Jack Hughes e un sogno da raggiungere

Jack Hughes Monza 2020
Jack Hughes sul podio di Monza – Photo Credit: Google

Jack Hughes ha avuto il suo primo debutto in Formula 2 a Sochi a bordo della HWA Racelab. Il britannico ha una storia diversa rispetto ai suoi colleghi, specie per quanto riguarda l’entrata un po’ in ritardo nel mondo del motorsport. Lui stesso, però, ci insegna che lavorando sodo i sogni possono essere raggiunti… o perlomeno sfiorati!

Jack Hughes e quel colpo di fulmine…

La prima volta su un kart per Jack Hughes è stata a 16 anni, sicuramente “in ritardo” rispetto ad altri piloti che entrano nel mondo dei motori in tenera età. Nonostante ciò, Jack ha fatto di tutto per poter proseguire e arrivare a competere in categorie importanti. Infatti, nel 2016 ha iniziato a correre nella Formula 3 europea e Serie GP3, fino ad arrivare a negli ultimi due anni a gareggiare nella fusione di queste due: la Formula 3.

Jack Hughes F3
Jack Hughes – Photo Credit: Formula 3 Website

Il debutto (improvviso) in F2 a Sochi

Il suo debutto nella categoria cadetta risale a soli dieci giorni fa in occasione della tappa russa a Sochi. Una chiamata improvvisa da come la racconta lui. Si stava preparando per volare a Stoccarda per provare un simulatore di Formula E prima di un test privato nel fine settimana. Improvvisamente però ha ricevuto una telefonata da Thomas Strick, team principal della HWA Racelab:

“Ha detto che ci poteva essere la possibilità di fare la F2 se volevo. Nel caso fosse successo, avrei fatto il mio visto per la Russia venerdì mattina dopo essere tornato nel Regno Unito da Stoccarda. Sono tornato alle 8:00 del mattino e sono andato dritto nel centro di Londra con il traffico dell’ora di punta. Non ho nemmeno provato il simulatore di F2 o qualcosa del genere. Mercoledì a Sochi ho fatto montare il sedile, per fortuna è stato montato il mio sedile di F3. Sono rimasto un po’ sorpreso quando sono arrivato all’aeroporto e ho visto i ragazzi che trasportavano il mio sedile di F3… È lo stesso, quindi finché non scivolava e visivamente funzionava, andava tutto bene – e lo era”.

Un entusiasmo alle stelle insomma per il britannico, che da un momento all’altro si è ritrovato al volante di una vettura di Formula 2. Una chiamata inaspettata e totalmente fuori dai suoi piani di quel fine settimana. Forse, quella che vorrebbe ricevere qualsiasi ragazzo di quel mondo che è alle prese con la realizzazione del proprio sogno: diventare un pilota professionista a tutti gli effetti.

C’è la possibilità di una carriera in F1?

L’entusiasmo frena nel momento in cui dopo aver vissuto il sogno si torna alla realtà con i piedi per terra. Infatti, oltre a lui, nonostante l’ottimo feedback ricevuto nel weekend in Russia, ci sono altri 21 piloti in Formula 2 che sono pronti a lottare fino all’ultima curva per poter raggiungere il loro obiettivo. Lo stesso per tutti quanti e forse l’unica cosa che li lega veramente. Per Hughes potrebbe essere molto più difficile, visto che ha 26 anni, ma lui non demorde e ne spiega il motivo:

“Di sicuro, so di essere abbastanza bravo per fare la Formula 1, ma so anche di avere una storia diversa e un percorso diverso, diciamo, rispetto ai ragazzi intorno a me. La differenza per me è se qualcuno è disposto a darmi questa possibilità da un punto di vista finanziario. Ecco perché avere buoni risultati davanti a un pubblico più ampio come questo aiuta. Capisco come funziona la percezione in F1. Per me, si trattava di trovare un posto per mostrare cosa so fare, anno dopo anno, fino a quando non avrò la spinta di cui so di essere capace. Siamo qui, tutti noi, cercando di mostrare il nostro talento”.

Jack Hughes HWA Sochi
Jack Hughes sulla HWA in Russia – Photo Credit: Jack Hughes Official Twitter

Gli ostacoli per Jack non sono un problema, li affronta con la speranza che un giorno tutto questo verrà ripagato. Il suo curriculum vitae sono i risultati che si ottengono gara dopo gara, weekend dopo weekend, ed è quello che questo ragazzo sta cercando di fare da anni. Sono rimasti solo due round prima della fine del campionato e bisogna ancora decidere chi guiderà la vettura numero 17 in HWA, ma Hughes non sembra essere preoccupato del responso del team. L’età non è un problema e il pilota britannico ha insegnato qualcosa a tutti, un po’ come ha fatto Gasly a Monza: il duro lavora porta sempre i suoi risultati… prima o poi! Mai abbattersi e soprattutto mai mollare i propri sogni.

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