Il primo ottobre 2009 si abbatteva su Messina , le frazioni vicine e la costa ionica nelle vicinanze, un violento nubifragio che fece ben 28 vittime e provocò numerose frane e crolli. Abbiamo deciso di dedicare questa puntata di StoryLine vogliamo dedicarla a chi in quelle ore si distinse per il suo eroismo. Stiamo parlano del sottocapo di prima classe della Marina Pasquale Simone Neri che morì dopo aver salvato 8 persone.
Pasquale Simone Neri, l’inizio
Pioggia e ancora pioggia, fango e ancora fango di un interminabile temporale. Questo si presentava dagli occhi di Pasquale Simone Neri quella sera buia e arrabbiata mentre era a casa sua a domandarsi se non stesse arrivando, come qualche anno prima, un altro alluvione a riportare Giampilieri nel fango.
Cominciano a emergere tutt’intorno voci che richiamavano quei giorni sinistri che si erano abbattuti qualche anno prima sulla piccola frazione siciliana. Pasquale rimase inizialmente indifferente pensando ad un giorno a lavoro come un altro sognando stellette da ufficiale e una famiglia con la fidanzata. Non si era ancora accorto che il copione di quella notte stava prendendo una brutta piega ma pensando al temporale se lo immaginava con un eco lontano, di quello che trasmettono le notizie di sciagure dei telegiornali.
Sul tetto
Poi un rumore tagliò in due quella riflessione e mostrò la verità davanti ai suoi occhi mentre il fango inesorabilmente cancellava il suo mondo. In un primo momento Pasquale Simone Neri corse sul tetto non lasciandosi niente alle sue spalle se non la speranza di ritornare. “Amore chiama i soccorsi è un disastro”, disse affannosamente al telefono una volta giunto a destinazione, “e non smette di piovere”. Poi qualcosa interruppe i suoi pensieri ma Pasquale capì che non si trattava tanto del rumore sordo del fango che scorre ma quanto una più voci che imploravano aiuto.
Una parte di lui pensò di coprirsi le orecchie, non sentire ed aspettare in disparte i soccorsi ma il cuore si appesantiva. Gli urlava di correre mentre quelle voci salivano sempre di più. Allora prese a scendere le scale mentre il fango saliva respirando con tutte le sue forze. Una, due,tre quattro cominciava a portar su persone mentre il peso sulle sue spalle si faceva di volta in volta più pesante. Eppure la felicità di vedere quei volti spaventati piangere di gioia dopo che la morte si era allontanata era più grande.
L’ultimo bambino
Pasquale era stanco morto mentre le spalle cedevano e il pensiero lo portava sempre più lontano. Cercava di restare però con i piedi per terra lottando con tutte le sue forze per salvare vite umane. “Grazie”, gli disse l’ultimo uomo che portò in salvo abbracciandolo e chiedendogli di riposarsi vedendolo sfinito. Stava per accettare quella che dopo alcune ore di su e giù sembrava un’ottima offerta poi qualcosa nuovamente cambiò i suoi piani.
Un vagito lontano pian piano si avvicinava all’orecchio facendogli percepire che c’era un bambino in difficoltà. “Non andare”, gli dicevano, “hai già fatto abbastanza” ma Pasquale si rialzò perchè non se la sentiva di abbandonare quel povero piccolo all‘oblio pensando solo a stesso. Entrò tra le macerie sforzandosi di muoversi tra il fango. Poi a metà tragitto si fermò e prese il telefono. “Amore C’è un bambino che piange, vado a salvarlo. Qualsiasi cosa succeda, ricordati che ti amo”, disse velocemente. Poco tempo dopo un enorme tonfo mentre gli occhi di Pasquale si riempirono di buio consapevoli del suono della voce del bambino accompagnato dal clamore delle persone sul tetto che lentamente si affievoliva.