Autore di brani eccezionali, chitarrista senza precedenti, artista eclettico dall’anima blues: ecco tutto quello che c’è da sapere su Eric Clapton

Eric Clapton, creditphoto: fanshare.it
Eric Clapton, creditphoto: fanshare.it

Eric Patrick Clepton è uno dei più grandi chitarristi della storia della musica.

Definito “The man of the blues” dal grande Chuck Berry, conquista il secondo posto nella classifica stilata da Rolling Stones dei cento più grandi chitarristi di tutti i tempi ed il quarto in quella della rivista Gibson.

Eric Clapton, creditphoto: stylemagazine.it
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Appassionato, caparbio, determinato, iniziò a suonare la chitarra all’età di tredici anni, una Hoyer per l’esattezza; si esercitò suonando per le strade della sua città natale, per poi entrare giovanissimo negli Yardbirds, e passare, poco dopo, con i Bluesbreakers di John Mayall.

Dal 1966 al 1970 cambiò diverse band: fonda i Cream con Ginger Baker e Jack Bruce, poi i Blind Faith e ancora Delaney & Bonnie; tutte di vita breve.

The Cream, creditphoto: radioromarty.it
The Cream, creditphoto: radioromarty.it

Ci vorrà qualche anno in più perchè Clapton capisca che la strada da solista era la soluzione migliore per poter esprimere tutto il suo potenziale, ed ecco che, nel 1974, arriva 461 Ocean Boulevard, che diventa l’archetipo di quasi tutti i suoi album.

Seguiranno un’inifinità di brani nei trent’anni successivi, che ricalcheranno sempre la forma di questo primo disco: una formula vincente di ballads, blues, rock, con assoli di chitarra travolgenti ed entusiasmanti.

Eric Clapton, creditphoto: ilfogliettone.it
Eric Clapton, creditphoto: ilfogliettone.it

Una carriera strabliante, costellata da riconoscimenti, canzoni eterne, rinascite, fama. Ma scopriamo qualcosa di più sulla sua vita privata, raccontando alcuni aneddoti su uno dei chitarristi più famosi al mondo.

I soprannomi di Eric Clapton

Eric Clapton, creditphoto: movietele.it
Eric Clapton, creditphoto: movietele.it

Eric Clapton è chamato da tutti Slowhand, ed il soprannome fu dato al chitarrista dal manager degli Yardbirds Giorgio Gomelsky.

Pare fu chiamato così la prima volta a causa della rottura di una corda durante un concerto, e “mano lenta”, dunque, non sarebbe riferito alla lentezza del suonare da parte del britannico, ma ai tempi effettivi che Clapton impiegava per sostituire le corde di una chitarra.

Il soprannome, fu ufficializzato soltanto dopo la pubblicazione del quinto album in studio da parte del chitarrista, intitolato proprio Slowhand, 1977. Si tratta del disco che ha ottenuto maggior successo nella discografia del panorama musicale britannico, e all’interno troviamo due delle sue canzoni di maggior successo: Cocaine e Wonderful Tonight.

creditphoto: weheart.it
creditphoto: weheart.it

Altro importante soprannome del chitarrista è God: il nome risale ad un graffito che spopolò a Londra nel 1966, con la scritta Clapton Is God. Si percepisce immediatamente il grandissimo apprezzamento che fan, intenditori e amanti della musica mostravano nei confronti di Eric Clapton, nonostante pare che quest’ultimo non avesse particolarmente gradito il paragone.

La competizione amichevole con Jimi Hendrix

Jimi Hendrix e Eric Clapton, creditphoto: cpm.it
Jimi Hendrix e Eric Clapton, creditphoto: cpm.it

La grande rivalità artistica tra due dei più grandi musicista della storia, avrebbe allontanato chiunque tranne Jimi Hendrix ed Eric Clapton, che condividevano una passione tale da trasformare quella rivalità in un’amicizia per la vita.

I due si conobbero il primo ottobre del 1966, al Central London Polytechnic di Regent Street. Mentre Slowhand girava per il backstage della struttura, riconobbe Chas Chandler, bassista di The Animals, che gli presentò un chitarrista proveniente dagli Stati Uniti: l’uomo, nato come James Marshall, si presentò ai due come Jimi Hendrix.

Quest’ultimo, grande fan dei Cream, volle esibirsi insieme a loro sulle note di Killing Floor ed in quel momento conquistò il palco: Hendrix suonò un brano difficilissismo con una naturalezza disarmante, pizzicando le corde con i denti, mettendo lo strumento dietro la schiena, sdraiandosi a terra.

Da quella sera, nacque uno dei sodalizi più formidabili della storia della musica mondiale. I due chitarristi non persero mai occasione infatti per suonare insieme ed emozionare il pubblico che li ascoltava. Un giorno Clepton vide, in un negozio di Londra, una Fender Stratocaster bianca per mancini, e pensò immediatamente ad un regalo per l’amico, dato che quest’ultimo suonava una chitarra capovolta.

Jimi Hendrix e Eric Clapton, creditphoto: pinterest.it
Jimi Hendrix e Eric Clapton, creditphoto: pinterest.it

Decise di dargliela al termine del concerto di Sly and The Family Stoe al Lyceum, ma quella sera Hendrix non si presentò: se ne era appena andata infatti una delle anime artistiche più acute, sensibili ed imprevedibili della storia.

La sua morte sconvolse Clepton al punto che, per molto tempo, mentre suonava con i Derek, aprì i concerti con la celebre Little Wing.

Eric Clapton e la Rock ‘n Roll Hall of Fame

Eric Clapton è l’unico chitarrista che vanta 3 inserimenti nella Rock ‘n Roll Hall of Fame.

La prima volta fu nel 1992 con The Yardbirds e la seconda nel 1993 come fondatore dei Cream.

La terza fu allo scoccare del nuovo millennio: il 6 marzo 2020 infatti, durante una cerimonia al Waldorf Astoria Hotel a New York, diventò il primo ed unico artista ad avere l’onore di comparire per ben tre volte su quel Muro di Gloria.

Le storie dietro i suoi brani

Wonderful Tonight

Wonderful Tonight venne scritta per Patty Boyd, moglie del chitarrista britannico per dieci anni.

Quello che non tutti sanno è che Patty, prima di legarsi sentimentalmente a Clepton, era la partner di uno dei suoi migliori amici, George Harrison, chitarrista della famosissima band Beatles.

Il testo nacque durante una sera in cui Clepton, indispettito dal fatto che la compagna stesse impiegando un’infinità per prepararsi, le disse “You’re wonderful tonight”.

Tears in Heaven

A differenza del precedente brano, Tears in Heaven cela una storia dolorosa e cupa, che cambiò per sempre la vita del chitarrista.

Dal 1985 si legò sentimentalmente a Lory Del Santo (per la quale scrisse Lady of Verona), e dalla cui unione nacque anche un bambino, Conor, il 21 agosto 1986.

A sconvolgere le loro vite, un incidente domestico: il figlio il 20 marzo del 1991 si lanciò infatti da una finestra lasciata aperta per una svista, morendo sul colpo. Il trauma ha separato le vite di Eric e Lory, e ha ispirato uno dei suoi brani più belli, appunto Tears in Heaven.

Chiara Moccia

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