Van Gogh riletto da Alessandro Maggi

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Di Redazione Metropolitan

Oggi, 30 maggio 2020, è l’anniversario della nascita del grande pittore Vincent Van Gogh. Come tutti i grandi Artisti del passato, la sua personalità e la sua Arte non potevano che ispirare gli Artisti di oggi, in particolare nel mondo del teatro. Recentemente il regista Alessandro Maggi ha portato Vincent in scena, attraverso il volto di Alessandro Preziosi che ne ha incarnato le passioni e i tormenti. Il punto di partenza dello spettacolo era proprio la follia dell’artista:

Le austere pareti di una stanza del manicomio di Saint Paul. Come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco?”

Vincent Van Gogh - Alessandro Preziosi - Regia : Alessandro Maggi - foto tratta da : TriestePrima
Vincent Van Gogh – Alessandro Preziosi – Regia : Alessandro Maggi – foto tratta da : TriestePrima

Metropolitan Magazine ha intervistato oggi per voi Alessandro Maggi, per scoprire qualcosa di più sul suo Van Gogh.

Van Gogh, genio assoluto

MM : Vincent Van Gogh… un genio assoluto, una personalità particolare, tanto geniale quanto incompreso se non addirittura disprezzato in vita  … da dove nasce l’idea di portarlo in scena in teatro?

A.M. : Lo spettacolo è nato per una serie di concomitanze che fortunatamente si sono verificate. In primis, la volontà esistente da tempo di realizzare uno studio sul tema della creatività artistica. Inoltre, la presenza del testo di Massini, che tuttavia da solo non sarebbe bastato a garantire la circuitazione del progetto. In questo, la presenza del protagonista, Alessandro Preziosi ha rappresentato il tassello che ha chiuso il cerchio e ha permesso allo spettacolo, sia pur grazie anche al successo avuto al debutto al Napoli Teatro Festival e poi a Spoleto, di girare in tournée per tre stagioni, fino alla seconda metà del mese di febbraio di quest’anno.

MM : Quando si racconta un pittore, la cosa più difficile è forse questa : come rendere sul palcoscenico l’aspetto pittorico di Van Gogh?

A.M. : Il colore e la qualità di esso sono peculiarità della pittura di Van Gogh. Ma il testo di Massini si concentra sull’assenza del colore dovuta al ricovero nel manicomio di Saint Paul de Manson: tutto è bianco, in un sinestetico odore assordante dovuto all’assenza di varietà cromatica. Registicamente, questa mancanza è portata allo spasimo, fino a una liberazione finale e per certi versi catartica, in cui tutto lo spazio scenico viene inondato di un giallo tipico in tanti suoi quadri, come un ritrovamento solipsistico che rappresenta il segreto della “rappresentazione misterica” di ogni artista, comprensibile in toto soltanto a chi la genera.

Vincent Van Gogh - Alessandro Preziosi, regia Alessandro Maggi - foto tratta da : napoliteatrofestival.it
Vincent Van Gogh – Alessandro Preziosi, regia Alessandro Maggi – foto tratta da : napoliteatrofestival.it

Van Gogh : follia o genialità?

MM : Van Gogh era considerato da molti un folle… ma quando, a suo parere, la pazzia diviene genialità?

A.M. : A mio parere mai. La pazzia è semplicemente patologia. Osservo spesso registi o creativi che addirittura si autoproclamano folli per giustificare il loro famolostranismo. Di qui è tutto un florilegio di contestualizzazioni che non tengono conto dei significati profondi dei testi, ma li reinventano per nascondere o evitare difficoltà o aggirare incoerenze, anziché superarle.

MM : Perchè, a suo parere, Van Gogh è così apprezzato, oggi, e non solo dagli studiosi di arte ma anche dalle persone comuni?

A.M. : In parte perché molti sono suggestionati da quel che si dice di lui. Ormai è la fama che stabilisce tendenze altrimenti impraticabili. In piccolissima parte, tuttavia, c’è un sentimento autentico di amore per l’arte in tutte le sue sfumature, non razionalmente definibile.

Vincent Van Gogh - Alessandro Preziosi e il cast - regia Alessandro Maggi - foto tratta da: milanoweekend.it
Vincent Van Gogh – Alessandro Preziosi e il cast – regia Alessandro Maggi – foto tratta da: milanoweekend.it

MM : Ci direbbe due parole in più sul suo spettacolo?

A.M. : Lo spettacolo è aperto contrappunto all’incalzante partita dialogica. Sottinteso. Latente. Van Gogh, assoggettato e fortuitamente piegato dalla sua stessa dinamica cerebrale incarnata da Alessandro Preziosi, si lascia vivere già presente al suo disturbo. È nella stanza di un manicomio che ci appare. Nella devastante neutralità di un vuoto. E dunque, è nel dato di fatto che si rivela e si indaga la sua disperazione. Il suo ragionato tentativo di sfuggire all’immutabilità del tempo, all’assenza di colore alla quale è costretto, a quell’irrimediabile strepito perenne di cui è vittima cosciente, all’interno come all’esterno del granitico “castello bianco” e soprattutto al costante dubbio sull’esatta collocazione e consistenza della realtà.

La tangente che segue la messinscena resta dunque sospesa tra il senso del reale e il suo esatto opposto. In una spaccatura in cui domina la sola logica della sinestesia, nella quale ogni senso è plausibilmente contenitore di sensi altri, modulandone infinite variabili, Van Gogh è significante e significato di sé stesso. Lo scarto emotivo che subisce e da cui è irrimediabilmente dipendente, rappresenta causa ed effetto della sua stessa creazione artistica, non più dissociata dalla singolarità della sua esistenza e lo obbliga a percorrere un sentiero isolato in cui il solo punto fermo resta la plausibilità di una infinita serie di universi possibili nei quali ogni tangibilità può rappresentare il contrario di ciò che è.

Vincent Van Gogh - Alessandro preziosi, regia Alessandro Maggi - foto tratta da: giulianova.it
Vincent Van Gogh – Alessandro preziosi, regia Alessandro Maggi – foto tratta da: giulianova.it

La riflessione percorre questa suggestione; non il racconto quindi, ma il divenire e la resa delle infinite varianti conduttrici di un processo creativo filtrate da un’induzione sensoriale il cui respiro, non ultimo, diviene tela su cui restano impresse assenze, mancanze e sorde cecità. Un’evoluzione lucida, condotta nello straziante sforzo di liberarsi e rendersi tangibile, nel volume e nella densità immanente del colore, che smette la sua primaria connotazione e assume i termini di sensi altri e potenzialmente distanti, ponendo in essere una deriva che trova nel suo rovescio la realtà di opera d’arte.

Lo spettacolo accompagna questa non-logica dei sensi, attraverso uno sfiorarsi dei personaggi che fonde il desiderio alla necessità, sviluppando un alternarsi di simmetrie semantiche a dissonanze di cognizione, un conflitto mutabile, ma mai assente. È  in questo campo, su cui si allineano piani paralleli, pur non senza sovrapporsi, che la potenziale oggettività diviene odorare un suono, ascoltare un colore, toccare un sapore, assaggiare un tessuto, vedere un profumo.

Un complesso disegno, tuttavia ferocemente semplice, la cui connotazione intrinseca cambia in funzione della distanza da cui lo si guarda o si sceglie di percepirlo. E’ un passaggio aperto alla volta della stretta fessura che permette la visione di un assurdo reso accettabile dalla semplicità espressiva dei sensi che restano qui, nudi e spasmodicamente attivi, esattamente in quel punto della coscienza, attraversato da nient’altro che miliardi e miliardi di neuroni carichi di un unico e solo senso: la vita. Non più “come siamo fatti”. Ma “di che cosa”.

Vincent Van Gogh - Alessandro Preziosi e il cast durante i saluti al Teatro Eliseo di Roma - Regia : Alessandro Maggi - foto tratta da:  https://www.dazebaonews.it/
Vincent Van Gogh – Alessandro Preziosi e il cast durante i saluti al Teatro Eliseo di Roma – Regia : Alessandro Maggi – foto tratta da: https://www.dazebaonews.it/

Ringraziamenti al cast e alla crew di Van Gogh

Voglio anche e infine ricordare che il successo dello spettacolo è dovuto anche alla splendida compagnia che lo ha fatto nascere e poi crescere, li cito:

Alessandro Preziosi, Vincent Van Gogh; Massimo Nicolini, Theo Van Gogh; Roberto Manzi, Daniele Paoloni, Dottor Vérnon-Lazare; Francesco Biscione, Dottor Peyron;Alessio Genchi, Leonardo Sbragia, Infermiere Roland; Vincenzo Zampa, Antonio Bandiera, Infermiere Gustave.

Scene e costumi: Marta Crisolini Malatesta; Luci: Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta; Musiche : Giacomo Vezzani

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