Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. In questa puntata prenatalizia abbiamo deciso di fare un viaggio nel tempo fino all‘Inghilterra vittoriana del diciannovesimo secolo. Vogliamo parlarvi di una grande romanziera nel tempo che ha rivoluzionato il modo di fare romanzi ed il modo d’intendere la letteratura femminile. Abbiamo dedicato questa puntata a Mary Anne (Marian) Evans meglio conosciuta come George Eliot.

George Eliot e la rivoluzione nel romanzo vittoriano

Mary Anne (Marian) Evans scelse di firmare i suoi romanzi come George Eliot per due motivi fondamentali. Anzi tutto tenere le sue opere al riparo da eventuali critiche dovute alla all’epoca scandalosa ventennale convivenza con un uomo sposato. Il secondo è più importante era quello di fare in modo che la sua opera non fosse considerata in tono minore come la letteratura per signore dell’epoca vittoriana. La Eliot scelse per esprimere la forza della sua scrittura il romanzo. Le sue opere però sono totalmente diverse da quelle altamente romantiche dei suoi tempi. Opere giudicate da lei troppo sentimentaliste e d’intrattenimento.

Non poteva certamente essere così per una donna i cui scritti furono uno specchio fedele del suo tempo. Una donna per cui era importantissimo il realismo nel romanzo e che soprattutto si parlasse finanche delle classi più umili che non dovevano essere relegati ai soli trattati di ricerca. Contrariamente ai romanzi del tempo che privilegiavano l’alta società alla moda era importante anche l’elemento più quotidiano e provinciale. Questo è anche dovuto all’adolescenza che la Eliot aveva vissuto nella provincia inglese.

Il romanzo di George Eliot, fonte Non Puoi Non Saperlo

Il realismo, l’intimismo e lo stile della Eliot

La grande rivoluzione della Eliot fa si che i suoi romanzi oltre a elementi di finzione siano presenti molti elementi politici e sociali con riferimenti a fatti storici veri. Ad esempio nella sua opera più famosa, “Middlemarch”, l’ambientazione è quella a lei consueta della provincia inglese alla viglia della cosiddetta riforma elettorale del 1832. La Eliot infatti si dimostra abile nel trattare le crisi sociali e politiche dell’epoca in una maniera acuta e consapevole.

Anzi emarginazioni e condizionamenti sociali sono presenti in tutti i suoi romanzi come ad esempio a “Adam Bede” e “Il mulino sulla Floss”. Accanto a questo non manca una forte introspezione psicologica e intimista nella costruzione dei personaggi. Qui si evince l’importanza della filosofia morale e della religione vista in chiave umana per la grande scrittrice inglese. La Eliot tuttavia, per realizzare romanzi complessi dove spesso più trame diverse s’intrecciano tra loro. si serve di una scrittura limpida, acuta e ironica. Una scrittura segnata da solide, definite ed equlibrate forme sintattiche.

Stefano Delle Cave