Lecce, il killer dei fidanzati svela il suo piano: era scritto in cinque bigliettini

Il killer dei fidanzati, Antonio De Marco, ha svelato il suo piano originale: legare la coppia e torturarla per un quarto d’ora, prima di uccidere entrambi.

Il killer dei fidanzati

Antonio De Marco aveva un piano ben definito, quella notte in via Montello 2 a Lecce, per la coppia composta da Daniele De Santis ed Eleonora Manta.  

Questo piano prevedeva innanzitutto di legare la coppia e torturarli per un quarto d’ora, prima di uccider entrambi.

Daniele, però, ha reagito e gli ha tolto il passamontagna che celava la sua identità.

I cinque bigliettini del killer dei fidanzati

Questo piano è scritto su cinque bigliettini, strappati da un piccolo bloc notes, ritrovati in via Montello.

Come si racconta nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, sui bigliettini erano presenti diverse macchie di sangue.

Sul primo bigliettino c’era scritto:

Appena entrato:

-Legare tutti

-Accendere tutti i fornelli e mettere l’acqua a bollite

-Scrivere sul muro

Sul secondo bigliettino c’era scritto:

-Scendi dalla fermata attraversi e riattraversi in diagonale poco prima del bar

-In via V Veneto c’è il condominio a dx

-A fine strada attento di fronte

-Passare velocemente sul muro alto a sx

Sul terzo bigliettino c’era scritto:

-Pulizia:

-Lei: Lui: Acqua bollente Acqua bollente: Candeggina

-Poco prima di uscire soda

Sul quarto bigliettino c’era scritto:

-Nastrare le dita

-Prendere i guanti

-Coprire testa

-Cambio maglietta

-Vestizione

-Prendere coltello e Fasciette

-Slacciare scarpe

Sul quinto bigliettino c’era scritto:

-1 ora e mezza: 10/15 min tortura 1 ora e 15 min 30 min caccia al tesoro 30 min pulizia 15 min di controllo generale.

Rimane ancora sconosciuto il significato di “caccia al tesoro”, che sarebbe dovuta durare 30 minuti.

Il ritrovamento dei fidanzato

Il Gip ha raccontato le condizione in cui sono stati ritrovati i due fidanzati:

“Il corpo di Daniele De Santis presentava numerosissime lesioni da arma da punta e taglio, concentrate soprattutto nella parte superiore sinistra del torace, sul braccio sinistro e sul volto. Nelle immediate vicinanze del cadavere, sul pavimento del ballatoio e sul muro, vi erano numerosissime tracce ematiche, tra le quali tre frammenti di un guanto protettivo in nitrile di colore azzurro. Dal termine della scala, svoltando sulla sinistra, dopo aver attraversato un corridoio lungo circa 6 metri e largo uno, si giungeva di fronte al ballatoio di due ingressi ad altrettante due abitazioni, sulla destra giaceva il cadavere di Eleonora Manta”.

“Il corpo era accasciato al suolo sul suo lato sinistro in una pozza di sangue che scorreva lungo il torace e la gamba sinistra. La vittima era scalza; indossa un top a fantasia floreale su fondo blu ed un paio di pantaloncini corti dello stesso colore. Sia la cute che gli indumenti erano notevolmente imbrattati di sangue. Sulla spalla destra, il polso sinistro, la caviglia sinistra ed il polpaccio destro erano stati applicati quattro elettrodi da parte dei sanitari del 118 intervenuti per prestare i primi soccorsi. La testa poggiava al suolo con il suo lato sinistro ed il volto era coperto quasi completamente dai capelli. Sul corpo, a prima vista, si notavano numerosissime lesioni da arma da punta e taglio, concentrate soprattutto nella parte centrale dell’addome”.

L’ordinanza del Gip

Per il Gip “De Marco ha mostrato con la sua condotta di essere soggetto totalmente inaffidabile, avendo commesso un efferato delitto scatenando la sua irrefrenabile violenza verso vittime occasionali”. 

Inoltre “era perfettamente consapevole di aver lasciato sul luogo del delitto numerose tracce che potevano portare a lui, ed aveva maturato la consapevolezza di essere braccato dalle forze dell’ordine; è, dunque, ragionevole ritenere, anche alla luce del fatto che egli stava iniziando a negarsi anche ai suoi stessi parenti, come appurato nel corso di una telefonata intercettata il 27 settembre, che egli avesse intenzione di far perdere le proprie tracce”.

Il modus operandi rivela inequivocabilmente che l’ideazione e la minuziosa preparazione del delitto è avvenuta ben prima della sua materiale esecuzione, e che il passare del tempo ha rafforzato il proposito criminoso del De Marco, che ha affinato il suo programma con gli accorgimenti che avrebbero dovuto garantirgli l’impunità”.

Le parole di De Marco

Lo stesso De Marco ha spiegato cosa è andato storto:

“Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare ‘Andrea’. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento”.

“Dopo aver compiuto il gesto, sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione”.

“La fodera faceva parte del coltello che ho comprato … Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonché della soda. Ho scritto solo due giorni prima i biglietti. Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina”.

“Ho incontrato Daniele nel corridoio, il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato”.