere e persino varie installazioni di centrali elettriche. Nel 1993 il demanio ne ha riacquisito il possesso e nel 2002 è cominciata l’opera di recupero e di restauro.
di Loretta Meloni