Giugno 1989. Zucchero Fornaciari pubblica Oro Incenso e Birra, il suo quinto album. Almeno sei delle nove tracce, prese singolarmente, potrebbero tranquillamente regalare la popolarità ad un aspirante musicista. E invece sono tutte insieme in un disco solo, che non è un Greatest Hits o una raccolta, è il lavoro che assicura fama e successo al suo autore, assegnandogli un posto nell’Olimpo dei cantautori nostrani e facendone l’ambasciatore della musica italiana nel mondo.
Soltanto a leggere la lista dei credits del disco viene da strabuzzare gli occhi: da Clapton a Clemons, passando per Morricone, David Sancious e Jimmy Smith, per citarne alcuni. Tutti musicisti ben contenti di offrire la propria collaborazione a Big Sugar, dopo la doppietta Rispetto e Blue’s che portava già in sé i semi del capolavoro che è Oro Incenso e Birra, non a caso al ventiseiesimo posto dei cento album italiani migliori di sempre secondo Rolling Stone.
L’urgenza di tradurre in versi il proprio tormento
“Avevo tanti input che dovevano venire a galla e infatti il disco per questo motivo è arrivato di getto. [] Oro Incenso e Birra l’ho concepito con rabbia e tribolazione, con i crampi allo stomaco e le viscere a brandelli.”
Se dal punto di vista professionale Blue’s dell’87 continuava a riservare molte soddisfazioni sia di critica che di vendite, la sfera privata di Adelmo Fornaciari non conosceva tempi altrettanto sereni, a causa del rapporto ormai logorato con la moglie Angela Figliè, dalla quale poi si separò. L’inquietudine e la rabbia di quel periodo furono riversati nell’album, nei testi e nel trasporto dell’interpretazione, definendone il carattere. In particolare, Nice (Nietsche) Che Dice faceva riferimento all’abitudine della moglie di scaricargli addosso le teorie del filosofo durante i litigi coniugali.
Oro Incenso e Birra tra spiritualità e istinto
La copertina dell’album è un collage di immagini del Giudizio Universale di Michelangelo sovrapposte a lattine di birra dallo stile pop, in un intento di mescolanza di sacro e profano, che si evince già dal titolo del disco e che percorre tutti i brani, in una continua tensione alla spiritualità, mitigata dalla volontà di riconoscere e assecondare i propri desideri terreni, istintivi, umani.
Ma è l’amore ad aprire e chiudere il disco, il sentimento per eccellenza, che parte dalla richiesta urlata di Overdose (d’Amore) per chiudere il cerchio con Libera l’Amore, un brano quasi totalmente strumentale dall’inconfondibile impronta morriconiana, in cui gli unici due versi vengono sussurrati come in una ritrovata pace. Esattamente a metà dell’album trova posto Diavolo in Me, un inno ai bisogni e agli istinti primordiali, all’erotismo e alla passione, ad oggi uno dei capisaldi della produzione del nostro. Gli stessi temi animano Il Mare Impetuoso al Tramonto Salì sulla Luna e Dietro una Tendina di Stelle…
All’amico Francesco De Gregori, Zucchero affidò la traduzione in versi del proprio legame con l’Emilia, terra d’origine, e con la nonna Diamante, che da il titolo a quella che è una delle canzoni più amate del bluesman nostrano.
Zucchero, il più internazionale dei cantautori italiani
Oro Incenso e Birra è un disco che risulta ancora oggi attualissimo e questo perché nacque da un’urgenza personale dell’autore, un desiderio di raccontare e buttare fuori il groviglio di sentimenti che lo tormentava in quel momento della propria vita. Un album scritto di getto che mostra nettamente la propria spontaneità.
Ma soprattutto, ciò che ne decretò il successo e fece in modo che potesse arrivare al giorno d’oggi senza subire il trascorrere del tempo risiedeva nell’abilità di Zucchero di scavare nelle proprie radici e tradizioni musicali italiane e armonizzarle perfettamente con la musica che amava e che proveniva dal sud degli Stati Uniti. Il gospel, il blues, il soul e il rhythm and blues percorrono l’intero album, arricchito da cori e sermoni. L’ammirazione per Joe Cocker traspare dal timbro vocale, spesso graffiato.
Tutti questi elementi, uniti alle partecipazioni di artisti del calibro di Eric Clapton (A Wonderful World), Clarence Clemons (magnifico assolo di sax in Il mare impetuoso al tramonto), dalle tastiere di David Sancious e l’organo di Jimmy Smith, la voce di Rufus Thomas e la chitarra dello stesso produttore Corrado Rustici, conferiscono al disco un respiro internazionale in grado di decretarne l’immortalità. Il particolare stile di Zucchero che mescola l’italiano e l’inglese, arrivando anche a creare dei neologismi, e il suo spaziare tra i generi con assoluta naturalezza ne fanno l’unico artista italiano a poter realmente gareggiare in un campionato slegato dai confini nazionali.
Emanuela Cristo
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