Donald Trump non è più presidente degli Stati Uniti: addio al sessismo e alla discriminazione che hanno segnato l’America degli ultimi quattro anni.
Finalmente arriva una buona notizia in questo funesto 2020: Donald Trump non è più presidente degli USA. Al suo posto Joe Biden affiancato da Kamala Harris, prima donna a ricoprire il ruolo di vice (nonché di presidente del Senato). Risultato ancora più notevole se si considera che negli ultimi quattro anni abbiamo dovuto assistere alle continue uscite misogine e sessiste dell’ormai ex presidente Donald Trump.
Trump e il suo rapporto con le donne: sessismo e antiabortismo
“Quando sei una star ti lasciano fare tutto“. Tutti quanti ricorderemo queste parole. In una sola frase, pronunciata da Trump mentre non credeva di essere registrato in una conversazione risalente al 2005, emerge chiaro il suo modo di vedere le donne. A sua disposizione, sempre, succubi del suo fascino da celebrità miliardaria.
Questo eccesso di confidenza ha dovuto però scontrarsi con le numerosissime accuse di molestie che si sono accumulate negli anni. Nei rapporti di potere, vi è un individuo che comanda e uno che subisce. Trump ha sfruttato la sua posizione dominante per circondarsi di donne giovani e fragili, ammaliate dalla sua fame ma anche intimorite dal suo potere. Anche entrato in politica le cose non sono cambiate: continui commenti sessisti e discriminatori verso le sue rivali hanno accompagnato le sue campagne elettorali, i suoi interventi politici, le sue presenze televisive e, soprattutto, i suoi tweet.
Il 24 gennaio 2020 Donald Trump si univa all’annuale March for Life di Washington. E’ il primo presidente della storia statunitense a prendervi parte. Trump si è da sempre dichiarato contro l’aborto, raccogliendo il consenso di milioni di americani ultracattolici e attivisti pro-life. Tra le sue azioni, Trump ha messo al bando i finanziamenti Usa per le ong che praticano o promuovono l’aborto nel mondo. Il passo successivo è stato proibire l’erogazione di fondi pubblici per l’aborto negli stessi Stati Uniti.
Discriminazione: dal muro alla lotta contro la comunità LGBTQ+
La retorica nazionalista e xenofoba accomuna Trump alla maggior parte dei leader di destra europei. Una delle sue più note promesse, la costruzione del muro al confine con il Messico, è stato uno dei caposaldi della sua prima campagna elettorale. Se da una parte lo scopo del muro era quello di bloccare il flusso di immigrati provenienti dal Messico e altri paesi dell’America centrale, dall’altra a far presa sull’elettorato è stata la promessa di uno stretto controllo dei confini rispetto a droga, criminalità e ”persone indesiderate”. Le parole di Trump non hanno fatto altro che accrescere la diffidenza interetnica tra i cittadina americani, nonché legittimato il riemergere di gruppi grotteschi come il Ku Klux Klan
Mentre milioni di persone celebravano a giugno il mese del Pride, Trump firmava un documento che cancellava i diritti all’assistenza sanitaria per le persone transgender. Tali tutele erano state introdotte dalla presidenza Obama nella riforma Obamacare. Gli anni della presidenza Trump sono stati segnati da continui tentativi di circoscrivere a meno ambiti del sociale possibili i diritti per le persone LGBTQ+.
Conclusione
L’elenco qui sopra rappresenta solo la punta dell’iceberg di tutto ciò che Donald Trump ha fatto e detto nei quattro anni della sua presidenza. Dall’appoggio all’estrema destra, l’uscita dal trattato di Parigi per la tutela dell’ambiente, dalle continue menzogne fino alla messa in discussione delle stesse istituzioni. Gli ingredienti della comunicazione di Trump sono sempre stati la diffamazione, la discriminazione, la misoginia, il sessismo e le bugie. La dipartita di Trump è la perfetta occasione per cambiare rotta, per lasciarsi alle spalle questo barbaro modo di far politica, fatto di offese continue, accuse ingiustificate e battibecchi da bar.