Trapani, la minorenne, 17enne, è in ospedale. Il racconto dell’inquilino che ha trovato il neonato: “Da casa mia ho visto quel corpicino e mi sono precipitato in strada”. I genitori sentiti fino a tarda sera dagli investigatori. La ragazza: “Avevo paura di dire che ero incinta”
Marta, la chiameremo così, si è trovata tra le braccia quel bambino appena partorito in bagno. E ha preso, probabilmente già sfiancata da mesi di bugie e turbamenti, la decisione più assurda per una mamma: disfarsi del suo bambino lanciandolo dalla finestra. Marta ha 17 anni, è figlia di un appartenente alle forze dell’ordine, la mamma è un’impiegata. “Persone tranquille, perbene”, dice una vicina in lacrime mentre lascia il palazzo facendosi largo tra una folla di curiosi.
Una tragedia in una famiglia normale. La ragazza, in serata è stata arrestata dagli uomini della squadra mobile con l’accusa di infanticidio. È ricoverata al Sant’Antonio Abate, ha subito un intervento. Fino a tarda sera sono stati sentiti anche i genitori della giovane.
Marta ha nascosto quella gravidanza, avrebbe raccontato questo agli inquirenti, “per paura di dirlo a mamma e a papà”. I genitori hanno detto di non aver capito nulla di quanto stava accadendo alla figlia. Mesi da incubo per la minorenne che, complice la sua fisicità robusta, teneva nascosto in grembo quel segreto. A scuola nessuno sapeva e nemmeno a casa. Il suo fidanzatino sarà sentito nelle prossime ore, lui qualcosa la sa. Almeno è questo quello che emerge dalle prime indagini. Ma ancora c’è tanto da capire.
Adesso quel bambino non c’è più. È morto dopo il volo dal quinto piano del condominio dove Marta abita con mamma e papà. Sotto shock, la ragazza, ha poi confessato la sua terribile verità, quando ormai non c’era più nulla da fare. A trovare quel corpicino esanime nel posteggio, all’interno di un residence di periferia, è stato un ristoratore. Giuseppe, nome di fantasia, non riesce a parlare. Sull’uscio della porta è impietrito dal dolore. “Ho visto qualcosa dalla mia finestra che inizialmente mi sembrava un cagnolino, poi pensavo si trattasse di un giocattolo. Infine, ho capito che quello era un neonato”. Giuseppe abita due piani sotto alla famiglia di Marta. “Mi sono precipitato giù quando mi sono reso conto di quello che avevo visto. Ho chiamato i soccorsi ma avevo compreso che non c’era nulla da fare. Quando attorno a me sono arrivate altre persone, abbiamo pensato che qualcuno avesse partorito lì quel neonato, poi dalle ferite è stato chiaro che era caduto giù da un balcone o da una finestra. Insomma, che qualcuno avesse lanciato giù quel povero neonato”. Nel parcheggio del condominio è arrivato anche il papà di Marta. “Era tranquillo – racconta Giuseppe – non aveva compreso nulla di quello che era successo nella sua famiglia. Poi, in pochi minuti è scoppiato il caos. Lui era impietrito quando ha capito”
Giuseppe ieri stava lavorando vicino alla finestra della cameretta del figlio. “Stavo sistemando un’antenna. Appena ho aperto la finestra, ho visto quell’immagine che non dimenticherò facilmente. Anche io sono papà e certe cose non dovrebbero accadere. Ma se è successo, significa che c’è qualcosa sulla quale dobbiamo interrogarci”. Mentre i condomini urlavano attorno a quel bambino morto, in bagno la mamma di Marta ha scoperto che la figlia aveva partorito.
Adesso, in ospedale, davanti al reparto di Ostetricia e Ginecologia, la donna, dentro a un piumino azzurro, scuote la testa mentre fuma una sigaretta elettronica. Non vuole parlare, ha gli occhi lucidi. La figlia è ricoverata e lei non si dà pace per quello che è accaduto. L’avvocato di famiglia si limita a dire: “È una tragedia, è il momento del silenzio”. Mentre in ospedale i poliziotti della squadra mobile interrogano la diciassettenne, la procura dei minorenni di Palermo ha disposto l’esame autoptico che dovrà stabilire se il neonato è morto per la caduta dal quinto piano o se è nato già morto.
Appena 24 ore prima un caso analogo era successo a Ragusa. Un neonato è stato gettato appena nato nella spazzatura, con il cordone ombelicale ancora attaccato. Il piccolo è stato trovato da una persona che ha sentito dei lamenti provenire dal bidone per la raccolta “porta a porta”. Il bambino era avvolto in una coperta e messo dentro il sacchetto. Adesso sta bene ma per precauzione è stato trasferito in terapia intensiva. Non è andata così per la piccola Giorgia, gettata dentro a un cassonetto a Palermo nel novembre del 2014, chiusa dentro a un borsone con un tappeto che l’ha soffocata. Anche Giorgia era appena nata.
Sua madre è stata processata per infanticidio. Di quella gravidanza non disse nulla al marito, era depressa dopo il trasferimento in Friuli. Quella bambina non la voleva, disse, è decise di disfarsene. Per diverso tempo la donna è rimasta in cura in una clinica psichiatrica, poi è tornata a casa da suo marito e dai suoi tre figli
Alle 18 suonano le campane della chiesa vicina all’ospedale dove è ricoverata Marta. Un uomo esce dal reparto Maternità e sistema una rosa ai piedi della Madonna, sotto agli alberi del giardino. E dice con gli occhi lucidi: “È nato mio figlio, oggi è il giorno più felice della mia vita”.
Fonte Repubblica.it