Chi è Eddi Marcucci
Eddi Marcucci nel 2017, all’età di 26 anni, è partita per la Siria per unirsi alle milizie curde e combattere lo Stato Islamico. In quanto capace di maneggiare le armi, è ritenuta oggi, sulla base di una teoria, pericolosa per l’Italia. Ha presentato ricorso contro la misura della sorveglianza speciale alla corte d’appello di Torino che deciderà entro Natale.
La sua missione inzia nel 2017 quando arriva nella regione siriana dello Rojava per affiancare le Ypj, le milizie femminili curde (leggi questo articolo per capire meglio chi sono), nella lotta contro gli islamisti che controllavano il Nord della Siria.
Un impegno, quello di Eddi Marcucci, durato nove mesi che ha contribuito ad allontanare la minaccia jihadista. Era la fase in cui il Califfato, sotto il comando di Abu Bakr al-Baghdadi, controllava ampie fasce di territorio tra Siria e Iraq. La vicenda di Eddi è raccontata da sua madre, Roberta Lena, nel libro Dove Sei?, edito da People.
Tornata in Italia, a marzo, il Tribunale di Torino le ha notificato la sorveglianza speciale. È ritenuta un soggetto pericoloso, addestrato alla lotta armata. Il provvedimento restrittivo prevede: il ritiro di passaporto e della patente e carta di identità non più valida per l’espatrio. Inoltre, deve essere nella sua abitazione tre le 21 e le 7. E infine deve sempre portare con sé la carta precettiva per indicare gli spostamenti. Una sorvegliata speciale, nel vero senso dell’espressione.
Inoltre, meno di 24 ore dopo l’udienza, i profili social di Eddi, da dove era stato annunciato un video per spiegare come fosse andata la giornata, sono stati oscurati.
Eddi, privata in questi mesi della possibilità di parlare in pubblico, ha potuto continuare a fare informazione sulla Rivoluzione Confederale in Siria del nord-est, e far conoscere la sua vicenda soltanto tramite i social network, denunciando l’assurdità della misura a cui è sottoposta, e ribadendo l’importanza di lottare per la libertà da ogni forma di oppressione e per un mondo in cui la libertà delle donne e la difesa e l’autonomia dei territori sono centrali.
Ma, nonostante l’oscuramento, Eddi ha comunque realizzato un video, chiedendo di condividerlo a profili e pagine solidali.
Vere combattenti e principesse ribelli.
Ho raccontato a mia figlia di dodici anni la storia di Eddi. Ci siamo appassionate per la sua giovane età, per i suoi occhi espressivi, per il suo modo di parlare. Ci ha riacceso un sentimento che deve essere sempre tramandato da genitore a figlio: la lotta per gli ideali.
Non abbiamo bisogno di principesse immaginarie che lottano contro draghi ma di chi sceglie di aiutare qualcuno anche se lontano perché crede in qualcosa. E questo qualcosa è bello che sia anche politica e idealismo. In questo momento in cui i giovani si allontanano dalla politica (e ahimè viceversa) c’è ancora più bisogno di Eddi. E c’è bisogno che diventi una narrazione, un argomento di discussione, al massimo di scontro ma che non passi in silenzio.
Siamo pronti a criticare gli influencer che fanno beneficenza, che dettano le regole, che diventano personaggi dell’anno. Siamo anche tanto pronti a non batterci per difendere chi dovrebbe essere più vicina ai nostri ideali.
Probabilmente, tra qualche anno, la storia di Eddi sarà raccontata in qualche libro di favole della buona notte per ragazze ribelli, edulcoratata e riscritta al servizio del marketing femminista che imperversa, invece c’è bisogno di raccontare alla nostre figlie la storia di Eddi adesso, per come è, mostrando in questo momento tutto il sostegno di cui ha bisogno per uscire da questa assurda situazione in cui è costretta a vivere.
Abbiamo bisogno di conoscere la storia di tante Eddi che facciano alzare lo sguardo dal telefono alle nostre figlie adolescenti per rivolgerlo più in là, dove c’è una battaglia da sostenere o qualcuno più debole da difendere.
Eva Milella @Milavagante
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