“Avendo esaurito ogni altro mezzo per far valere i miei diritti, mi trovo costretto a ricorrere allo sciopero della fame totale e al rifiuto della terapia“. Lo scrive Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, in una lettera inoltrata al suo avvocato Davide Steccanella. Il legale chiarisce che Battisti, estradato in Italia dopo l’arresto in Bolivia dove era scappato dal Brasile, da oltre un anno e mezzo è in isolamento diurno nel carcere di Oristano “di fatto del tutto illegittimo in quanto era di sei mesi per cui è stato scontato a giugno 2019″. Battisti sta scontando due ergastoli per gli omicidi di Pierluigi Torregiani, Lino Sabbadin, Andrea Campagna e Antonio Santoro commessi tra il 1978 e il 1979. A luglio aveva protestato per “cibo scarso,troppi fritti e grassi. Ho l’epatite e una prostatite”.
“La morsa del Dipartimento amministrazione penitenziaria messa puntigliosamente in esecuzione dalla autorità del carcere di Oristano”, scrive Battisti, “ha resistito provocatoriamente a tutti i miei tentativi di far ripristinare la legalità, e la dovuta concessione dei diritti previsti in legge, ma sempre ostinatamente negati. A nulla sono valse le mie rimostranze scritte o orali rivolte a questa Direzione, al Magistrato di Sorveglianza, all’opinione pubblica. A Cesare Battisti non è nemmeno consentito sorprendersi se nel suo caso alcune leggi sono sospese: è quanto mi è stato fatto capire, senza mezzi termini, da differenti autorità“.
Le richieste di Cesare Battisti
“Pretendere un trattamento uguale a quello di qualsiasi altro detenuto”, prosegue, “è una contesa continua, estenuante e che coinvolge gli atti più ordinari del mio quotidiano: l’ora d’aria; l’isolamento forzato e ingiustificato; l’insufficiente attendimento medico; la ritensione arbitraria di testi letterari; le domandine sistematicamente ignorate; oggetti di varia utilità e strumenti di lavoro negativo, anche se previsti dall’ordinamento penitenziario”. Da qui la decisione di fare lo sciopero della fame per chiedere sia il trasferimento in un penitenziario “dove mi siano facilitate le relazioni con i familiari e sia rivista la mia classificazione nel regime di Alta Sicurezza (AS2) per terroristi, in quanto non esistono più di fatto le condizioni di rischio che la giustificherebbero”.